Vita Nova - anno III - n. 9 - settembre 1927

• 4 UNIVERSITÀ .f ASCIST A . . canonici di San Salvatore del 1194 ci ricorda che aveva_ in realtà il suo studio in platea maiori, sulla piazza maggiore), off,ì a Bernardo il luogo onde fondare un convento e diventò « padre e speziale difensore » dei frati minor~ : si sa anzi che egli stesso ben presto entrò nell•ordine e morì in fama di santità. • Con quest'episodio si inizia il contrasto francescano tra la Scienza del Diritto e lo Spirito d'Umiltà: si trovavan· di contro due forze, ambedue agguerrite e 1potenti, l'una che adunava l'esperienza di, cento generazioni, l'altra nuda .e povera, ma che aveva con sè l'entusiasmo e l'impeto della _sua bella ·giovinezza. Chi avrebbe detto la parola della verità agli uomini eternamente irrequieti, eternamente stanchi? Guardate quelle figure che gli artisti del secolo XII I e XIV scolpirono sui fianchi dei monumenti sepolcrali nelle chiese di Bologna, San Domenico e San Francesco, quegli scolari con la toga e con la tonaca, quei dottori il cui viso grave e corrucciato sotto il cappuccio di vaio sembra impietrato pei secoli nello sforzo di tender l'attenzione sul grande libro glossato. Sembra che essi , non riusciranno mai, per 1•eternità, a indagare il gran segreto che sopravvive, nel tanfo e nell•ombra ' del chiuso, alla dissoluzione delle loro ossa. . Eppure basta alzare la testa e guardare le stelle, b~sta protendere l'anima al trillo dell 'allodola che sulle verdi praterie del monte Subasio canta, perduta nel cielo, inebriata di sole e d'azzurro, senza posa, fino a spezzarsi la gola. Vi è una verità che invano si ricercherebbe nei testi di teologia e di diritto romano: assai spesso anzi il demonio si fa dottor di leggi e acutamente va argomentando, come appare in quel Fioretto in cui si narra dello spirito maligno che entrò addosso a; una donna da Massa di Santo Pie- ,. ro e ~ « la faceva parlare per lettera così sottilmente che tutti i savi uomini e littirati che veniano a disputare con lei, ella vinceva ». Eccolo il gran duello che San Francesco c~m-1 _ , battè quel giorno del 1222 in cui parlò sulla piazza di Bologna al popolo ivi radunato. Tempi assai ttisti correvano per la città : tutte le migliori. regole di governo ,che venivan dispu- , tate nello studio, non impedivano che la gente fosse in subbuglio, in preda alle più tristi e sanguinose fazioni che nessuna autorità riusciva a do- . minare. Biblioteca Gino Bi neo , Era di dicembre, per la festa di Natale. Grandi segni prodigiosi erano apparsi a di ... mostrar l'avvicinarsi dell•ira divina. Una grandissima cometa a più code, rosseggiante come brace, era rimasta ferma tutte le notti nel cielo durante il mese di agosto : nel vederla fiammeggiare così come una spada di fuoco, sulla cima della torre più alta vincendo lo splendore di ogni altra stella, i cittadini si sentivano invasi da un'apprensione . ignota. Poi col settembre eran sopraggiunte delle pioggie impetuose, interminabili, onde molte case e molti vigneti erano stati sommersi : sembrava che il sole non dovesse più apparire sopra la terra e che si rinnovasse col diluvio universale l'antica maledizione contro gli uomini dilaniati dall'Odio. dall'Avarizia, dall'Orgoglio. In Novembre all'improvviso la luna si oscurò. Finalmente il dì di Natale, a mezzogiorno, un gran terremoto sopravvenne, sì che· crollarono le volte della cattedrale. Nella cronaca di Fra Salimbene si sente come un'eco del terrore che questa catastrofe destò in : tutti i cittadini: Christi natalis media quasi luce diei, Terrq. dedit gemitus rugiens, tremuitque Jre- ( quenter. Talia /ecisti miracula, Rex benedicte. Notano i cronisti che, allorquando Francesco iniziò il suo dire « il terremoto tornò ma, gridando il popolo, egli si pose i~ orazione e cessò il flagello ». Francesco parlò. Una grande moltitudine era riunita ad ~scoltar la parola del Santo, tra ·cui si,· notava la folla dei dottori e degli scolari, scetti~i per lo più e gaudenti, senza ritegno nella burla mordace che investiva le cose più sacre, con i ritmi degli inni, liturgici inneggiando ali' amore, alla· donna, al buon vino, cavillatori, senza nessuna fiducia nell'arte del raziocinìo per la quale, secondo l'insegnamento di Marziale, può farsi dire nerò al bianco e bianco al nero. Ma subito tutti rimasero stupiti all'eloquenza dell •uomo di Dio. Non era già la potenza avvincente dell'argomentazione : era, ripetiamo le immagini stesse del primo biogra'fo, del poeta del Dies irae « un fuoco ardente che bruciava le più riposte fibre del cuore, una spada che penetrava in· fondo all'anima, era come il mattino che si diffonde sulle tenèbre, come la stella che brilla nella caligine della notte ». Radiolat velut stella f ulgens in caligine noctis et·

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