Vita Nova - anno III - n. 8 - agosto 1927

An 8 Pr zzo L. 5 G. C. P. USTRA

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Conto corrente con la Posta Pubblicazione mensile illustrata dell' Università Fascista di Bologna • Fondatore: LEANDRO ARPINA TI / Direttore: GIUSEPPE SAITT A Direzione e Amministrazione: CASA DEL· FASCIO / BOLOGNA / VIA MANZONI, 4 / Telefono 4-52 Per inserzioni di pubblicità rivolgersi ali' Amministrazione della Rivista ANNO III. Numero 8 ABBONAMENTO ANNUO L. 50 / ESTERO L. 100 NUMERO SEPARATO L. 5 .. . . AGOSTO 1927 (Anno V EDITA A CURA DELLA CASA DEL FASCIO DI BOLOGNA .. iblioteca Gino Bianco •

.. I .. SOMMARIO , LEONARDO GRASSI - Il concetto dello Stato secondo Gen(ile • • • • • • • FRANCESCO GERACI - Del poeta Trilussa . . • • • • • · · · · · · · - • I RAFFAELE DI LAURO - Il ritorno 'di Mazzini . . . . . . . . . . . . GAETANO DÉ FELICE - Rocco De Zerbi • . • • · • • • '. • · • • · · · MARIO TORTORA - Portovenere . . . . . . • . . • • • • • • • · • ALBANO SORBELLI - Un giornalista di ceni' anni fa: Giuseppe CampagnQni FÉRDINANDO D'AMATO - Benedetto Croce e le debolezze di un filosofo . AURELIO VITTO - Il Fascismo e Napoli nuova . . • • • · • • • • • • • CONCETTO VALENTE - Un precursore dell'unità italiana: Francesco Lomonaco ANITA ORLANDO - / folli e un nuovo compiio dell'attività femminile. . . ~ASSEGNE ·. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • • Politica estera: G. M. SANGIORGI - Politica 'interna: CARLO CuRCIO - Politica coloniale: UGO BASSI - Economia politica: GIACOMO DONATI - Commercio: FILIPPO GALLI - Cronaca finanziaria: UGO MARCHETTI - Letteratura: G. MANZELLA FRONTINI - Filosofia: ARMANDO CARLINI - Arte: NINO BERTOCCHI - Folklore: UMBERTO BISCOTTINI. \ ~CENSIONJ ....... . • • • • • ' • • • • • • • • • • • BuoNAIUTI E. - Le modernisme catholique de l' italien par René Monnot - ROBERTO M1cHELS - Corso di sociologia politica - ROBERTO M1cHELS - Francia ~ontemporanea - CORRADO BARBAGALLO - L'oro e il fuoco (Filippo Galli). QUESTIONI DEL GIORNO . . . . . . • • • • • • • • • • • La rinnovazione della burocrazia (Lu1c1 FERRINI). ~OI E GLI fi.LTRI . . . . . . . . . . • • • • • • • • • • • Spunti polemici: / barattieri (C. O. CocHETrI)- Amenità storiche (LONGA MANUS) - Il tempo di Frate Cromaziono (RusT1cus). FRA .LE RIVISTE. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Note· ed appunti di UMBERTO BISCJTTINI. pag. 507 » 512 » 515 » 517 » 520 » 523 » 525 » 529 » 532 > 535 538 556 / :. 558 » 559 56l ECHI. E COMMENTI . • • • · • • • • • • • • • • • • • • ., • » 563 ,, I Ri~onoscimen_tifrancesi - La Jun7ione universale del Fascismo - Demagogia - Gli sguatteri della cul~ura e « Vita Nova» - A proposito di epurazione (Noi). VOCUMENTI _'DELLA STORIA DEL FASCISMO • • • • • La genesi e le fortune del Regime Fascista in una preJazione del Duce alla cronistoria del Gran Consiglio. ·LEZIONI. 'DELL' UN/V ERSIT À FASCISTA. Biblioteca Gino ■ 1anc » 56S ... ..

• Il concetto dello Stato secondo Gentile VI. Ora cerchiamo di vederci chia,ro nella logica, che dal concetto di scuola religiosa e di stato etico conduce a quello di scuola essenziale funzione di stato; d'esa.minar ,bene il perno della argomenta- • 21one. , . << Lo Stato », dice il Gentile ( 1 ), << non è quello che vedia,mo sopra a noi ; ma quello che realizziamo dentro di noi, con l'opera nostra, di tutti i giorni e di tutti gli istanti; non soltanto entrando in rapporto con gli alt,ri, ma anche semplicemente pensando, e creando col pensiero una realtà, un movimento spirituale, che prima o p<>iinfluirà sull'esterno, modi1 ficandolo. ~ Stato in questa sua intima sostanza non può essere agnostico, perchè è la stessa personalità umana, che ha quell'esistenza concreta, storica, che si dice sociale, della società organizzata in tutta la complicazione dei suoi rapporti ». E quasi continuando, nel Discorso al Consiglio superiore della P. I. del 1 5 dicembre 1923, afferma energicamente : «Questa cascienza attiva e dinamica, che è Stato, è pensiero, sistema di idee, d'interessi da soddisfare: vita morale da ire•alizzare. Perciò lo Stato insegna e deve insegnare. Deve mantenere e favorire scuole, le quali promuovano questa vita morale, in cui esso si viene attuando. Nella Scuola lo Stato realizza se stesso. Noi non sappi.amo concepire altrimenti la libertà rispetto ai rapporti tanto discussi fra Stato e Scuola. La scuola è e dev'essere, e vorrei dire che non può non essere libera. È li1beraperchè altrimenti non è scuola; scuola essen·do svi,luppo di vita spirituale, e non essendoci vita spirituale se non n,ella libertà ». Divinamente ; ma come quest'apologia della libertà della scuola si .accordi c9n la suddetta sentenza che lo Stato insegna e deve insegnare, in quel discorso non si dimostra. Vi si ~ice, sì, che l'esistenza obbiettiva del.la libertà è nello stato ; perciò la scuola è nello stato : che è indiscutibile; e vi si concede pure che lo stato, pel migliore conseguimento dei suoi fini, possa commettere e delegare (') GENTILE - Di,corai di religioni!, pag. 34. • • IO 1anc parte dell 'attivi,tà sua ad altri enti o privati, che vengono così a costituirsi organi indiretti suoi. Ecco dunque la questione : .se lo stato possa non farla questa delega. ,Ma è troppo chiaro che se è necessaria la delega, essa non sarà più in verità tale ; giacchè sarà 1 riconosciuto che la scuola non è parte del l'attività dello Stato o che lo Stato nè insegn-a nè deve insegnare. Donde nasce la conclusione opposta? Evi,dentemente dalla premessa che lo stato è la stessa personalitàumana nel suo valore storico o che esso è la stessa coscienza dell'individuo che si fa personalità. Questa ~rsona .è dunqu1e volontà, è -fine, è concezione del mondo, è religione, è volontà di ,promuovere questa sua r•eligiosità. Ciò è irref uta ... bile. Ma. qu,esto volere non è ancora il volere man ... tnere proprie scuole, voler far scuola, voler insegnare la propria religione. Già più sopra abbiamo visto quale danno a questa religione verrebbe, data la natura speciale sua, per il fatto di volerla inse... gn.are in scuole rette dal potere dello stato. E poi, perchè fosse quel volere, la person.alità che è stato dovrebbe pensarsi anche identica a quella personalità che è chiesa. E non è dubbio che l'una e l'altra pel'sonalità germogliano sullo stesso divino tronco dello Spirito; ma non sono lo stesso. Il confonderle . mette caipo ali' assurdo, se il concetto di stato è di una sovranità che pon·ga l'ordine giuridico e se ne renda col suo potere garante e se il concetto di chiesa è quello d'una mistica unione delle anime e se per di più questa chiesa o ·reljgione, in cui dovrebbe risolversi gentilianamente lo stato, è quella filosofia in 1:ui ogni momento dommatico è superato o vinto : assoluta libertà. Non è dubbio che il. rispetto ·dell'ordine giuridico, della legge è dov,ere del cittadino ; e questo dovere postula la Divinità ; non è dubbio che il diritto è il dover-e del cittadino e il dovere si fonda sull'assoluto. Sarà dunque dovere e interesse dello stato di porre sotto la sua protezione ·o una religione positiva, escludendone tutte le altre, negando il principio di tolleranza, oppure tutte le reli,gioni istituite e ogni organizzazione etico-religioso-educativa. Cosicchè lo stato è volontà come Governo dello stato : ed è volontà di questo Govem() •

