Vita Nova - anno III - n. 10 - ottobre 1927

8 reuth : ma qui, su questo fiume tedesco, hanno da esservi città confezionate con metodo, e monumenti equestri, dagli zoccoli ferrati, che ribadiscano di punta e di tallone le vittorie passate. Che cosa dunque poteva dirmi, quel Commissario del Reich cortesissima Eccellenza dalle astuzie diplomaticamente infantili; se non ~uello che mi disse? « Avete visto come le bandiere inglesi e fran- « cesi garriscono dalle nostre case. Il popolo te- « desco soffre. E' giusto che q~esta sofferenza con- « tinui ? ». ,,. Non rispondiamo, signori, a quella domanda di revisione e proseguiamo. Dopo Coblenza, Colonia~ col suo Duomo che ha fatto una indigestione di tutti gli stili dal dugento ali' ottocento. Dopo Colonia Dus seldorf e- la Rhur. L'ho attraversata di notte, in treno, per la prima volta. Oggi la Rhur è di nuovo in piena effìcenza. Il lavoro vi ferve con ritmo intero. Soltanto ad attraversarla, così come io ho fatto, la Rhur appare formidabile. La sua potenza di ferro e di fuoco è visibile, enorme. La nebbia bassa nasconde le grandi fabbriche. Illuminate dalle vampate rosse dei forni, le ciminiere altissime sembrano ergersi dal corpo di navi mostruose, pronte a salpare. L'avvenire della Germania è sul mare, ed essa se lo sta forgiando sulla terra, battendolo col maglio della sua volontà, in un lavoro· da giganti. * * * Il cammino fatto dalla Germania dalla disfatta ad oggi è formidabile. Da quel 1919, vale a dire, che vide questa nazione profondamente travagliata da crisi economiche sociali, finanziariamente rovescia~a; moralmente abbattuta. Nei primi giorni di quell'anno il Conte Brokdorf-Ranzau aveva ricevuto a Versailles il telegramma famoso che la radio si affrettò a diramare in tutto il mondo, in ogni lingua. Esso diceva « L'~nore del popolo tedesco non « può venire menomato da un atto di violenza. « La Germania non possiede più i mezzi per di- « fendere questo onore contro lo straniero. « Cedendo alla forza e senza rinunziare al suo « convincimento della inaudita ingiustizia che le con- « dizioni di pace impostele sanzionano, il Governo « del Reich si dichiara pronto a firmare i trattati ». iblioteca Gino Bianco Orbene, signori miei, quella protesta che al- · lora apparve platonica conteneva invece tutto un· programma. E la Germania lenta~ente, paziente1 mente, astutamente lo ha tradotto 1n atto e lo por-· terà sino alla sua ultima conseguenza : la revisione · di quel trattato, che anche i suoi Ministri . plenipotenziar.i avevano firmato nella Galleria degli Specchi cli Versailles. La vera rinascita tedesca è cominciata nel . 1925. 1 In questò anno noi assistiamo al lento, sicuro, metodico"' lavoro della Germania per spezzare e .. ., far cadere dai polsi le ultime catene del trattato di Versailles. Con molta abilità gli uomini' di Stato tedeschi sanno rinunciare ad alcune, del resto poco interessanti, loro pregiudiziali politiche, per con- · durre tutti i propri sforzi a che la coltura germanica, la potenza produttiva germanica comincino a permeare nuo1Jamente il mondo. E' questo signore e signori, l'anno dolce-olente di Lòcarno, tepida villeggiatura svizzera. Come nel ricordo di coloro che vi hanno partecipato, rimangono vivi quei 13 giorni passati ~ul lago a seguire gli armeggi del signor Briand e del Signor Stresemann, pronubo radioso Chamberlain, padrino alquanto ironico Scialoia ! La Germania da quel giorno, anzi da quei giorni, prima con la parola melliflua del signor Luther, poi con quella artatamente aspra di Streseman, comincia a parlare il linguaggio della pace, del cooperativismo europeo, agitando l'ideale di una umanità universale che la coltura tedesca aveva distrutto con Nietzsche, se pure aveva essa stessa creata con Marx. Conveniva al signor Briand, con una Francia travagliata da tutti i pericoli dei cartelli, del Parlamentarismo, della Babele politica di una democrazia così stanca e rifinita da avere anche ormai superato se stessa: conveniva al Signor Briand, a cui le iniezioni di Poincarè non avevano ancora fatto effetto, e che del resto era ed è patriotticamente preoccupato del pericolo renano, accogliere per buone le parole dei tedeschi e condurre finalmente in porto quel battelli no dal nome fra il po- - chadesco e l'augurale di « Fior d'arancio » e firmare il trattato famoso. In realtà però, la Germania conduceva in porto con assai maggiore serietà e con ferma de-·- terminazione la grossa dreaghnought delle sue ri--

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