Vita Nova - anno III - n. 8 - agosto 1927

ROCCO DE ZERBI Al compiersi de' sei lustri, nel 1923, dalla morte di Rocco de Ze11bi, la Tribuna deplorava l'oblio cui fu dannato il nome di lui. Mi associai alla deplol'azione, tanto più volentieri quanto -meno essa toccasse me che, solo in Italia, rievocai p,iù volte la memoria del de Ze11bi in riviste e giornali ; mentre colo,ro che si erano giovati di lui vivo, lui morto dimenticavano screanzatamente. Anche la rievocazione, però, apparsa nel giornale romano, incespicò in molte inesattezze, e non rese .la figura originale del commemorato; come quella che veniva da ch,i provatamente non lo conobbe di persona, e dovette rasse- _gnarsi a riferire quello che potè apprendere da altri ; . accrescendo il mio rammarico per la constatazione del1 'ostinato silenz,io, di quei tanti i quali avrebbero potuto - ed alcuni, anzi, avrebbero dovuto - deporre sulla tomba precoce dell'amico l'omaggio d'un pensiero cortese, se no-n pure riconoscente ! Quasi un lustro è ormai corso, d'allora, e nessuno raccolse l 'in- ·vito; ma, come rivolgendolo a me stesso, io ne riscrivo; a dimostrare, almeno, che non sono ingrato; e che la fraterna ,benevolenza, ond' egli mi gratificò, -gli rendo commosso, dopo trentacinque anni dall'ama- . Ia separa21one. *** I più di coloro, che scrissero di Rocco de Zerbi, -caddero in un errore preg,iudiziale, arrampicandosi per le ispide falde delle gare politiche, dalle quali egli Taccolse poche rose con moltissime spine. L' avvin- ,cente personalità di lui, letterato, giornalista, oratore, uomo d' azione, polemista; dolce e,d amaro ad un tempo; iimplaca1bile con gli avversari, e pur sovente con essi indulgente dltremisura ; audace in ogni contesa ; generoso in ogni vittoria ; tenace negli affetti, ,e pur talora pronto a mutarli ove li riconoscesse malposti; quella personalità pareva ne compendiass~ ·molte, varie e distinte, se non diverse. Fr.a lui giornalista, e romanziere, e critico, e deputato, e schermitore, e uo,mo di società, erano diversità grandi; le· -quali si appianavano e si fondevano nella maschia tempra; e gli si confeJiivano la facoltà di dominare - le persone, come le collettività, irresisti1bilmente. E questa personalità, ecceziionalmente geniale, va rimessa in luce, perchè piaccia a chi non la conobbe, co•me piacque a noi che non pure la conoscem1 mo, .l'amammo. Rare volte fummo d'accordo, e pure non 1,itigammo mai; nessuno gli volle bene quant'io glie ne volli. Aveva esattamente venti anni più di me; sì che ali' inizio de' nostri rapporti io mi tenevo quasi Bi oteca Gino Bianco in sogge2iione di lui, celebrato scrittore e parlamentario di grido. Ma egli volle che quella schietta amicizia si mutasse in consuetudine, che g.li dessi del tu, che anteponessi le ragioni del cuore a quelle del calendario; e non è a d,ire se io me ne sentissi, a buon conto, lusingato. Dovunque lo incontrassi, reclamava da me il tributo del più giovane ; ed era l'offerta di un sigaro, eh' egli fumava più volentieri - diceva - perchè rappresentava l'omaggio di un amico e quello d'un avversar1 io fusi insieme; ed io g1i 1 ribattevo: - avversario no, dis-senziente soltanto. Avversari ne aveva, ed erano forti; ma non mai quanto lui, che li fronteggiava senza esitare. Candidato politico al quinto collegio di Napoli, dovea parlare ai suo1ielet,tori nel ·grànde salone dell'istituto tecnico di Tarsia ; ma il partito oppositore, avvalorato ,dall'appoggio del governo, gli pose · alle calcagna la teppa ; ·ed al comizio intervennero sinistri figuri, i quali aocolsero fischiando l'oratore. Egl1i li investe gridan-- do: - La canaglia che fischia... Ma i fischi aumentano; ed egli, montato sulla sedia, grida di nuovo: - La canaglia c1 he fischia... I fischi continuano assordanti; ed egli, saltando sulla tavola; urla: - La canaglia che fischia... ascolti ,invece di fi-schiare, o se ne vada ! E nessuno fischiò più: con la voce, con lo sguardo, col gesto li avea soggiogati ? Non so, ma so· che cessarono i fischi, ed egli parlò acclamato. E, dovunque fosse, in adunanze pubbliche o private, doveva pairlare: il pubblico - il grande, l'eletto come ,il modesto e ,popolar·e - reclamava imperiosamente la sua parola, ricca di colore, cal,da, erudì ta, elegante, incisiva. Nel 1884 si fecero in Napoli le elezioni amministrative, con lista concordata fra le varie associazioni politiche ; le quali erano rappresentate da un comitato centrale, composto dei presidenti e _dei segretarì di ciascuna. Quel comitato, nella sede della « Costituzionale » era presieduto, di diritto, da Ruggero Bonghi, ma d~fatto, da Guglielmo Capitelili; vi appartenevano Rocco de Zer-bi, Salvatore Fusco, poi Senatore del Regno, · En:rico Ungaro deputato, Gregorio MoreUi, eh' era stato Ministro, ed ,a,ltri egregi ; e faceva simpatico contrasto con l'autorità dei president,i il giovanile ardi,mento dei segretarì ; fra i ,quali io rappresentavo il « Comitato napoletano », ed ero. cer.to il più giovane, essendo da meno Kli due anni mag-giorente. Fu ,deciso di tenere due comizi nel•la sala di Tarsia, « ri1fugio dei ch,iacc·hieroni » come 1diceva celiando il Bon,ghi. In ciascuno d\i essi doveva essere illustrato, da componenti il comitato, il programma elettorale ·concc-rdato. Avvenne, però, che quasi tutt,i · •

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