• 508 LEONARDO GRASSI di fondarsi o su qualche chiesa, che diventerà quindi la chiesa di st.a,to, o su tutte le enellgie etiche della nazione, µon serv,endosi agnosticamente del principio ,di tolleranz.a, sibbene con la più salda fede nel trionifo dello spirito, di cui quelle energie costituiscono momenti o attualità. Lo Stato fascista vuol essere cattolico o id,ealistiço? Nel primo caso riconoscerà la religione cattolica come -r,elig.ionedi sta- • to : e le scuole dovranno essere affidate alle organizzazioni educative della C,hies·a cattolica. Nel secondo caso, nessuna religiollle sarà rico,nosciuta come religione di stato, ma tutte 1 protette ed eccitate ; anche protette, se so.rg,essero,chiese d'intonazionie idealistica, teosoifica o come altrimenti si voglia. E quello c,he si è detto, non è da ripetere dove condurrebbe la prima decisione : all'annullamento dello stato. Stato agnostico ? Ohi1bò ! Stato invece che tiene fermo a sep·airair•ela sfera del divi,no d.a quella. del terreno, in cui o·gni individuo e ogni nazionie sono ch.iamati a realizzare faticosamente qual ... che luce del primo; stato che sa come e i,l vero e il bello e il buono non sono· nulla o parole o mer ... canzie, se non sono la V•eritàdel ·pensatore, la bellezza del poeta, I.abontà di chi crea il proprio mondo morale : sono cioè libertà eh-e si celebra ~oprat... tutto co·me scuola, che è divina missione, aposto-- lato, volontà· ·d'ins,egnare nei ,maestri, volontà di impa.rare nei discepoli : .m,aestrie discepoli unificati nel pensiero e nel· sentimento dell'assoluto; una scuola dunque c,he scuola non sarebbe se non fosse ambiente religios-o; una scuola che scuola non sarebbe se fosse ufficio, anc1 he s,e iil più serio di tutti gli uffici, tenuto da funziona•ri ideali, qu,ali solo il miglior go,v·erno,di stato potrebbe cr:ear,e. Se dunque per risolvere la questione delle attinenze fra stato e cultura e r,eli1gione,non si deve an,dare alla caccia ,di enti ·astratti com-~ il Genti,le c'insegna, tna b.asti scendere « n,ell'interno della nostra attuale coscienza », non si pu.Òiconcluderç che lo stato debiba, esso, farsi maestro di reli,gione; ch,e non potr.ebbe non essere, se questo Stato religioso dovesse mante ... nere scuole sue, infor_m.at•ael principio della laicità positiva o di qu.alsiasi ,altro principio. Giacc·hè lo stato, m.aestro di religion,e, risulta da un'altra vo... lontà che non sia quella che lo pone sup.remo.mo·de... ratore di tutti i rapporti civili e strumento della vita civile della nazione ; e solo in qu·anto d.a sè lo po1 ne e ad ogni momento lo ricrea n•ell'esercizio del dirit ... to, lo pone e lo fa religioso. Risulta da quell'altra • Bibliot ca in Bianco volontà o d,a quel,la concretezza d,ella nostra morale persona, per cui costituiamo un org,anismo di dottrine religiose, ad esso adieriamo e di esso facci.amo depositario -e custode e interprete, annullando in ciò la libertà del nostro pensiero, lo Stato, cioè quell'assoIuta personalità uman,a che ordina e dirige tutti i rapporti sociali, con cui l'identifichiamo. Vuol dire che ,lo Stato, non in quanto Stato, che pure deve essere religioso, se di sè ha consapevolezza e vuole conservarsi, ma in q·uanto Stato teocratico può essere ma,estro .di religione. E il cittadino potrebbe voler anc·he questo•; e lo stato teocratico sarebbe storicisti ... camente giustificato : il legittimo stato d'una cosciienza .pu,bblioa, in cui non fosse ancora distrigata la co.nsa.pevolezza d1eivalori ,assoluti d1a quella dei v.alori storici, che solo Ji rappresentano e temporaneamente custodiscono. \ VII .. ' . Ma non portreibbe volerlo quello stato, per la contraddizion che nol consente, il ciittadino che parta · dall 'as,soluta libertà d,ello spirito o dalla spiritualità della cu,ltura, ,dalla « realtà .di questo noi » profondo, che non è concepi1bile come cosa e senza dì c•uinessuna cosa è concepibile, a quello stesso modo c·he non è ·possibile tronco o ra,mo o fronda, senza la radice di cui l'albero cresce » (1 ) ; -perc 1 hè per un tale cittadino la religione è l,a su.a stessa ,filosofia, di cui non si ,danno ,depositari o interpreti. Come è stato possi,bile c1 he, facendo di questo punto di ar- :111vdoi tutta la storia 1 del1 la .filosofia il punto di p,artenza delil.a conc-ezione politica ; p.arten1do da quella « verità che o non ci si arriv,a o ,ci si arriva, o si ra·g•giun-geo si ,rag•giunge a patto di ve... derla a capo ·di tutte le altr-e possi,bili, comp.reso quel qualsiasi concetto che ci faremo dell '-espe·rienza » (2 ); ca.me è stato possibile, dico, che si fosse a.rriv•atia determinare il concetto di stato investen ... dolo idi .attriibuti c'hiesastici, implicitamente n•egando tutti i presupposti del pensiero attu.alistico ? Che è · il colmo dell'assurdo, cui può condurci « quella ferrea risolutezza dell'intelligenza, ,che è il più sicuro segno d~un saldo cél!l'atterespirituale » ; quella ferrea risolutezza che è « il coraggio del ,filosofo c·he non ha mai temuto di sfi1dare il senso comune e schierarsi (i) GENTILE ·- Riforma dell'educazione, pag. 115. (i) GENTILE - Ibidem, pag. 115. .

