Vita Nova - anno III - n. 8 - agosto 1927

,.. PO~TOVENERE • ·La sirena dell'Esperia, dopo aver molto soffiato, ,emette tre gridi rauchi: come se avesse il raffre~dore. I passeggeri s'affollano lungo il bordo, dietro alla ringhiera: gli sguardi fissi alle manovre della par-- tenza. Alcuni però, timorosi, posano gli occhi sul mastello apparecchiato a prora: l' incubo, la cer-- tezza del mal di mare. « Mah, speriamo bene! », pare che si doman- ,dino con insisten-- :za. Il pilota, già ritto dietro alla ruota del timone, si china sul porta-- voce per dare gli ultimi comandi ai macchinisti. Subito dopo l'elica fa bol-- ]ire l'acqua a pop ... pa, il piroscafo co- . . . m1nc1a a respirare e, dondolandosi, inizia la rotta: pri - . ma con movimento ·qua si insensibile, -poi più veloce, man ·mano che si allarga 1'angolo col vertice .a prora,. gorgogliante di spume. ·all'ancora. Qualche vela issata per metà e le gialle tende stese sopra c0perta tradiscono la presenza dei velieri. Le gru protendono le poderose braccia inat-- tive, che, a noi, così lontani, sembrano fuscelli. La draga, panciuta, ha l'aria di 11n mucchio di rottami che emerga dall'acqua e le boe, che segnano la rotta, seminano il mare di puntini neri: posti in fila come i - paracarri sulla strada di montagna. A qualche miglio dalla riva, al di qua della diga, che interrompe nettamente, crudele, la . . ' cont1nu1ta azzurra del mare e da cui si innalzano le torrette metalliche dei canali, sontiecchiano piroscafi in disarmo : le chiglie nere fasciate di rosso fuor d'acqua, oltre il livello del carico normale, le ciminiere melanconiche: come pipe abbandonate e gli occhi delle cabine chiusi e i ponti deserti : come le finestre sbarrate degli . . Il cammino del1' Esperia è quello di chi, non avendo fretta, raggiunge calmo la meta: fer- I LERICI appartamenti vuoti, (Fot. Zanolli) in un quartiere di-- mandosi spesso per " .rifiatare o per godere la vista del paesaggio. Il rpare è appena, appena increspato: come per .... •corso da un fremito leggero. In modo che Ja luce del sole, frangendosi contro le ondine che si rincorrono con vivace bisbiglio, le trasforma in innumerevoli scagliette di metallo fuso, tremule e abbaglianti, di cui gli occhi non possono sostenere la vista, ma devono rifugiarsi oltre il gran fiume della luce solare : nell'azzurro cupo lungo la costa, che pare voglia fondere i toni chiari del cielo, soffocato ali' orizzonte da nuvole bianchiccie, col verde scuro dei boschi, dai quali sbucano le aste mozze dei campanili sparsi pei colli. La città, ormai lontana, è un affastellarsi senza regola di palazzi, di torri e di ville. Le han-- chine non si vedono più, o quelle più vicine a noi hanno l'aspetto di bianche e di sottili lingue di carta, macchiate di nero dagli scafi indistinti delle navi / ■ ■ 1no 18 CO sabitato. I promontori, coperti di boschi e ravvivati qua e là dal riso fiammante delle ville nascoste fra gli alberi si seguono in fila ordinata: come la Squadra . in formazione di fronte, prima molto oscuri, poi grigi, infine azzurri, evanescenti. I paesi vi si aggrap-- pano con tenacia: quasi per non cadere giù in mare. Le superfici irregolari dei tetti premono sulle pareti alte e maestose dei duomi, che hanno l'aria di protettori pieni d'esperienza. Dietro s'eleva la chiostra gigantesca dei monti di Carrara colle venature rosa dei burroni nascosti dalla nebbia. A destra di Lerici la costa, per brevi tratti spoglia di alberi, è d'un color giallo vivo, che, col trascorrere del pomeriggio, si muta in rosa, in viola e, infine, nell'uniforme e dolce azzurro serale! Di fronte la Palmaria boscosa e munita, dalle insenature profonde e dalle gole rocciose, si protende a chiudere il golfo.

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