;,,, f ..,.. 4 possa immaginare. ·L'internazionalismo cancella l'idea di patria e mentre per il cittadino la guerra combattuta per la grand~zza del proprio paese rap-- presenta il più sublime dei sacrifizi, alle masse operaie essa apparve un delitto e di conseguenza ·i suoi odi si scatenarono contro lo -Stato, contro gli ordini costituiti, perchè ·lo Stato era quello che aveva dichiarato e sostenuta la guerra e ~uindi agli occhi dei proletari appariva come il loro ne- .mico che si doveva abbattere e distruggere completamente. I Ed e così che vedemmo scatenarsi la terribile tempesta che non si limitò a scuotere profondamente· gli interessi economici ma investì il camplesso dei rapport~ sociali, scosse lò Stato nei suoi càrdini fondamentali, fino nelle sue basi più . profonde. ' Lo Stato d'altronde era privo di forza, e non sapeva dominare in alcun modo la situazione. Come poteva dominarla se per. lunghi anni aveva professato la teoria del non int~rvento ? Se era stato muto spettatore delle lotte sociali; se aveva lasciato che le forze economiche si scatenassero 1 nel più aspro dissidio, intervenendo soltanto quando l'ordine pubblico era minacciato, con. semplici misure repressive, senza conflitti. Debole ed inviso era lo Stato, particolarmente, in Italia. Non c'è, perciò ~ stupire se da noi la situazione divenne gravissima. Non m'indugio a ricordare i dolorosi particolari di essa. Tutti voi rammentate come le strade delle nostre principali città fossero percorse da torme di rivoltosi agitanti- la bandiera rossa, rammentate gli insulti ai mutilati e ai combattenti, gli scioperi continui, l'i,~terruzione dei pubblici servizi : questa era la condizione terribile nella quale si trovava gran parte degli Stati di Europa 'e specialmente lo Stato · italiano in quan~o che era quello che meno di .tutti aveva la forza di reagire. Fu allora che qui provvid'enzialmente intervenne la forza del fascismo, 1 ad arrestare questo processo di decomposizione : il \ fascismo ristabilì l'ordine, diede · di nuovo il ritmo regolare alla produzione, disperse le forze che minacciavano lo Stato. I Dopo di avere fu,tto · tutto questo il fascismo si pose dinanzi un problema : è possibile rìtornare allo status quo ante, alla concezione precedente 'delle 'funzioni dello Stato liberale, oppurie si deve abbracciare addirittura una concezione dello Stato corrispondente alla socialista ?. L'iniziativa individuale deve essere imbrigliata ... iblioteca·.Gino Bia d .. . e il movimento economico posto interamente nelle mani dello Stato ~ppure si deve ritornare alla politica del « laissez faire, laissez passer--» ? Questo f.u il problema che il fascismo si pose dinanzi ed è a questo problema che lo Stato ha risposto con la Carta del Lavoro. Come vi risponde? Quando noi leggiamo nel primo articolo ; della Carta del Lavoro queste parole « la nazion~ italiana è un organismo avente fini, vita, mezzi di azione superiori a quelli degli individui divisi o · raggruppati che la compongono », noi troviamo già in questa dichiarazione la risposta del fascismo al problema premesso. E' la nazione che si erige al di sopra dell'individuo, è l'interesse della produ- ~ zione che deve essese dichiarato superiore agli interessi delle classi in lotta perchè l'interesse della produzione è l'interesse delle nazione, la ragione di vita della nazione e dello Stato. La Carta del Lavoro completa poi tali dichiarazioni nel suo secondo articolo. Ciò significa non solo che l'interesse della nazione è superiore agli interessi delle classi e che l'interesse della produzione deve essere osservato e rispettato ; ma ne trae la conseguenza che lo Stato ha diritto di intervenire per far rispettare gli interessi della nazione, che esso deve regolare le lotte che si scatenano fra le classi e in modo da impedire che tali contf asti sorti per particolari interessi possano danneggiare la produzione necessaria alla nazione, alla vita del paese. Questo intervento statale non deve essere tale, però, da diminuire la forza dell'iniziativa individuale ; ed ecco qui in proposito la settima • dichiarazione della Carta del Lavoro : « Lo Stato corporativo considera l'iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più util.e nell'interesse della nazione ». Lo Stato fascista risponde dunque ai socialisti : stacçandomi dalle vostre dottrine, io respingo l'idea che lo Stato debba regolamentare la produzione ; l'iniziativa individuale deve essere lasciata libera perchè nella iniziativa individuale sta la maggior molla del progresso. Però l'iniziativa individuale non può essere suffìcente, ed ecco la nona dichiarazione della Carta del Lavoro : « l'intervento dello ,Stato nella produzione economica ha luogo soltanto quando -manchi o sia insufficiente l'iniziativa privata, o quando siano in gioco interessi politici dello Stato ». Così la Carta del Lavoro, signori. definisce questo grande problema del1'interv~nto dello Stato nella produzione in un mo-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==