IL CONCETTO DELLO STATO SECONDO GENTILE 509 da solo, con le sue asserzioni apparentemente assurde, contro la moltitudine », di cui-parla il Gentile nel suo gran .libro su la Riforma dell'Educazione (1 ). 1 Può condurre, non perchè questa virtù possa. essere mai eccessiva nel vero filosofo, ma perchè ad ogni passo deve essere controllata, e si deve stare sull'avviso di tutte le possibili trappole, che la troppo ebbrezza della solitudine, « di quell 'aere ra•refatto, che i;}pensiero 'fa -respira.ree in cui si ha da principio .la sensazione che venga meno la vita », può farci trascurare. Difatti a me sembra che iil Gentile non abbia ben viste quelle tesegli dalla dialet-- tica del panlogismo hegeliano. Lo stato suo e di tutti gli altri che vogliono dedu·r.re filosoficamente la forma liberale, o qualsiasi altra forma, è il più alto momento dello Spirito oggettivo : •lo Stato come spirito vivente, la cui essenza è « l'universale in sè e per sè, la razionalitàdel volere ». La quale, in quanto è <( consapevole di sè e si attua, essa è senz'altro soggettività, e, come realtà è un individuo (2 ). E nel governo di questo Stato « è la sog-- gettività come l'unità in-finitadel concetto con se stesso nel suo svolgimento, la volontà dello Stato, che tutto sostiene e tutto decide, la più alta cima dello Stato - e l'unità che compenetra tutto : il potere governante del principe ». (3 ). E così ric:adendo nella Filosofia dello Spirito del I 'Hegel av,rem,moperduto quella più alta cima che il pensiero aveva conquistato sull 'Hegel nella f_~ogica come scienza del conoscere, e sarem·mo risospinti in quelìa trascendenza cl1e pareva definitivamente scon,fìtta. Nella trascendenza e nell' astrat-- tismo ; chè quello stato non è più in interiorehomine, . ma all'esterno; esso diventa un ens rationis, non la stessa concretezza della vita dello spirito, in quanto vita politica, nell'organismo di tutte le sue distin-- zioni. Saren1rno anzi in questo concepimento statolatra molto al di qua della stessa ,concretezza conservata dall'Hegel. Chè questi è il celebratore dello Stato prussiano, impernato saldamente sulla volontà dei suoi principi. Per lui « la costituzione mo-- narchica è la costituzione della ragione sviluppata : tutte le altre costituzioni appartengono a gradi più bassi delio svolgimento e della realizzazione deìla • ragione ». ( 1 ) GENTILE - Ibidem,pag. 115. .Per lo meno, dunque, in Hegel quella volontà razionale, che è l'essenza dello stato, è la volontà di qualcuno, costituito dalla stori,a suo strumento o tramite ; è davvero perciò una volontà in cui si rea-- lizza approssimativa·mente la r,agione. Così egli dice, velando di lieve ironia antilluministica il suo tono solenne : H Nella fol'ma perfetta dello Stato in cui tutti i momenti del concetto hanno raggiunto la loro libera esistenza, questa sog·gettività non è unacosiddetta persona morale o una decision-e ohe vien fuori da un.a maggioranza : forme nelle qu.ali l'unità del volere che decide, non ha una esistenza reale - ma, come in1 dividualità ,reale, è volontà d'un .indi-- viduo c·he decide : ,monarchia ,, (1 ). Pur veleggiando pel cielo dell'Assoluto, gittato come un divino padiglione al di sopra e a.Idi là delI 'esperienza pura, Hegel non la perde del tutto di vista questa esperienza ; ,anzi ogni suo sforzo com-- pie per allacciar.la a quel cielo : lo Spirito oggettivo non ·può essere che la concretezza del volere di qualcuno_, :pienamente responsabile perciò di fronte alla storia. VIII. La filosofia di Giovanni Gentile non può farci correre i,I pericolo di perderci nell'assoluta vacuità dell'astratto. Chè non è veramente una persona, un individuo che decide, ma è la St·ato come spirito assoluto. E co1munque, in questo caso, non ci saremmo elevati al sostanziale nucleo_del pensiero, che è l'occulto germe della presente Rivoluzione ; e rimarremmo sempre nell'orizzonte dello stato liberale. ·Chè questo sì ha 1 'ambizione di, sostituire la chiesa cattolica e di sostituirla soprattutto nel mono-- polio della scuola, illu,ministicamente organizzata e quindi in naturale e legittima dipendenza da un qualche bolso pontificato laico.Ma qualunque stiate d 'a'1tronde, come mi pare d'aver dimost•ra~onel su ·,riferito articolo sullylndividuo etc. resta sempre al di qu.a del suo concetto. Là ho detto che « l 'indi-- -viiduocrea lo stato, ma lo stato ricrea I' in1 dividuo ;· ognuno dei due termini è insieme strum,ento e fine dell'altro » ; qui dico che dunque il più perfetto stato ·resta sempre al di qua di quell'universale e vero lo, di quella volontà co·mune in cui vorremmo ( 2 ) HEGEL - Enciclopedia &cienti/ico-filosofica, trad. Croce, 457 (t) HEGEL - Enciclopedia delle Scienze f,loso~che. trad. Croce, pag. . 'J' ( 3 ) HEGEL - Ibidem,pag. 463. pag. 463. • Bibliote a Gin ■ 1anco ..

