8 UNIVERSITÀ FASCISTA . plici mortificarono il corpo, rimasero, interi gior- si accumulwano ricchezze, questo soldato che aveva ni sotto la pioggia, dormirono. raggomitolati se;tto i piedi nella melma e nell'a~qua perchè il fomitore . una sPnrgenza di roccia, si nurr:irono con croste di gli aveva mandato le scarpe con le suole di carpan bigio, si dissetarono con la neve e l'acqua tone, e purn combatteva per i suoi fratelli, per le stagr a,te. Tilltto essi djedero e patirono in silenzio sue sor.-ll", per odio alla prepotenza nemica, per _e, allorquando forono giunti nelle petraie e nelle l'onore d'Italia, questo fante era il fratello più vicino doline dove la Morte aveva· posto il suo regnQ, non . al Santo ch·e aveva affermato la suprema idealità ·esitarono a gettare il loro corpo neIla tempesta del del sacrificio. fuoco e a scagliare r anima oltre l'eternità. . « Popolo di Assisi » - ci disse il Rrande Poeta . E fu forse allora che San Francesco pianse Carlo .D.elcroix il giorno in cui (era il 4 novembre lagrime di p_ietà e d'amore, come nella visione della del 1926 anniversario della Vittoria) le trecento passione per la rendenzione del mondo, come lo vide bandiere dei mutilati d•Italia si levarono sulla piazza piangere il Poeta Soldate durante la novena della d•Assisi ad onorar l'eroismo del Poverello di Cristo festa del Santo nella chiesa di Doberdò ripiena apparso ai fanti morenti nella chiesa devastata di , .dei morti e dei feriti dell'assalto notturno (il mat- Doberdò - « Popolo d'Assis;, il Santo era con noi, tino di settembre illuminava le piante dei suoi nella grande povertà del campo, nella devo1ione piedi piagati), in ginocchio sul gradino spezzato della guerra, inginocchiato a tutti gli altari · del dell'altar maggiore che non aveva più nè cande- nostro sacrificio, e lodava Frate Fuoco e Sora Mort~ lieri nè palme nè ciborio nè messale, ma su cui , con le parole del suo canto. Non la quiete del a mucchio eran rimasti solo gli elmetti dei morti e Subasio, nè la solitudine dell'Averna, nè la dol-· le scarpe terrose dei morti : cezza di San Damiano, gli erano state mai propi- « Per ciò il Poverello qui piange; zie alla preghiera come la tristezza d, quella chiesa Piange inginocchiato su la sua tonaca logora diruta sul monte erso dove, secondo il suo esempio, · [ai ginocchi, i guer.rieri si facevano santi giungendo dal coraggio lacera agli orli che scoprono i piedi suoi alla pazienza, perchè su quella cima tutto il popo- [scalzi. lo aveva vestito il saio, e le sue piaghe sanguinaRicordate in un altro sublime episodio della vano da ogni petto e la sua pietà era tesa in ogni, nostra guerra la 'vittoria dell'amore umile e sem- man.o; perchè in mezzo ai fanti· era venuto il re• plice sulla scienza grave e ragionatrice, ricordate gno cristiane>e gli ultimi erano i primi, ~ome nella come, dopo Caporetto, si formò la resistenza sul promessa, e ogni .,povPrtà faceva di sè un dono, Piave. Non ci fu nessun grande g~nerale che ordì- ogni oscu!ità p~rtava in sè un destino, e chi più nò questa resistenza. Fu il fante d'Italia che, men- soffriva più, vinceva, e la vita e la morte erano gli tre tutti i supremi scienziati della guerra parlavano atti di uno stesso r.ito. · di una ritirata sull'Adige e sul Pò, seguendo il Non vi fu m~i un Santo chè rivivesse nella semplice impulso del cuore, giunto sulla riva destra nella sua gente come il povero di Assisi, chè sotto del Piave si fermò e cominciò a sparare. Ebbene ' ogni elmetto il patimento riscofp;va il suo viso e quel fante lacero, infangato, miserabile, quel fante . dentro ogni fossa la morte Jiifaeeva il suo sogno. che da molte· notti e molti giorini non aveva nè. Oggi, che la chiesa di Doberdò è risorta dalle mang~ato nè. dormito, quel fante che si fermò, che rovine e, non· ha più tracce di fuoco, nè di sangue, combattè, che morì non per obbedire a ordini che e i morti non hanno più volto sotto la terra, e il non c'erano, ma perchè sentiva la vergogna della Santo è ritornato alle lontananze del mito, noi che fuga mentre. i suoi fratelli rimanevano in balia degli ricevemmo le stimmate sul monte, e dietro i suoi ungheresi e dei croati, perchè il d >lore di v~der piedi trafitti riprendemmo il cammino, siamo venuti sull·altra riva quegli incendi sinistri, il qolore delle fra queste ~ura per celebrare nel suo nom~ la vitgrida strazianti di quelli che eran -rimasti di là e il toria conquistata per virtù di pazienza e per forza pianto di quelli che si trovavaO di ~ua, questo do- di fede, quando tutto il popolo. fu cavaliere della lore gli· faceva più male della sua fame della sua povertà ed eroe del dolore. _ SPte del suo. sfinimento, questo soldato d'Italia gran- . Celebrar~ la vittoria nella città francf'scana de, meraviglioso, che in silenzio re~pinse l'mvasione non significa cingere il cordiglio e cospargere di nemica, mentre nellanazione $i ciarlava, si tradiva, cenere le bianche penne ; chè 1nzi abbiamo port~- • .. 1no 1 noo .J I
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