Vita Nova - anno III - n. 10 - ottobre 1927

e cultura ital,iana corrono paral-- lele non solo, ma il predominio ella cultura italiana, la bellezza e ricchezza naturale della favella di Dante, la nobiltà dei sentimenti, del , porgere, dell'agire, imponendosi a tutt•i, persino agli avversari, contribuiscono quasi di riflesso . a far prevalere anche jn politica rse non per altro, per forma persuasiva del paragone - quell 'elemento che segue questa nazionalità e cultura, che a loro difesa 1insorge, lavora, lotta ». Perciò è necessario rintracciare la origine e la cronaca ddle Accademi'e, perchè: « come tutte le manifestazioni dell' umana attività, come tutte le istituzioni, anche I~ Accademia ebbe il suo periodo i fanciullezza, di sviluppo e fiorimento e di decadenza. Gli scrittori mode·rni avranno probabilmente avvisato J 'Accademia dal lato del suo prostramento e degenerazione alla fine del secolo XVIII ; io invece ne ho abbracciata I'esistenza intera, l'ho veduta nascere, prosperate ed intisichire e ne ritras-- si quindi una impressione ben differente da quella sfavorevole che prevale e che io mi propongo - naturalmente giusta mia possa - d·i distruggere rivendicando a favore deU 'Accademia il posto importantissimo che le spetta quale veicolo di cultura .... e< Oggi ,il periodo aureo deH 'Ac .. cademia privata -è dimenticato, e quel poco d iricordo che ancora si , ha di questa lodevole .i,stituzione, ci riconduce ali' ultima fase delle vicende accademiche, allo stadio, cioè, ·della decadenza, dell'agonia Accademica. << Si è perciò eh.e i cultori d,eIle lettere non solo non apprezzano ~ni dissertazione intorno a siffatta . . . 1mtuz1one, ma apertamente e senza averne studiato il periodo di fiore, stimano superfluo ed inutile l'occuparsene. « E quii sta appunto l'errore, o meglio il pregiudizio. Una volta elevati ingegni italiani e tedeschi non disdegnavano di fa ti care intorno alle origini, vicénde, sogBibliote • 1no ■ I RECENSIONI getti, imprese di singole Accademie private, e perfino s,i limitavano al lavoro del tutto materiale di compilarne dei semplici indici e cataloghi per ordine alfabetico, geografico o cronologico. Ogg,i si ffatto lavoro sarebbe senz'altro fuor di luogo e ,niente affatto corr:ispondente alle esigenze moderne ed ai criteri filosofi.ci su cui deve fondarsi presente-mente ogni studio sulla letteratura universale e · particolare d'Italia. Oggi adunque sempl:ici cataloghi ed anche una storia delle origini e dello sviluppo e delle vicende delle private Accademie d'Italia, quale I' iniziarono l'Alberti, il Garuffi, il Gisberti, il J arckio, il F abricio, il Krau-- sio, e tutti gli altri di cui fu parola, sarebbe davvero poco utile e niente affatto istruttivo. Così il ·Maylender è riuscito a ricostruire la storia di 2750 ·Accademie, ognuna delle quali - anche la più modesta - manda sprazzi di luce che ili uminano la nostra vicenda naz.iionale ; tutte ci dicono quali e quanti ingegni hanno saputo illustrare la nostra letteratura e 1 'arte nostra. Il Sen. Luigi Rava - che troviamo sempre presente dove c'è da produrre una nuova prova della inesausta fecondità dell'ingegno italiano - nella bella prefaZJione osserva: cc 1 'esame sottile dei critici potrà oggi indicare quale lacuna o qualche inesattezza, ma l'opera è sa:lda, e resta : e 1 'importanza sua si desume anche dalle note che il .. lustrano ogni singola Accadem,ia n. *** Michele Maylender aveva of .. ferta -la pubblicazione di questa sua Storia delle Accademie d' Italia a qualche editore, ma con esito sconfortante. N.el dubbi-0 che non riuscisse a condurla a term1ine, legò ali,,Ateneo V-eneto l'incarico di terminarla : con eguale esito però. AHora rinunciò a tutto affidando alla sua colta ed affettuosa Consorte l'incarico di provvedere alla pubblicazione. E la memore ve-- e 689 dova, dopo che ,il chiaro pro,f. Silvino Gigante ebbe curata la racco!ta degli ulti,mi dati rimasti in sospeso, iniziò le trattative la.boriosissime che si conci usero nel 1913 con 1 1 'Edi:tore Cappelli. Sopravvenuta la guerra fu un periodo di ansie per l'ottima S,ign~-ra ignara della sorte dei manoscl'itti : finalmente si rivolse al Pontefice e pel tramite della Santa Sede ebbe I' assicurazione eh' es.si erano conser- . ·vatI. . Dopo ,il conflitto, dopo il periodo di follìa che squassò l'Italia dalle fondamenta, venne il Fascismo, tornò la quiete e quindi i,. ora propizia per la meditazione e gli studi che consentono di rivelare ali' Italia un suo figlio purissimo. DANTE MANETTI BANDELLO: Novelle. A cura _di F. Picco, con illustrazioni di · E. Castellucci. A. F. Formiggini editor e in Roma (Classici del Ridere, n. 66), 1927, in-J 6° p. XV-194. L. 10. Francesco Picco ha curato con amorosa diligenza una ediz,ione del Bandello più vero e maggiore. Uomo di chiesa e uomo di mondo, il Bandello frequentava le aule di corte e I.e case patrizie: la cocolla frat,esca non gl' impedì il libero esercizio -delle lettere ed egli narrò con mano franca la vita che gili ferveva d'intorno. Come nel Decameron, non c'è · nel novelliere del Bandello solo il lato comico della vita, ma anche qu,ello triste e quello tragico. L 'editore dei Classici del Ridere, che per rispetto al padre della ·prosa italiana non voi le mutilar.e il Decameron, ma ,intero lo riprodusse in dieci ornatissimi volumi, ha invece voluto che fosse distilJato in questo libro il co•ntenuto più giocondo del nove1 lliere bandellesco; il resto sarebbe stato fuori quadro. N'è uscita una silloge grassoccia anzi che no, ma piena di sapore e di gusto. Il pittore Ezio Castellucci ha disegnato un'arguta testata in cima ad ogni novella. · N. N. lt

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==