r .. 510 LEONARDO GRASSI cele,brare e sentire la .nostra divinità. La quale in... fatti o nella chiesa o nella scuola o nella solitaria meditazione o creazione sentendo e celebr.an·do, ri... caviamo nuova forza di proposito e di sacrifizio a compiere i nostri doveri di cittadini e ad assu,mere le nostre -responsabilità pu1bblie1h;e ohe tanto più gravi e dure si fanno, q•uanto più in ·alto si sta nell,a direzione dello Stato. Il Divino assiste nelle faccende pubbliche i conduttori di ·popoli ; solo in casi · eccezionalissimi jnveste ,d'un soffio d' ùragano le pubbliche assemblee. Dalla filosofia di Giovanni Gentile, la quale culmina nella dottrina del Soggetto assoluto o del carattere personale della verità e del conoscere; che arriva a dire : <<· ,la realtà nota alla 1fìlosofia mo.derna è lo spirito inteso come quella realtà appunto che il ,filosofo attu.a filosofando : egli stesso, ·nella posizione e nello sviluppo della propria personalità concreta » ; e insiste in questo concetto e lo prospetta in tale rilievo e lo ridà con tale accento .di commozione e lo sviluppa in un ritmo di così irresistibile dialettica, che veramente si può dire che esso è stato da lui riscoperto e definitiva ... mente riconquistato allo spirito umano : da questa filosofi:a, che è il sangue rutilante della mo·d,emità, si dovrebbe poter arrivare a tutt'altre mete, a tutt ',altre forme di attività politica che non siano quel-- le ~~he in qualche modo si rtrovino viziate dalle nebbie ideologiche del secolo XVIII. La filosofi.a del G,entile spalanca un orizzonte del tutto nuovo ; essa conduce diritta ·a una concezione antidemocra ... tica dello stato, e .an,che a un.a conoezione antide ... mocratica volontaristica, costruttiva, dinamica, rea ... · lizzatrice, e perciò antir,ealistica o antiriformistica, capace di gu,ardar,e sempre avanti e indietro solo quanto ,basti a vedere la direzione di un indice terribilmente t-esoa mostrarci il c.am-mino: conduc,e di... ritta alla Rivoluziorn.e fascista o a quel concetto che di questa rivoluzione chi pensa è obbligato a for... marsi . .Io non vorrei ulteriormente citar me stesso; ma la forza dell'argomento mi vince. All'assunzione di G. Gentile al1 la Minerva, io c·hiaraIIlente vidi, per il fatto di questa .assunzione, eh.e er.a già venuta la ,fine definitiva del vecchio stato liberale. E in un giom-aletto di provincia - chi sta in pro ... vincia non può averne altri - dopo avere accennato aì non riuscito esperimento Croce col vecchio re-- gime e .all'impossibilità che ,riusciss·e, aggiungevo : « Bisognava che il cadavere quatriduano di quello, che fu un giorno lo Stato li,berale italiano, fo!se .. Biblioteca Gino Bianco rimosso e seppellito, perchè potesse risorgere un' altra volta quella f.ede e rinverdire la spera,nza di un rinnovamento totale nel nostro istituto scolastico. Noi oggi, ,dopo questo primo atto, che apre il gran dramma di ,qu,elseppelli1mento, in quest'ora per davvero 1memorabile, in cui una tarlata impalcatura p·o• litica si è d.i già sf.asci.ata o si va sf,asciando, sotto il soffiod'una potente volontà di conquista, noi oggi ritorniamo a cr,edere e a sperare. Questa fede e que ... sta speranza, d'altro lato, non avrebbero potuto crearsi un più alto sim.bolo e un più saldo appoggio del nome di Giovanni Gentile. L'.avvento del Croce alla •Minerva fu il germe che ha maturato questo magnifico frutto del Gentile, a capo dello stesso Ministero, ma in un ambiente politico purificato. In conclusione, per quanto il Gentile apparte~ nesse ancora al partito li,berale e vi continuasse per un ;poco ad appartenere, nel suo pensiero io trovavo il definitivo su·peramento del liberalismo. ' IX.. Lo stato moderno non può essere liberale. Forse esso non lo è stato mai, fuori dell' lng•hilterr.a, come pratica pol~tica. E si deve notare che stato liberale non volle mai dire un modo empirico di governo, sibbene un principio di diritto pubblico, secondo il quale i rapporti tra individuo e stato sono così determinati, che i poteri di questo sono ridotti al minimo. E .forse tutta la storia d'Europa, dalla Ri .... voluzione .f,rancese ad og,gi, nasce dalla contraddi ... zione fra quel principio, capace solo di vivere nel1., ambi,ente ·econo1 mico-geogra.fico-politico ..r.eligioso inglese, e voluto applicar•e univ-ersalmente, e la con... creta r•ealtà storica, le necessità di difesa d'ogni nazion,e continentale, che ha dovuto continu.amente infirm.arlo, conservandone la maschera. In Italia poi il liber.alismo - e scotta la lingua a dire lo Stato - nulla è stato, all'infuori di quella masche.ra e del conseguente cameval,e demagogico. Comunque quel ... la concezione non può essere più concepita : e lo stato che ,dovremo costrurre o ricostrurre con la nostr.a fede e il nostro amore, non sa,rà certo quel vecchio stato, su cui si volesse passare una verniciatura idealistica. Non si può trasforim.are una laicità da negativa .in positiva, senza c·apovo,lgere dalle fondamenta ogni istituta, che comporti sole la pri ... ma e non comporti assolutamente alcuna volontà

IL CONCETTO DELLO STATO SECONDO GENTILE 511 nazionale, il proseguimento d'un qualche fine sto- istanti », la conclusione deve essere che lo state rico, che trascenda l'individuo a sè subordinandolo: debba nascere dall'educazione religiosa dei cit1 ta-- non com•portidunque alcuna volontà universale che dini o d.alla vit~ spi1 ri 1 tuale d'un popolo, espresso non sia il falso universalismo negativo, inerte, pa- -:I.all'anelito,religioso diffuso, che avrà saputo costicifista, umanitario o cosmopo1 ìtistico, ed è perciò ~uirsi i suoi centri d'irradiazione e di dottrina : uno repellente all'impero d'una qualsiasi forma di vita ~tato, che non solo debba rispettare la religione, religiosa e soprattutto a quella forma che il Gentile ma ad essa, cioè a tutte le organizzazioni religiose è andato teorizzando o dialettizzando come laicità - che non sarebbero religiose, an,che se positiva- _S'Jositiva. mente laiche, se non fossero ani1 mate dallo spi.rito Se veramente lo stato non è inter homines ma di proselitismo e non ricercassero come loro essen- . in interiore homine, « non quello che vediamo so- ziale attività la scuola - debba affidare l'educa ... "'l-radi noi, ma quello che realizziamo dentro di noi . · zione dei cittadini, limitandosi a sorvegli.are e procon l'opera nostra di tutti i giorni e di tutti gli muoverne ogni focolaio. CARROZZERIA E. G A R A V I N I. & C. TORINO · AGENZIE DI VENDITA ROMA - FIRCNZ~ - MILANO Biblioteca Gino Bianco LEONARDO GRASSI •

