I ! 'improvviso s • accorge di averla smarrita. Figurarsi 11 suo dolore ! Egli e i compagni tornano indietro e cercano vanamente: Giovanni invoca ancora fervidamente il suo Santo, il patrono di Assisi. ,Giunaono così tutti sulla riva del ~urne. Non esiste po~te ; ma delle pietre poste a intervalli nell'acqua e che formano una specie di passarella. Giovanni procede saltando su quei sassi, ma, pervenuto in meuo al 6ume, scivola e cade nell'acqua, affondando fino alla cintura: tosto sente sotto i suoi .. piedi la borsa perduta che estrae felice e fa vedere ai circostanti a dimostrare la forza e la potenza del Patrono della sua. città. Ma una santità assai più alta doveva conosc~re Pietro Cattaneo il giorno che, entrato con Francesco e con Bernardo nella chiesa di San Nicolò (siamo in questa celebrazione tornati a scavar la cripta di questa chiesa famosa, la quale mostra oggi al visitatore le sue fc•rti colonne romane) e ap~rto il libro degli Evangeli, si sentì profetizzare che non faceva d'uopo per andare attraverso il mondo, di portare con sè nè la borsa, nè il denaro, nè altro inutile e pesante fardello. Nihil tuleritis in via..... « Non vogliate possedere nè oro nè argento. Non portate sulla vostra via nè borsa, nè sacco, nè bastone, nè pane. » E senza nulla portare con sè, all'infuori del suo inestinguibile ardore, quel cittadino di Assisi che fu il primo compagno, Bernardo da Quintavalle, quello che primo si spogliò di tutti i suoi beni, ripercorre la via tra Assisi e Bologna per annunziare in questa città il nuovo ideale. .. Ricalcando ieri di nuovo questa via, att~averso gli ultimi castelli umbri che rifletton_le loro cupi torri nell'azzurro del lago dove la figura del Santo si leva a placare le ombre dei quindicimila ro.mani uccisi nella strage immane, attraverso la dolce terra di T oacana dominata dal crudo sasso intra Tevere ed Arno, a traverso il giogo aspro dell'Appennino e la grande fertile pianura affollata di pioppi, abbiamo creduto di. rivedere ancora, come nelle pitture degli antichi, il raggio luminoso che nella notte del medioevo unì lo spirito di questi due paesi, Assisi e Bologna, la città dell'indomabile amore e la città oppressa dal peso di tanta dottrina e di tantd sapere. · , Arduo problema si presentava a Bernardo nel giungervi : conveniva misurarsi, arringando, con la dialettica dei decratalisti cui l' J mperatore chiedeva i reaponai del aiure di Roma, conveniva scender Bibliote a ino Bianco 3 sulla piazza, affidando questa immensa fede, questo immenso amore, al giuoco pericoloso del raziocinio, sillogizzando come i dottori della scuola Bolognese ? Rileggiamo quel mirabile capitolo dei Fioretti, là ·dove ci si narra « come il Santo Frate Bernardo d'Ascesi fue da Santo Francesco mandato a Bologna e là prese luogo » : << Addivenne nel principio della Religione che santo Francesco mandò frate Bernardo a Bologna, acciocchè ivi, secondo la grazia che lddio gli aveva data, facesse frutto a Dio: e frate Bernardo, facendosi il segno della croce, per la santa ubbidienza, si ·partì e pervenne a Bologna. E vedendolo i fanciulli in abito disusato e vile, sl gli faceano molti ischerni e molte ingiurie, 'come si fa a un pazzo : e frate Bernardo pazientemente e allegramente sosteneva ogni cosa per l'amore di Cristo. Anzi, acciocchè meglio e' fusse istraziato, si puose studiosamente nella pia~za della città ; onde, sed~ndo ivi, gli si raunavano d'intorno molti fanciulli e uomini ; e chi gli tirava il cappuccio di dietro, e chi dinanzi, chi gli gittava polvere, e chi pietre, chi lo ·sospingeva di qua, e chi di là. E frate Bernardo, sempre d'un modo e d'una pa- , zienza, col volto lieto, non si rammaricava, e non si mutava ; .e per più dì ritornò a quel medesimo luogo, per sostenere somiglianti cose. E perocchè la pazienza è opera di perfezione e prova di virtù, un savio dottore di legge, vedèndo e considerando tanta costanzia e virtù di frate Bernardò non potersi turbare in tanti dì per . niuna molestia o in- ~ giuria, disse fra sè medesimo : « Impossibile è che costui non sia un santo uomo ». E appressandosi a lui sì 'I domandò : « chi se• tu ? e perchè sei venuto qua ? » -E frat~ Bernardo per risposta si mise la mano in seno, e trasse fuori la Regola di Santo Francesco, e diegliela che la · leggesse. E letta ch'e' l'ebbe, considerando il suo altissimo stato di perfezione, con grandissimo stupore e ammirazione si volse a' compagni I e. disse : « Veramente questo è il più alto stato di religione, che io_udissi mai : e però costui coi suoi compagni · sono dei più santi uomini in questo mondo,- e fa grandissimo peccato che gli fa ingiuria ; il quale si dovrebbe, sommamente onorare, conciossiachè_e' sia vero amico di Dio ». Il buon trecentista continua, narrando come questo savio dottor di leggi, nel quale i più ravvisano Nicolò di Guglielmo di Pepoli (penso che es10 sia quel messer Nicolò, di cui un roaito dei ,. ., •
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