. 18 ,· z •• -·o ··ros · t , z r , s 1 • u il UNIVERSIT A FASCISTA a 1 , : e e s : ·• mcc " I venienza che da un'intima necessità morale. Senza dubbio il Machiavelli ha decisamente superato la concezione dello Stato-Città ed afferma anzi e non esclude che anche uno Stato repubblicano e non solo uno stato retto da un re o da un principe possa estendersi a tutta una provincia. Ma è anche vero che in fondo al pensiero del Machiavelli non è del tutto spento il concetto ancora vivo nella let_. teratura umanistica, che identificava lo Stato cittaclino, col regime repubblicano: e n~n è del tutto spenta una certa simpatia per lo Stato repubblicano, pure ristretto alla città. La verità ultima è questa : che egli si fa propugnatore di uno Stato nazionale Italiano essenzialmente per questo, che egli vede nello Stato Nazionale un rimedio contro i ' mali dei disordini prodotti dalle contese cittadine, · ed accetta il regime monarchico perchè se non si può escludere che anche uno Stato repubblicano possa estendersi a ·tutta una provincia, come è avvenuto nella Lega degli Svizzeri e nella Lega di Svezia, però è innegabilmente più facile ad un re eliminare contese e disordini di una nazione sotto ' il suo unico comando. Dal riconoscimento di questa necessità della vita italiana l'invocazione del Machiavelli al principe liberatore. ., * * * · Noi cominciamo ora veramente a vedere la ragiÒne profonda così del fascino come della repugnanza che desta la concezione politica del Machiavelli : ora infatti noi comprendiamo più profondamente quello che si è detto avanti, che tutte le _contraddizioni del Machiavelli derivano da questo: che egli si trova precisamente a mezza strada fra l'antico ed il moderno, ha abbandonato definitivamente la concezione mediovale che cerçava la consacrazione etica dello, Stato e la giustificazione della sua attività in una morale trascendente, ha superato anche il realismo che appare talvolta nella coscienza come pura e semplice negazione di ogni idealità morale, ma ' . ' . . se e giunto a cercare, non e r1usc1to a trovare lucida e piena quella idealità morale che si concreta per noi moderni nella Nazione e che come si è detto illumina interiormente di divina luce spirituale la realtà Stato e ne consacra l'organizzazione e I'attivit~ politica. Sicchè il fascino che il pensiero del Machiavelli ha esercitato anche sui suoi detrattori sc~turisce da quel tanto di luce e di calore che scende dall'idea pure solo accennata ed intravveduta. E quel tanto di repugnanza che sentiamo anBiblioteca Gi o Biano che noi che lo guardiamo come uno dei grandi maestri e artefici della nostra vita nazionale deriva viceversa da ciò che nel Machiavelli manca alla piena esplicazione dell'idea irnmanente nella realtà. Noi sentiamo in altre parole che il Machiavelli ha perfettamente ragione nel suo realismo, quando riguarda e concepisce lo svolgersi della Storia, come il risultato delle libere attività umane, della loro virtù di comprensione e di dominio. Noi sentiamo che ha ragione il Machiavelli cerca~do il bene della nazione italiana nella realtà della sua storia nazionale, invece che nel sogno di una costituzione internazionale informata a ragioni trascendenti : sentiamo che ha profonda mente ragione quando adatta i metodi ai fini, ed accetta di fare la politica colle categorie della politica, quando affida il compimento ~i quello che egli riconosce il bene dell'Italia, alla virtù che è atta a compirlo, e non ne turba l'opera colle imposizioni di una m~rale che riuscirebbe solo a distrarre la virtù dagli sforzi verso la sua meta. , Ma la realtà della vita per il Machiavelli non è pensiero, come per noi moderni, è cioè lontanissima da quel carattere di unità spirituale che noi moderni intravvediamo sempre, sia pure •confusa- . niente, nella tradizione della Storia. Per il Machiavelli le azioni che costituiscono la storia sono essenzialmente individuali, di un individuo materialistico che resta necessariamente al di quà della morale. Egli ha accettato il dualismo fra l'individuo e l'universale, quale si presenta all'esperienza prima del semplice buon senso e si capisce quindi che non abbia potuto risolvere il dissidio fra la virtù e la fortuna ; si capisce che non abbia potuto vedere nella continuità della Storia una moralità immanente e quindi non sia· riuscito ad un'intima giustificazione di tutte le forme del suo divenire. Quando la vi~tù è espressione dell'attività di tutta una nazione, di tutta una organizzazione statale, allora la virtù rappresenta una farza spirituale e non è pura materialità corporea, allora la vittoria è il risultato necessario di un vero e proprio valore e non di un accigente causale, allora coincide con un merito morale. Ma se la concezione politica del Machiav~lli supera bensì l'età sua di gran lunga, com e si è detto, non riesce a liberarsi definitivamente dai vizi che sono radicati nella coscienza e nella vita di quell'età. L'interesse politico che il Machiavelli considera e rivendica contro l'astrattismo etico del medio evo, è pur sempre -l'interesse di un Comune •
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