r DEL POETA TRILUSSA Trilussa, si può ì A ·, . . . vanti .... L'arsenale del poeta accoglie abitualmente gli ospiti più disparati: perchè Trilussa è .l'amico di · tutti. Non è a\'aro di sorrisi e di affettuosità. Con· · nessuno. Sopratutto con le donne (quante yittime ... ·ha sulla coscienza il nostro Tri?) le quali subiscono il fascino di quest'uomo alto 'f quanto un corazziere (statura regolamentare) dagli occhi neri e pensosj e dalla grande anima di poeta. Che egli sia un delizioso causeur, un seduttore, è cosa universalmente risaputa, ma che il poeta unisca a que-- sta sua caratteristica anche quella di farvi incantare dai suoi pupazzi di legno - veri capolavori d' arte riuscirà affatto nuovo · ai lettori. Già, Trilussa ha un teatrino nel salone centrale, un teatrino re- . centemente inaugurato, a fianco del... pulpito su cui egli scrive e con una buona provvista di attori e di attrici da fare invidia al più consumato impersario di teatrini girovaghi. Scommetto che se egli affrontasse il pubblico delle piazze d'Italia... provocherebbe la crisi . delle marionette. Non manca la scena drammatica o sen- . timentale, i1 fattaccio, la commedia, la farsa esilarante. L'autore improvvisa, cioè l'autore-attore che si esibisce cotidianamente ai più intimi (adulti, si capisc~, perchè i bimbi non gli darebbero _Piùpace!) Ecco tl poeta che fa parlare la prima attrice E una movimentata scena di adulterio: - « Si, vieni tesoro, ma quando non c'è mio marito ... quel vecchio bruttone ... ». E lui: - « Amor mio, non amo che te solo. Per la vita e per la morte ». Non vi spaventate, commenta Trilussa. Anche Bib ioteca G.· • questa è una commedia: quella di tutti i giorni e di tutte le ore. Sono le frasi di circostanza .... Fra una sigaretta e l'altra, ho domandato al più bizzarro grande poeta dialettale italiano : - Trovi anche nei pupi i temi per le tue poesie : - Altro che! Pensa che il pupo è un soggetto. A molti, fa ridere, a me, invece, fa pensare .... Come dargli torto? Si può forse dar torto alle marionette di Pier W olf? Il popolare e acclamato commediografo francese ha caratterizzato la società~ noi attori della \; ita, in quei tre atti meravigliosi ... Ma avviciniamoci meglio al poeta, colto alla sprovvista nell'intimità della sua vita. Si dice che Trilussa viva solo, solissimo, in un' ampia casa a pianterreno in un o dei quartieri più aristo cratici di Roma. Vero, ma fìno ad un certo punto. Perchè T ri--- lussa è solo ed è anche in compagnia. Il paradosso trova la sua logica spiegazione nell'ambiente del geniale, profondo, caustico osservatore e descrit .... tore dell'istinto umano ...• L'istinto! « Anche la donna onesta quando piove, che fa i> Sàlza Ja vesta ... » Non ho mai visto una casa più ingombrata ed ingombrante di quella di Trilussa, più fantastica e rivoluzionaria, più solenne e più gaia, insieme, più antica e moderna, più passatista e futurista... L 'arse,., nale. È la parola giusta per definire la dimora di Tri. Lo dicono collezibnista di tabacchiere, di portasigarette, di pantofole, di amuleti, di cimeli preziosi. Egli è collezionista di tutto ciò che di più interessante, originale, inverosimile e artistico si possa immaginare. Ma se osservate attentamente tutto quel po' po' di roba buttata alla rinfusa sui tavolini, per terra, sulle mensole, riconoscete subito che ovunque

DEL POETA TRILUSSA 513 « Ner mejo che un Signore e' na Signora, Marito e moje, staveno sdraiati Su la riva der mare, scappò fora Un Coccodrillo cò la bocca aperta E l' o:chi spaventati. La moje, eh' era sverta, S'aggiustò li riccetti e scappò via: Mentre eh' er Coccodrillo, inviperito, Se masticava il povero marito Come magnasse un pollo all'osteria. Siccome er Coccodrillo, pe' natura, Magna l'omo eppoi piagne, pure quello Se messo a piagne' come' na creatura : Ciaripensava come li cornuti E risbottava un artro piantarello, Tanto eh' er giorno appresso, a l' istessora, Ner rivedè la povera Signora Principiò le lacrime e li lagni ; Sperava forse che s'intenerisse : Ma invece, si! la vedova je disse: - Dio mio, quanto scemo ! Ancora piagni? - L'ANGOLO PER GLI AMICI CHE VENGONO ... IN TUTTE LE ORE ... Ha ragione dunque, nella dedica che accompagna un ritratto somigliantissimo,. il Grande poeta soldato, i 1 quale domina~ al ·posto di onore, accanto al Duce. << A Trilussa~ poeta ... Mussolini>>. Perchè il Primo Ministro d'Italia è amico personale e sincero ammiratore di T ri: come lo chiamano i suoi intimi. Lo segue, lo domina il senso, sviluppatissimo, di un vero grande artista. Trilussa è l'autentico buongustaio del Rina ... scimento, vissuto alla Corte di Lorenzo. La tradizione di quell'epoca continua nella sua opera e nelle sue manifestazioni. Non è forse il nostro poeta un tipo assolutamente di eccezione? Al pubblico che non sa egli può forse sembrare UI)O strano individuo; piombato dalle delu ... sioni di una vita movimentata in questa casa miste- . . r1ose e immensa ... Niente di più inesatto. Trilussa è invece, per coloro che conoscono e analizzano gli uomini intellettivi della Rinascenza, il continuatore geniale di quello splendore. Anche perchè non manca in lui il gran viveur e il gran signore, l'uomo di coraggio, cioè l'uomo uomo - e il più fedele amatore delle diavolerie notturne, l'ammalato di no .... stalgia per un luogo o per un 'opera, il collezionista d'arte, l'uomo di studio e il poeta sempre felice e profondo. Contrasti, come vedete, che nella sostanza armonizzano e çreano il magnifico Trilussa, idolatrato dal pubblico .... A questo pensavo, raccolto in un an ... golo del suo ampio studio, dalla grande vetrata protetta da tendoni, mentre le innocue e numerose bestie: tigri, le9ni, pantere, elefanti, tartarughe e coccodrilli, mi ricor .... davano le parole di Gabriele d'Annunzio: legge, lo incoraggia. E Tri è orgoglioso di questa benevolenza. Quel Tri che ha una legione di lettori noti ed oscuri, italiani e stranieri. La posta che egli riceve e si accumula e forma delle piramidi ne ·è l' indice più sicuro·. Il suo pubblico è una legione: dai Principi reali, alle nostre Principesse (la Principessa Giovanna, specialmente, è costante lettrice dei Sonetti e delle Favole). Dalla Duchessa di Aosta che gli dedicò il suo mirabile volume sull'Africa~ alle più grandi dame del mondo aristocratico internazionale, da romanzieri, poeti, scrittori, giornalisti, attrici, attori, agli uomini politici oggi più in voga. « A Trilussa, poeta degli animali parlanti, il parlante animale Gabriele d'Annunzio >> il quale è legato da antico fraterno affetto ·al « mirabile favolatore >>. Ai mie piedi un coccodrillo sembrava volesse dirmi: lui solo mi ha compreso e mi difende dal genere umano che nes ... suno conosce quanto Tri.... LE SCALETTE CHE CONDUCONO AL PODIO: LA SCRIVA TJA DEL POETA. Biblioteca Gino Bianco •

