BOLOG~!A 7 ·un braccio del :fiume, lo hannÒ chiuso ~r il carico del carbone. Il lavoro è continuo. · Le chiatte portano tonnellate di materiale :nero, le grues fischiano e stridono. Le miniere so- : no francesi adesso. Quanto valgono~ fermiamoci ali' antracite. La valutazione materiale di quelle miniere fatta nel 1913 afferma una ricchezza di 9 miliardi ·di ·__tonnellate di carbone, per una profondità sotterranea di 1500 metri. Col ritmo attuale occorreranno 600 anni per sfruttarle. Signori, il danaro è danaro, anche ~-coniato con ;r antracite. M,, ripeto, · la è complessa. • se viene questione Vi sono le ferrovie e le acciaierie della Saar che gridano oggi con la voce lacerante di tutte le loro sirene. Vi è quel popolo prussiano che -tace e beve - la birra o vino del Reno, ma che -cova un astio sordo, e tenace, tanto più acceso~ed aspro qÙanto più il tempo passa. No, realmente non è stata una invenzione graziosa quella della diplomazia di Versailles I Non si costringe facilmente una popolazione ·tedesca ad essere governata da una Commissione •·composta di un Belga, di un :Francese, di un Canadese, di un Cecoslovacco, ed infine di ùn cittadino del luogo ! Vi sono situazioni assurde e contro ·natura •che una guerra di occupazione può imporre con J'orrore della sua violenza bruta ma che ad una .situazione di pace ripugnano come paradossali e :illogiche. Ma d'altra parte ripeto ancora, perchè do- .vrebbe la Francia, anche se convinta della inutilità ·di un plebiscito, che le dia la regione p~r sempre, 1-rinunziare a quella che è una sua proprietà guadagnata col saugue ? Decisamente ad osservare da vicino il proble- .ma ci si convince che la colazione di Thoiry deve essere stata molto indigesta al signor Briand ed al .signor Stresemann. Da Saarhucken sono andato a Coblenza, ri- ..cJiscendendo il Reno. Il Reno è proprio un fiume maestoso I E' mare, è lago, è canale; è perfino fiume ---- . . . :1n certi trath. I Biblioteca ■ 1n Bia o E' tutto quello che lddio ha voluto. Ma bisogna riconoscere che i tedeschi lo hanno saputo rendere più· maestoso ancora di quanto madre natura abbia fatto. I Tedeschi amano la natura. Soltanto l'amano a modo .loro: la vogliono, vale a dire, tedesca. Le foreste le agghindano, le ravviano, le tosano, le rendono belle con ordine, selvaggie con pudore. I fiumi li imbrigliano, li guidano ; ci manca poco non li colorino ; verde cielo, se il paesaggio ha da essere romantico ; verde mare se ondine hanno da bagnarvisi, magari per tutto il tempo di una tril9gia ; lividi, nerastri, schiumosi, se corrono fra le miniere e gli alti forni. E anche quando la natura non la toccano, come in qualche punto della foresta Nera, perchè- è pure necessario salvare, sia pure a brani, la tradizione della vecchia stirpe, ecco che ti ci piantano di fronte una o due o tre panchine di legno dipinto e agli alberi inchiodano le tavolette con molti i,erboten della loro felicità terrena. Ma dove sono stati merav!gliosi è nella costruzione di queste città della riviera. Le hanno fatte proprio su misura, con tutti gli ornamenti adatti, coi loro bravi ·ponti di sagoma e di materiali diversi, con le banchine e i posti~d'attracco di puro marmo, coi monumenti di bronzo, che si specchiano nell'acqua. Guardate Coblenza; è un piccolo capolavoro dei disciplinatissimo estro tedesco. Essa sorge sulla lingua di terra che si insinua fra il Reno e la Mosella, che confluiscono. Ma quella lingua di terra che cosa sarebbe, se l'avessero lasciata così come era - · ispida e selvosa - al tempo in cui i biondi germani sedevano a bere il potente vino, sulle pelli delle fiere uccise ad arma bianca? Non ve lo immaginate neppure, adesso che la vedete livellata, circondata da balaustrate tutte traf.ori, con quel giocondo spiazzo bianco di fine sabbia e il gigantesco monumento a Guglielmo I, che cavalca verso il fiume. · · Peccato che adesso si vedano le bandiere francesi ed inglesi sgargiare i loro colori niente a{latto prussiani dalle finestre delle ville allineate, tra il verde dei giardinetti sul quai pomposo. Ma se riflettete un i~tante, vi r~ndete conto che Sigfrido col drago e Loreley coi suoi occhi jettatori, tutti e due messi in bronzo sulla punta di quella penisoletta rimodernata L non avrebbero fatto quadro alla tedesca. Le leggende Wagneriane vanno bene a 2ay- .
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==