Vita Nova - anno III - n. 9 - settembre 1927

592 T. LIPP ARINI « Triste· cosa la vita, -mam·ma; e il silenzio che te ,mort.a, chiude me, vivo, chiude » . . . H ccrto che il mio lavoro è vano ! » . . . « Non mendicai da nessuno, nè il pane, nè l'applauso » . . . << Ma perchè ricordo a te, che pensi nell'eternità, queste fuggevoli e ifiaciche miserie ? Ben altri e più fieri dolori mi straziano; e tu sol.a Ji sai, o m.am.ma. Pet essi, tu, nel deserto cimitero, versi lacrime sopra il tuo figlio » . . . « E se, giunto al termine del mio viaggio, venendo a te, anche senza àver colto un fiore per l'aspro cammino, da posarti sul la testa affatic.ata, tu mi sorrid,erai compassionevo.lmenite, come mi SOrridewnel mondo, e mi bacerai coil bacio della morte dicendomi : - Ben venuto figliu,olo - io avrò tutto il c,onforto e la pace ». Come questa l,etter.a è il tratto forse più vi1 vace e più intimo della ,prosa del . Signorini, così il libr1 0 delle « El,egie ,di :Romagna » eh' essa precede ed. accompa1 gna, è la .maggiore espressione poetica dell ',ar,te sua. Questo Egli voleva ehe fosse riconosciuto dagli uomini, di questo sopratutto si dolse che non fosse ammesso. Così scriveva al prof. Se- -sler che glielo aveva tiepid.amente lodato e pos- :Sposto al <e libro delle rime n e a e< Thanatos ». <e Se io potessi persuadermi che le Elegie h.anno minor vigore, minore arte, degli altri due libretti, io cesserei dal comporre v,ersi, disperato che la mia arttività siasi esaurita in q,uei meschini volu- • ID•etll )) . G1i è che gli spiriti pic•cini sono presti a com- ~uoversi a qualche graziosa coppietta di rime o di rapi1 de strofette : 1m.a I' arimonia delle metriche classiche (l' elegie sono composte di distici o di tetrasti ... chii rimati) è più lontan•a dai gusti comunali ; e 1 '.am,pio mover•e del pensiero ri,chie.de non breve respiro a chi voglia mettersi ditro il volo del poeta. Bene si sen_te in queste Elegie la forza della •·COil(:iezioncelassi1 ca della poesia, e lo stile vigoroso ch•e trasse dalla scuola del C.arducci questi d·ue distici per esem1 pio : Soffia negli alti querceti il vento, che tolse a la vaga Terra toscana i sogni primaveri li ;..i sogni Della perduta stagione ; allor che le turbe rapite Vider raggiar nei vespri Santa Maria del Fiore. non sono degni .del Grande Maestro, non basta,no a stra,ppare l'applauso ? Una caratteristica della psiche del Signorini è il dubbio. Non quello filosofico e classico, che è prudenza di mente, equilibrio nei giudizii e non Biblioteca Gino BianGo so quail mesta inquietudine ; ma quello sentimentale delle anime candide, on,este e buone, (così era la Sua) che veggono il dolore oscurare la gioia, la frode soverchiar la giustizia, 1' utile p'revalere ali' on•esto; l'erudizione non ·gli lascia nè men l 'illusione d,ell 'età d,ell'oro : dalla storia h,a appreso come l'umana vicenda sia vizio e sangue, rapiria e d,olo, comie potrebbe ,creder.e lieto l'avvenire, e i futuri uomini migliori dei presenti ? E,d ecco che lampi di scetticismo halénano sul fondo religioso dell'anima del Signorini : ma Dio ·d1 unque, e i suoi scolasti1 ci attributi? ,S 1 cetticismo e pessimismo che conchiudono .bui.a 1 mente la bellissima « E,legia di Mordano » : Forse non siam noi tutti l'ombra di un sogno maligno, Che l' irreale Forza sogna di là dai cieli ? .Sviluppando nel suo continuo, tor,mentoso pensare, {era sopra tutto un 1 meditativo) questa idea, lo . ·porta alle uLtime conclusioni : la vita non vale la •penà ,di viverla; gli uomini non meritano di essere amati ; le ,donne mentiscono n1 ell' amore ; non val n·è 1 meno ila ,pena di odiare. Con ribrezzo fug·ge il tor.mento dell'odio : Prima che il turbo spiri dell' odio su I' anima mia ; Tu, che adorai, Romagna; fammi, se puoi, morire. _:Pure qu.alic-hevisione d'amore e di dolore lo fan·no 'pensoso : non per trovare conolusioni di conforto e di sper-a~za, m.a per unirsi al pianto e al ·,dolore altrui. Ecco, nel1 l 'Elegia bellissim,a di Ron... ,cofr,eddo, unaì vecchia ~he segue al.cimitero, la bara del suo vecchio s•poso. Dietro, una vecchia piange, piegata la testa canuta ; Ed il suo cuor si ·frang~ nella sventura muta. Piange colui eh• è morto, cui diede le gioie più care ; Quello che giunse in porto, che la lasciò nel mare. Tremulo il labbro dice le preci dei dì foschi e grami ; Prega eh• ei sia felice, prega che a sè la chiami. N~lla di dolce al_mondo rimane al suo cuore· e al pensiero ; Ciò che fu a lei giocondo, portan nel cimitero. \ • • • • • • • • • • • • • • • • • D_unque, risplende ancora l• amor sopra il nostro soggiorno? F 1am1:1anon è d' un' ora ? Fango non é di un giorno ? Qu_esh è davver beato; per lui fu la vita un incanto. P 01 che fu tanto amato, poi eh' è bramato tanto ! ,. E noto questo ultimo distico, per mettere m luce_uno dei tormenti maggiori di quel nobilissimo. Egf1 soffrì sopra og,ni cosa di non essere cercato, di non éssere d·esiderato, di non essere amato. Con ·il cuore gonfio di affetto si offeriva : non fu accolto. Ne]l 9 età in cui i giovani spiccano il volo dai tetti

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