• 514 Tutti lo desiderano, lo circondano e lo inducono a raccontare .... Perchè Tri quando parla è c~pace di tenervi soggiogato per lun- ·ghe ore alla sua parola piana, chiara, metallica .... Sfilano gli aneddoti, leav... venture più o meno decoltée, i giudizi su uomini avvicinati e su cose di ieri e di oggi. È un gran- .de semplicione. Felice quando può rendervi un piacere. Non si starièa mai. Eppure lavora, e molto, e si diverte, e mol>,, tissimo. Dorme poco. E sfida chiunque per la pie-- , nezza della salute e ·la ~ · vivacità inesauribile del1'eloquio elegante e sem- • · pre misurato e corretto. Anche la boutade è contenut~ nei limiti della decenza. Spiritoso, senza es... se( volgare, tanto vero che anche le orecchie più pudiche possono ascoltarlo :senza tema di arrossirf\. Per ~quanto sia molto difficile ·che oggi una donna arrossisca per pudore. Solo alla scimmia: FRANCESCO GERACE L'ALCOVA SOTTERRANEA DOVE SI OFFRE IL VERMOUTH AGLI OSPITI. ... ..... ramente, ma sempre dietro una velatura assoluta- ; mente sua, a quelle si- · gnore amanti delle risposte roventi. Un giorno, una signora poco pudica .... gli disse a bruciapelo : - Trilussa, avete gli occhi del bue sentimen- · tale .... E lui: t - Allora, signora, domani ci vedremo sul prato .... Anche questa è una favola. - Peccato, osservavo al Poeta, che non l'hai eternata in versi .... Quan- ' ta filosofia! - Già, fece egli, ma io annoto nella mia memoria: perchè vivo, osservo, studio tutti per fare il poeta. Il poeta non si fa che vivendo e osservando tutto ciò che ci circonda. Il segreto è quello di saper affrerare l'attimo per unirlo all'estro .... Così nacquero le principali /avole e i sonetti. - E Tri tacque. arrossisceer cozzetto per pudore..... Eravamo quel giorno soli, nell'alcova. Il poeta, sedette davanti ali' harmonium che suona con vera maestria. La musica lo stimola e sopratutto gli allena l'orecchio all'armonia. Ma Tri è nato poeta, perchè il verso, anche quando egli improvvisa, vien fuori bello, pulito, completo, ricco di pensiero e di Ma il poeta preferisce mantenere la sua linea. - Di tanto in tanto, in un orecchio ... perchè egli non vuole... rimorsi e le donne presenti potrebbero svenire ... vi parla più liberamente, come parla libe- • ritmo. I ... ' - . ( t • , . " Bibliotec G·no ··~·La formica se chiuse ne la tana; Ma, ner sentt che la Cecala amica Seguitava a cantà tutta contenta Uscì fora e je disse: - Ancora canti? - Io? - fece la Cecala - manco a dillo : Quer che facevo prima faccio adesso; · Mò ciò l'amante : me mantiè quer grillo Che' sto giugno me stava spempre appresso ..... Che dichi ? l' onestà ? Quanto sei cicia ! M• aricordo mi nonna che diceva: , .. Chi lavora cià appena una camicia, E sai chi ce n' ha due? Chi se la leva ..... - • 1anco FRANCESCO GERACE .. •

