Vita Nova - anno III - n. 8 - agosto 1927

Un giornalista di cent'anni fa: Giuseppe Compagnoni « Signor Compagnoni ! Sapete voi a che giorni siamo giunti ? - Il lunario segna il giorno 3 di marzo 1825. - Ebbene : voi siete nato l'anno 1754, appunto il giorno 3 di marzo. - Oh,imè ! Ho dunque aJsai pochi anni da vivere ... » Questo esordio alle Memorie autobiografiche non ci reca soltanto il tempo in cui furono scritte, dal 1825 al 1833, che fu l'ultimo di sua vita, ma oi danno anch·e un'intonazione della sua vita politica. Quel « Signor Compagnoni », scritto nel 1825, come se fossimo ancora in piena repubblica cisalpina o ital,iana, ci dimostra che l'uomo ormai finito per i nuovi tempi, e che lo spirito suo viveva ancora nel periodo cosidetto francese, durante il quale l'Italia diede meravigliosi sprazzi di quelle nuove idee che dovevano condurla alla ribellione e ali' unità. In tutti i d,izionari biografici si incontra il nome del Compagnoni non foss' altro per il contributo che egli diede, nel famoso Congresso di Reggio, per l'adozione da parte della Repubblica Cispadana di un simbolo comune, che doveva diventare nazionale, il tricolore. 1M1a il Compagnooi merita assai d,i più, e non solo .per la molteplice e svariatissima e abbondantissima opera di memorialista, di poeta, di narratore, di giurista alla moda dei tempi, di storico, di scienzia~o universale, ossia di giornalista, nel significato più ampio e più nobile c:he al nome si dava sulla fine del XVIII e al principio del XIX; ma più specialmente per il suo concetto, che rima-se senq>re saldo, dell' a-spirazione all'unità -d'Italia per mezzo della libertà, e per la sua ,sua attività che ha del portentoso. Ben è vero che non mancano delle pecche in lui, chè qualchevolta sembrò o tronfio o esaltato o magnificante l'opera propria fin ali' esagerazione, ma il fondamento dell'animo restò sempre integro e fermo. Ce lo attesta con belle parole l'editore di Leopardi, Luigi Stella, che lo assistette negli ultimi momenti. Così eg,li scriveva a Tull,io Dandolo: « Quei giorni angosciosi c1 he precedettero la morte dell'uomo sì benemerito, furono come la pietra di paragone dell'indole sua. Estenuato dai lunghi patimenti, ei più non con-. servava alcuna parte di quel fisico vigore onde l'uomo si vale per nascondere sotto il velo di esterne appa- _ renze ciò ohe nelle sue intrinseche qualità potrebbe essere tra gli uomini argomento di biasimo o diffidenza. Si conobbe allora cne la franchezza non era in lui un calcolo, non affezione, non stoica alterigia, ma spontanea conseguenza della sua ingenita lealtà ». E giustamente I' Ottolini può serivere, presentando, con una bella prefazione, le Memorie autobiograpche del Compagnoni, edite ora per la prima volta (Milano, T reves, 1927), che egli, poligrafo per necessità e temperamento, dimostrò di avere ampia e ,seria cultura Bibliotec G·no Bian o e di saperla rivolgere a nobili intenti. Vissuto in tempi ,in cui molti si erano arricchiti co,l Regno, e poi sii erano tosto piegati ai nuovi regimi, il Compagnoni diimostrò dignità e fermezza di carattere ; e sbalzato col 18 I4, da un alto grado di importanza politica e civile, ad una modesta vita privata, diedesi tutto agli studi e seppe mantenersi onesto e di alto sentire sino alla morte. Queste Memorie hanno una storia curiosa. Conosci,ute fin dalla morte deM'autore, da alcuni dei suoi intimi amici, non poterono subito essere date alla luce per i tristi tempi che seguirono ; l'autografo delle Memorie fu nascosto non si sa dove. Nel settembre del I86I un avvocato Ravanchi, a quel che pare, trovatele nel suo studio, le mandò al Professore Giuseppe Frasconi e questi, morendo, le làsciò a un nipote, il quale ne] I889 le donò, col resto dei suoi libri, alla Biblioteca del Regio lstituto Tecnico di Milano intitolato a Carlo Cattaneo. Qui rimasero ancora una volta se-- polte tra molte carte in un armadio, di ,dove in questi ultimi anni le ha tratte il Prof. Nigherzoli e date al Pro,f. Angelo Ottolini per eh è fossero stampate, recando così agli stud,iosi un documento pieno di vivacità e non di rado di molto interesse, su quegli anni veramente fortunosi e avventurosi per la formazione dell'Italia moderna. Giuseppe Compagnoni nacque a Lugo da una fa .. migliia ohe era .stata ricca, ma che, al momento in cui egli venne alla luce,, non possedeva che una « cattiva oasa e un piccolo podere alla Cà di Lago l>. Riconosciuta la vivacità del suo ingegno, fu presto messo a scuola, ed •ebbe, dai maestri « pazzi e maneschi », la sua pr,ima educazione. Avviato verso gli studi teo,. log•ici, fu ordinato prete nel 1778, ma non fu accolto come egli ~erava tra i canonici lughesi e fu privato d,ella pen,sione E.maldiana di cui godeva : si fece egli allora « prete secolare·»,, si immerse negli studi, si pose a scrivere e ~i diede tutto ~Ila vita pubblica. La sua prima, fortuna, come scrittore e giornalista, fu la direzione di un giQmale di Bologna intitolato G iornale enciclopedico, poi Memorie enciclopediche, che egli diresse nel 1785. Si •sa che cosa erano j giomal,i clel 700: dovevano avere dei limiti ben fissati per ciò che riguardava le cose puhbl,iche o peggio la politica, e potevano viceversa allargarsi per quel che si riferiva alla poesia o alla letteratura o alle scienze. Quasi tutto il giornale era scritto da lui, costretto ad occuparsi di ogni argomento e di ogn,i nuovo ritrovato, -perfino quello di un Professore Rosa modenese che, assai prima di W oronoff, aveva rinvenuto un espediente per prolungare la vita umana fino a 300 anni ! Essendo ritornato da 'Milano a Bologna il vecchio dir.ettore delle Memorie enciclopediche, avv. Ristori,

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