Vita Nova - anno III - n. 10 - ottobre 1927

' 6 UNIVERSIT A' FASCISTA renani, è salito da mille che era nel 1920 a 17.000 che sono oggi. • • • _ Ma se, come ho detto, occorre sei o tre g1orn1 al grosso di un'Armata per raggiungere la frontiera -- francese, occorrono soltanto venti ore alle associazioni del Reno per mobilitarsi in piccole unità, di combattimento e per disporsi ad armata di copertura• Ma i giornali tedeschi dicono che vi sono in Germania tante associazioni, per la unica ragione che non si possono riunire attorno a una :tavola o ad un caminetto 5 tedeschi a bere della birra, senza •che uno ili essi non venga eletto Presidente, un secondo Vice Presidente e senza che agli altri tre vengano attribuite cariche di una associazione ine- .sistente. Tutto questo . è molto spiritoso, o signori, è molto spiritoso alla tedesca; ma voi avete visto <JUale altro significato abbia e per quale ragione il signor Briand a Locarno abbia voluto che :il trattato fosse garantito dall'Inghilterra e dall'Italia. Prima che quel corteo ci fermasse fra Saarbrucken e W eclingen, era mia intenzione parlarvi subito :se pure a linee schematiche, si come il tempo e la vostra pazienza mi impongono, della situazione industriale e della situazione economica della Saar. Ma poichè dopo venti minuti di sfilamento quel corteo mi lasciò passare_ e io raggiunsi W eklingen ·e visitai le acciaierie Roekling, che sono le più importanti del paese e parlai con il genero del signor Roekling stesso, io vi riferirò qui alcune delle sue parole : « Caro signore - egli mi disse - non c'è in · Europa situazione più disgraziata di quella della Saar. Il sistema adottato dal trattato di Versailles non è soddisfacente per nessuno. Neppure per i Francesi che non ritraggono dalle miniere neanche una quarta parte di quello che potrebbero, mentre le nostre industrie stanno andando alla malora. La produzione ·della Saar è di 180.000 tonn. La pro- -duzione della Rhur è di 25.000.000 di ·tonnellate .di carbone. La grande in~ustria metallurizica della Saar è attualmente compromessa nella sua esistenza medesima. Con la creazione artificiosa del distretto della Saar lo sbocco naturale di tutta la nostra ;pruduzione, che era e deve essere la Germania ;meridionale, è venuto a chiudersi. La Francia è naturalmente incapace di assorbire la nostra produzione che è di 1.400.000 tonnellate all •anna. V aie a dire che essa potrebbe essere tale. In Germania l'acciaio non si può 1nandare. Lo mandiamo iblioteca Gino .Bianco in Lorena, che manda a noi il minerale grezzo, mentre essa riceve dalla W estfalia il coke. È tutto un giro vizioso, che non ha senso e che per contro dà queste conseguenze: doppia spesa di trasporto ed incapacità riconosciuta di quel mercato ad assorbire le spedizioni. . . La situazione è così assurda ed 11 pericolo tanto grave, per le industrie metallurgiche della Saar, che lo stesso Governo Francese ha fatto la tacita concessione, recentemente tradotta in trattato doganale, che una parte del nostro ferro vada in Germania, senza r aggravio della dogana. Le grandi ferriere della Saar, che sono 5, sono per 3/5 in mano ai tedeschi. Le dico subito del resto che io penso si possa raggiungere un accordo con la Francia. Ma si deve porre fine alla occupazione. Noi tedeschi vogliamo la pace. Non abbiamo nessun interesse a ricominciare la guerra, · nè commerciale, nè delle armi. Ma noi nella Saar, come nel Palatinato, vogliamo tornare tedeschi Abbiamo diritto ad avere la nostra Patria naturale. La, Germania lavora, caro signore, lavora con coraggio, con fede, con ·sacrificio. Due sole nazioni lavorano oggi in Europa: la Germania e l'Italia ». Questo, o presso a poco, mi disse il Barone W ongemingen nel suo grande studio pieno di dise·gni e di tracciati, nel centro ·delle acciaierie di Roekling, mentre gli alti forni ardevano e gli operai lavoravano. Togliere l'.occupazione dalla Saar. Il desiderio che il Barone W angemingen ha riassunto, e che del resto io vi ho detto essere nel cuore di queste popolazioni profondamente tedesche, è legittimo dal punto di vista dei diritti delle razze. Ma non è così semplicemente realizzabile, come Briand e Stresemann hanne creduto. Togliere la Saar alla Francia, non vuol dire soltanto toglierle una fonte di guadagno enorme, ma vuol dire sopratutto rendere di nuovo pericolosa quella linea del Reno, che per 150 Km. dovrebbe proteggere la Francia e dividere le due razze ; mentre il Reno, come tutti i fiumi, le unisce. Di ritorno a Saarbrucken fermo sul ponte di ferro che raccorda tra loro . le due parti della città divisa dal fiume, mi fermai ad osservare il bacino della Saar. Si distende nitido a perdita d'occhio tra i monti_, rossi di ferro, tra una selva di ciminiere fumanti. Le fabbriche si inseguono fitte, senza , pausa. Il Porto di Saarbrucken è sotto di me. Era

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