IL RITORNO .DI MAZZINI Se vi è un segno indubitabile della rifiorente giovinezza di guesta nostra Itali a fasci sta, esso ci viene offerto dal ritorno dello spirito di Mazzini nella mente e nel cuore degli ital,iani della Rivoluzione. Ogni volta che la Nazione ritrova sè stessa, si stringe intorno alla sua bandiera, aderge la sua volontà decisa verso l'immancabile suo impero nel mondo, la _profetica ombra ·del Maestro aleggia su .pel cielo della grande Patriia. Mentre, negli oscuri silenzi del dubbio, nello squallore desertico della rinuncia, nel tumulto insano delle negazioni della realtà patria, Mazzini ,è lont~no - oh, quanto ! - e più voci grosse e bugiarde ne invocano iii nome, per farsene scudo delle loro miserie, e più quel nome resta senza eco, quasi che fosse gridato contro il mare in tempesta. Sacerdote della religione della Patr,ia, Apostolo della sua unità e della sua grandezza, ,Mazzini vive nello splendore e nel rifiorire del sentimento patrio, grandeggia quando l'Italia è i~ alto nella considerazione del mondo. Nella vecchia ltaliuzza del suffragio un,iversa.Ie, Mazzini non era che il segnacolo di un piccolo partito politico, e nove decimi di tutta la sua opera, come quasi tutto il -suo cinquantenne apostolato, erano pretermessi, per illustrare la parte polemica, cioè la più caduca, della sua produzione ,intellettuale e dei suoi atteggiamenti politici. Invano Giovanni Bovio ammoniva i faziosi ed i partitanti della sua epoca che Mazzini non apparteneva a nessun partito politico, ma si doveva considerare come un « Fondatore di civ.iltà », come un punto luminoso nella storia del pensiero umano; inutilmente citava quanto Mazzini aveva detto fin dal 1831, per scolpire il lato fondamentale della originalità del suo sistema filosofico e politico: L'epoca degli individui è sfumata. Siamo all'era dei principii. Inutilmente lo stesso Bovio lo proclamava, certo sotto l'influsso dell'epoca grigia dell'Italia di quel tempo, « più grande dell'Italia e pari all' Uman-ità ». Così come lo aveva definito « auguratore e contempo- · raneo della posterità ». Conti,nruavano invece i baccanali dei repubblicani - socia.Ii e dei demo-massoni ad invocare Maz2:iini nelle feste del 20 Settembre e nelle manifestazioni dell 'anticlericalismo ; continuavano a segnare del suo grande nome le Logge e le Leghe ; rutti gli essudati di tutti i bassifondi politici internazionali pareva che avessero avuto una conoscenza personale e diretta con l 'Apostolo nostro. ,Ma il nome, il suo gran nome non aveva risuonanze nè pei triangoli, nè per i serpenti verdi, nè Gi o Bia e nelle lotte detle Leghe contro i padroni. Pareva senza eco. Il materialismo, che aveva v,into in nome del marxismo, aveva relegato Mazzini alla parte del servo sciocco, lo aveva costituito capitano di un esiguo partito politico italiano; lo aveva nominato capo spi1ituale dei « liberi pensatori » o cc Nume tutelare » di un certo umanitarismo internazionale di dubbia lega. Ghe era rima,sto più di Mazzini ? *** MAZZINI, ecco un nome ohe è tutto un programma~ una dichiarazione di fede, una testimonianza di italianità, se espresso con cuore s.incero; ecco un nome ohe sta tra la leggenda e· la storia, tra il mito e la realtà, tra il passato e l'avvenire. Tre .sillabe sole che comprendono tutta la storiia del nostro Risorgimento, la sua parte più eroica ; la parte più poetica del secolo XIX, in Italia e nel mondo. Chi parlò, pel primo, di Unità d'Italia, dopo Dante ? Chi vide la sua Patria, unita e libera, libera pel valore d,ei suoi figli ed unita contro lo stran,iero, prima che il sogno divenisse realtà, attraverso il sangue dei martiri ? Lui , Mazzini . Altri, prima e dopo di lui, balbettarono di federazione e di ingrandimento del Piemonte. Chi disse: « La Patria io l'amo prima della libertà» ? Lui, Mazzini, dopo la eco profonda degli enciclopedisti, dopo la Rivoluzione Francese. Chi parlò di Dio nel secolo del mater,ialismo, del1 'ateismo, dell 'indiff erenti•smo poli tic.o, morale e religioso ? Mazzini. Egli ·scuoteva la pigrizia dii secoli, nel nome di Dio; egli combatteva la opera negativa della Carboneria, indifferente ai profondi richiami dello spi1ito. Gridava: cc Avanti, dunque, e fede. Credete e vincerete; credete ed operate. L'azione è verbo di Dio; il pensiero inerte non ne è che l'ombra; quei che disgiungono il pensiero e l'azione, smembrano Dio e negano l'eterna unità; coloro che non sono presti af testimoniare la loro fede col sangue, non sono credenti». Era Dio, ,invocato per l'Italia, chiamato a guidare il tSUopopolo, la sua Roma, alla nuova potenza ed ali' eterna salvezza. Era Dio, chiamato a confortare il dubbio, a benedire il sangue, a far da testimone ai solenni giuramenti degli Apostoli della Patriia. « Sia il cittadino pronto al sacrificio e tutto sarà superato e l' Italia sarà. Galileo disse : Eppur si muove. - Oggi tutti lo sanno. Fede ed Azione. L' avvenire è nostro ». •

,. 516 RAFF AEILE DI LAURO • I Ed aveva ancor detto: « L' ltalia sarà grande se, liberandosi, dalla turba codarda e immorale che oggi la domina, intenderà un giorno il proprio dovere e la I propria poi enza ». Parole profetiche, che dovevano, nel 1922, essere coronate da1 lla Rivoluzione del Fascismo liberatore ! *** Allontanandosi dalla rea,ltà politica patria, nel fosco periodo del piede di casa, delle rinuncie, della demagogia trionfante, del •materialismo oppressore ed eversore i tut•ti ,i culti, Mazzini non poteva ritornare in Italia, che col Fascismo. Come il Grande, nella fortezza di Savona, così Mussolin,i nel 1914, sentì la tempesta del dubbio e si offerse campione della patria e della sua grandezza. Era nel primo, in Mazzini, lo iSlancio dell'apostolo ohe pres•entiva: - « 11 seme sparso Jruttifecherà dopo di noi e il pane gettato sopra le acque sarà di nuovo trovata»; il senso religioso c:he ammoniva: - « Salva l'anima altrui e lascia cura a Dio della tua ». Eppure la tempesta del dubbio ·era alta co1 me un nembo sul suo capo e sul suo cuore : - << Quando io mi sentii solo nel mondo, mi arretrai, atte,rrito, da~ vanti al vuoto. Allora in quel deserto mi si affacciò il Dubbio. Forse io erravo e il mondo aveva ragione. Forse l'idea che io seguiva era un segno. E se ,questa Patria non Josse che una illusione ? ». Come Mussolini, nel 1914: - cc Debbo parlare o tacere ? conviene che mi ritiri sotto la fenda come un soldato stanco e deluso o non è invece necessario che io riprenda - con un'altra arma - il mio posto di combattimento ? » · La convenienza lo indurrebbe a rit,irarsi in dispar ... Biblioteca Gino Bianco te; l'egoismo lo trarrebbe alla quiete del riposo. La necessità lo spinge alla lotta, la fede nel futuro lo trascina alla battaglia. E si tratta della battaglia suprema, quella ingaggiata per i1 mpe,dire che l'Italia tor~i 1 indietro nella sua storia, retroceda dal suo posto d1 Grande Potenza; si tratta di .battaglia dalla quale non si potrà usciresenza ferita, ·nella quale si dovrà porre in gioco tutta la vita, pur che la Patria non muoia. Si tratta della battaglia per la libertà di servire l'Italia e di prepararle il suo secolo d'oro. E la prima lii:bertà gli appare, luminosa - « libertà di tornare a Mazzini, rse 1\1.azzini dice alle nostre :anime aspettanti la parola che ci esalta in un senso superiore dell' uma.. nità nostra n. Mussolini capisce chiaramente che quando Mazzini è rittornato, la Patria ha vinto; egli conosce la obliqua guerra che il mater1ialis,mo del secolo ha mossa al G,enovese; occorre liberare il Popolo d'Italia dall'oppressione straniera che gli impedisce il ritornodel suo Ero·e. V'è una lilbertà per i Popoli, come ve ne è una per gli ind1ivi 1 dui. Questa ultima è contin ..· gente; la prima ,è eterna. Not1 basta •essere li~beri politicamente, occorre es~ serio nello spirito. A qu.esta interiore liber 1 tà tende Mussolini. cc Mazzini si riconosce - esclama - in questo che pareva << popolo di morti » men·lre aveva nel segreto· le sorgenti di una inestinguib-ile vitalità ». E da a,llora, da quando la Rivoluzione ha fatto sohiudere ali' aquila ,d,i Roma le ali al gran volo, Mazzini è ritoma 1 to alla Patria italiana ed il suo definitivo, r,itorno rende invincibi,le il Fascismo e fa sicuro l 'avvenire dell'Italia rinnovellata nel gran segno dei Littori. RAFFAELE Df LAURO

