Benedetto Croce o ·1e debolezze di un fìlosofo Da qualche anno a questa parte Benedetto Croce ha perduto affatto la calma, e s'è dato a pubblicare artic.ol~ e docu·menti politici, in cui non sai se siano più da deplorare gl,i accenti del risentimento perso- •nale, o le' contradizioni passionalmente ,motivate del.- I' uomo pratico con lo scienziato. Maxima 111llgistrodebetur reverentia, potrebbe dirsi, modificando la sentenza tradizionale; e appunto perciò tutt,i, quanti siamo stati discepoli, in qualche modo, del Croce, non possiamo scordarci di ciò che gli dobbiamo. Ma egli, a sua volta, non ha diritto di esigere da altri l'inosservanza d'una legge che soverchia quella dell 'amiciziia e della gratitudine. Sta di fatto che se la guerra, con la storia a essa conseguente, non fosse avvenuta, la figura di questo uomo si sarebbe conservata diver5a, e certamente migliore. Già prima, l'acutezza dello spirito critico, la sua imparzial,ità, il severo controllo di se stesso gli avevano attirata, a torto, 1 'accusa di frigidità; ma ora veramente., in sui prodromi della guerra, quando la Patria fu agitata da una passione suprema, e tendenze contrastanti si contendevano il diritto d,i guidarla, fino a ohe non prevalse il moto dei più generosi e lungiveggenti, fautori dell'intervento, la sua chiaroveggenza parve annebbiarsi forte, e quelle doti mutarsi in deficienze, attinenti a una reale idiosincrasia. Dapprima avversò la guerra, e si trincerò :in un neutralismo a oltranza, che puzzava assai di debolezza verso la tedescheriia; a guerra scoppiata, f.u cittadino sottomesso e leale, senza dubbio: arrivò perfino a tenerle dietro con quei suoi << asterischi, con cui di volta in volta svelava I' ,ipocrisia d' un motto inalzato a vessillo, la &tortura di un principio incondizionatamente accettato, il vizio d'una mentalità d,i guerra accomunatosi a rutti i belligeranti. ,Ma, e poi ? Era sufficiente questo per un italiano dotato del nome, del genio, della fortuna di un Croce?· In verità, la guerra egli non l'ha ma,i capita, perchè anzitutto non l'ha sentita. No~ ricordo più dove, si arrischiò a paragonarla all'imperversare di un feno~ meno naturale: scoppia la grandine, e distrugge il raccolto, e scompiglia tutte le previsioni, i calcoli, i rapporti normali dell'umanità : ohe altro rimane se non rassegnarsi ? Senonc1 hè, per chi si professa fondatore della « filosofia dello spirito », discendente in linea retta dal romanticismo speculativo, tutto oiò non sembra gran che coerente e fondato. Peggio avvenne a guerra finita : dopo un periodo d'incertezza spiegabile, e dopo aver assunto un atteggiamento di simpatia verso le forze politiche, promettenti una vita nuova, egli s'è bruscamente voltato ed è divenuto acre oppositore del Regime. Ma a scapito 8/blioteca Gino Bianco di chi e di di che cosa, infine ? Il C:roce teorico vi dice netto: « guai a dimenticare questa realtà della politica ! Guai a cullar,si in illusioni, come più volte è accaduto, segnatamente da quando nel mondo politico hanno risonate le parole, ,che sarebbero sublimi, se non fossero, in quel loro uso, ridicole, o peggio ancora, ipocrite, di Eguaglianza, Fraternità e Libertà!» (1 ) .Ma tosto che vede nascere nella realtà storica un movi,mento originale, che :rii vendica per I' appunto l'autonomia dell'attività politica, intesa co:me v-ita concreta dello Stato, di qua da ogni fatuo e malato !Sentimentalismo, •egli s'inalbera e gli dà addosso•. In t,eor,ia •manifesta la convinzione che unica mass,ima di valore universale, in politica, sia quella che consiglia di favorire il rigoglio delle forze, donde c-he esso pr9venga ; cita le parole deJ Goethe : « tutte le epoche nelle ,quali domina sotto qualsiasi forma la fede, sono splend,ide, rincoranti e feconde pei contemporanei e pei posteri» ; e :r:ibadi 1 sce che cc questa fede, quest'impeto, quest'entusiasmo, che qualifica le •epoche e ,i popoli altamente stor.ici, è la fede attuosa nell 'universale ,etico, l'operosità nell'ideale e per l'ideale, comunque lo si concepisca e teoriizzi ». Ebbene, ecco far·si avanti quella fede attuosa, e irrompere quell'entusiasmo e acquistare predominio un'idea che trascina seco :la dedizione, quasi religiosa dell'universale : egli è lì pronto a deriderli, a osteggiarli, e ridiventa tosto il &eddo raziocinatore e dosatore di giudizi storici. Colpa del temperamento ? colpa del sistema ? I posteri giud,icheramio. Quello che v'ha di certo è _questo, ohe ,egli è rimasto tagliato fuori della vita circostante, crescente sotto i suoi occhi ; e !ha ·sentito l'aria d'attorno farglisi irrespirabile, :sì eh~ ha fìn,ito per rinchiudersi nel nobile castello dei suoi studì, quasi in ,un esilio volontario, donde non esce .se non per gettare •un sospiroso rimpianto o uno scatto -bizzoso ; condizione lamentevole, per chi si vanta pensatore· positivo e ,storicista, e poi si preclude il modo di ac- ~ostare il •solido presente, quindi anche di penetrarlo ~ dominarlo. In compenso, tutto oiò ha porto il modo di conoscere un nuovo Croce, passionale, pieno di puntiglio, e anche di punte, talora perfino ingeneroso. Qualche documento storico ~n appoggio., È notorio come proprio il C:roce aibbia redatto, o per lo meno concorso nella redazione di quel ~< man1ifesto antifascistico », ch,e opportunamente è stato ricordato nel numero iseorso di questa Rivista, come « documento ~i vanità :letteraria e di stizza pettegola n. Un· altra volta, il nostro filosofo, dovendo fare il discorsetto d'occasione per la riiunione del Consiglio nazionale del t) Elementidi politica, p. 113.
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