5ono molti che non hanno che pochissima terra o niente ,del tutto~, i quali costitui,scono, per il fatto stesso, un vero .proletar1iato rurale ; ma non è che una minoranza fra gli a1 bitanti d~lle campagne. In ogni caso, il regime agrario della Francia ha un carattere prof ondamente o-riginale, ohe distingue il nostro paese dalla maggio•r parte delle contrade dell'Europa, così che nell'epoca contemporanea, la Francia resterà un tipo di democraz,ia ruraìe ; nell'Europa occidentale, essa sarà il solo grande stato in cui l'equilibrio non sarà rotto a profitto deUo svilup•po .industriale. Ecco in che cosa i-1presente si rial laccia strettam·ente col passato ». (Cp. oit. pag. 5). Con questi caratteri fondamentali della vita economica si spiega, secondo l'autore, un fenomeno in apparenza paradossale : nel paese che passa per il più rivoluzionario in Europa, il. presente si ricollega al passato in un modo p1iù intimo e più stretto, che in altri paesi che hanno sempre mantenuto un atteg- . . ' g1amento p1u conservatore. Que&ta considerazione fondamentale costituisce co,me un filo conduttore, che serpeggia attraverso la trama di tutta l'opera e riappare d-i n•uovo chiaramente nella conclusiione del lavoro. << Infine, il predominio della proprietà rurale della produzione agricola costituisce una caratteristica permanente della civiità francese, persisterà ancora nel XIX secolo, malgrado i pro,gressi dell ',industria. La conseguenza è dhe I' equili,brio non sarà mai rotto, come in Inghilterra o nella Germania contemporanea, a profitto della produzione industriale, a danno delle campagne. L'esodo verso le città non si produrrà che con moderazione ; la Francia resterà essenzialmente un paese agricolo, ed essa non è ancora sul punto dii perdere il suo · carattere di democrazia rurale. Si potrebbe anco-ra, in una certa misura almeno, applicare alla Francia contemporanea il concetto di Chaptal, nel 181 7. Fra tutte .Je nazioni dell'·Europa, è ancora la Francia che, ridotta a'1lesue proprie risorse, .. RASSEGNE soffrirebbe la ,minor somma di privazioni.» 1(Op. cit. p. 187-188). La questione è .interessante· anche per noi. Si può dire che le nostre condizioni non differiscano sostanzialmente da quelle della f'rancia, se si eccettui una minore disponibilità di ricch.ezza collettiva e un maggior incremento della popolazione. Anche la ,nostra strut- . . tura economica s1 presenta con caratteri prevalenti di conservazione, perohè l' agricoltura costituisce la fonte nìaggiore di ricchezza nazionale e !',industria non è tanto sviI uppata da potere, con le sue crisi, mettere in pericolo la compagine economica del paese. Questo fatto da un lato è un vantaggio, ma :lall 'altro è un danno, perchè la mancanza di sviluppo industriale .:ontri1buisce ad acuire la crisi demo,grafica. Ne verrebbe la convenienza di favor,ire lo sviluppo della indu,stria inerente alla agricoltura : sviluppo per il quale il paese ora ' ' . non e attrezzato ne economicamente, nè tecnicamente. L'attrezzatura tecnica si potrebibe .instaurare rapidamente se i mezzi economioi f ossero largamente forniti dal credito. Ma questo, almeno per ora, non appare possi,bile su vasta -scala perchè la necessità di saivare la nostra economia non sembra ohe ci permetta, a breve scadenza, una politica di slanci in avanti, che potrebbero anche essere salti nel buio. Quindi l'insieme economico nostro a fondo rurale presenterebbe, in un complesso, margini molto ridotti di possibilità di lucro. Così che la somma maggio.re di sforzo r,icostruttore pare più che altro affidato alla tradizionale parsimonia della stirpe e ad un piede di casa modesto e proporzionato, sotto ogni rapporto, alle nostre risorse. Di f attor,i miracolosi che intervengano al momento opportuno per sanare tutti i nostri mali non si vede certamente la traccia. · L' attività economica dovrebbe essere intensifi·ca,ta, quasi direi, oltre il possibile. E si potrebbe avere anche un risveglio di genialità e di creatività econo1 mica, se una buona parte della borghesia, ri - traendo,si dall'esercizio d,i prof esi liote a Gino Bianco 543 sioni intellettuali a bassi margini di profitto, perchè eccessivamente pletoriche, rivolgesse le proprie energie spirituali a forme di attività economiche più aderenti alla vi,ta vera e reale del paese. Ostacoli a questo nuovo orientamento sono i comuni preg,iudizi della gerarchia delle professioni e la mancanza di capitali. Questo secondo ostacolo non può essere rimosso senza 1 'aiuto di un· opportuno orientamento dell'azione governativa. Quello dei pregiud,izi potrebbe essere com'battuto efficacemente nella souola e sulla pubbli 1 ca stampa. · In ogni caso questa azione di insieme dovrebbe essere condotta sopra un ben chiaro piano, che preparasse le basi capaci di sostenere il peso ·di una costruzione da condurre a termine a lunga scadenza. Non direi che attua.lrnente di un lavoro di tal genere si vedano chiare le prime traocie. È un compito che spetta esclusivamente alla borghesia intellettuale e alla classe diri .. gente. La classe operaia non avrebbe nessuna ragione di contrastarv,i, perchè anch'essa vi troverebbe indubbiamente, presto .o tardi, un vantaggio•. Certo clhe anche l 'industria ha le sue crisi vaste C'he affiorano paurosamente talvolta anche nei paesi più vecchi ed economica .. mente più saldi. Ma qruand.o ,il fondo strutturale è resistente, tali crisi vengono sempre superate felicemente, purchè il governo a1bbia un concetto chiaro dei propri doveri e del fine immediato e lontano da . raggiungere. La crisi che cul,m,inònel grande sciopero generale inglese è lumeggiata specialmente dal punto di vista sociale e giuridico nel lavoro : Thee Speeches on the General Strike, by Sir jOHN SIMON (lvlacmiUan and Co., Limited. London, 1926). In questi d,iscorsi domina una mentalità chiara e precisa, una con·cezione limpida di quella dhe dev'essere la vita sociale ordinata ,di un gran popolo, una idea esatta dei ,doveri delle varie classi e soP.ratutto un granide rispetto aii diritti del lavoro, il quale però d.eve ·muoversi sul terreno sociale e
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