ROCCO DE ZERBI Al compiersi de' sei lustri, nel 1923, dalla morte di Rocco de Ze11bi, la Tribuna deplorava l'oblio cui fu dannato il nome di lui. Mi associai alla deplol'azione, tanto più volentieri quanto -meno essa toccasse me che, solo in Italia, rievocai p,iù volte la memoria del de Ze11bi in riviste e giornali ; mentre colo,ro che si erano giovati di lui vivo, lui morto dimenticavano screanzatamente. Anche la rievocazione, però, apparsa nel giornale romano, incespicò in molte inesattezze, e non rese .la figura originale del commemorato; come quella che veniva da ch,i provatamente non lo conobbe di persona, e dovette rasse- _gnarsi a riferire quello che potè apprendere da altri ; . accrescendo il mio rammarico per la constatazione del1 'ostinato silenz,io, di quei tanti i quali avrebbero potuto - ed alcuni, anzi, avrebbero dovuto - deporre sulla tomba precoce dell'amico l'omaggio d'un pensiero cortese, se no-n pure riconoscente ! Quasi un lustro è ormai corso, d'allora, e nessuno raccolse l 'in- ·vito; ma, come rivolgendolo a me stesso, io ne riscrivo; a dimostrare, almeno, che non sono ingrato; e che la fraterna ,benevolenza, ond' egli mi gratificò, -gli rendo commosso, dopo trentacinque anni dall'ama- . Ia separa21one. *** I più di coloro, che scrissero di Rocco de Zerbi, -caddero in un errore preg,iudiziale, arrampicandosi per le ispide falde delle gare politiche, dalle quali egli Taccolse poche rose con moltissime spine. L' avvin- ,cente personalità di lui, letterato, giornalista, oratore, uomo d' azione, polemista; dolce e,d amaro ad un tempo; iimplaca1bile con gli avversari, e pur sovente con essi indulgente dltremisura ; audace in ogni contesa ; generoso in ogni vittoria ; tenace negli affetti, ,e pur talora pronto a mutarli ove li riconoscesse malposti; quella personalità pareva ne compendiass~ ·molte, varie e distinte, se non diverse. Fr.a lui giornalista, e romanziere, e critico, e deputato, e schermitore, e uo,mo di società, erano diversità grandi; le· -quali si appianavano e si fondevano nella maschia tempra; e gli si confeJiivano la facoltà di dominare - le persone, come le collettività, irresisti1bilmente. E questa personalità, ecceziionalmente geniale, va rimessa in luce, perchè piaccia a chi non la conobbe, co•me piacque a noi che non pure la conoscem1 mo, .l'amammo. Rare volte fummo d'accordo, e pure non 1,itigammo mai; nessuno gli volle bene quant'io glie ne volli. Aveva esattamente venti anni più di me; sì che ali' inizio de' nostri rapporti io mi tenevo quasi Bi oteca Gino Bianco in sogge2iione di lui, celebrato scrittore e parlamentario di grido. Ma egli volle che quella schietta amicizia si mutasse in consuetudine, che g.li dessi del tu, che anteponessi le ragioni del cuore a quelle del calendario; e non è a d,ire se io me ne sentissi, a buon conto, lusingato. Dovunque lo incontrassi, reclamava da me il tributo del più giovane ; ed era l'offerta di un sigaro, eh' egli fumava più volentieri - diceva - perchè rappresentava l'omaggio di un amico e quello d'un avversar1 io fusi insieme; ed io g1i 1 ribattevo: - avversario no, dis-senziente soltanto. Avversari ne aveva, ed erano forti; ma non mai quanto lui, che li fronteggiava senza esitare. Candidato politico al quinto collegio di Napoli, dovea parlare ai suo1ielet,tori nel ·grànde salone dell'istituto tecnico di Tarsia ; ma il partito oppositore, avvalorato ,dall'appoggio del governo, gli pose · alle calcagna la teppa ; ·ed al comizio intervennero sinistri figuri, i quali aocolsero fischiando l'oratore. Egl1i li investe gridan-- do: - La canaglia che fischia... Ma i fischi aumentano; ed egli, montato sulla sedia, grida di nuovo: - La canaglia c1 he fischia... I fischi continuano assordanti; ed egli, saltando sulla tavola; urla: - La canaglia che fischia... ascolti ,invece di fi-schiare, o se ne vada ! E nessuno fischiò più: con la voce, con lo sguardo, col gesto li avea soggiogati ? Non so, ma so· che cessarono i fischi, ed egli parlò acclamato. E, dovunque fosse, in adunanze pubbliche o private, doveva pairlare: il pubblico - il grande, l'eletto come ,il modesto e ,popolar·e - reclamava imperiosamente la sua parola, ricca di colore, cal,da, erudì ta, elegante, incisiva. Nel 1884 si fecero in Napoli le elezioni amministrative, con lista concordata fra le varie associazioni politiche ; le quali erano rappresentate da un comitato centrale, composto dei presidenti e _dei segretarì di ciascuna. Quel comitato, nella sede della « Costituzionale » era presieduto, di diritto, da Ruggero Bonghi, ma d~fatto, da Guglielmo Capitelili; vi appartenevano Rocco de Zer-bi, Salvatore Fusco, poi Senatore del Regno, · En:rico Ungaro deputato, Gregorio MoreUi, eh' era stato Ministro, ed ,a,ltri egregi ; e faceva simpatico contrasto con l'autorità dei president,i il giovanile ardi,mento dei segretarì ; fra i ,quali io rappresentavo il « Comitato napoletano », ed ero. cer.to il più giovane, essendo da meno Kli due anni mag-giorente. Fu ,deciso di tenere due comizi nel•la sala di Tarsia, « ri1fugio dei ch,iacc·hieroni » come 1diceva celiando il Bon,ghi. In ciascuno d\i essi doveva essere illustrato, da componenti il comitato, il programma elettorale ·concc-rdato. Avvenne, però, che quasi tutt,i · •

Bi .... , . 518 GAETANO DE FELICE i presidenti erano ad un tempo candidati, e ripugnava lorq dii parlare « in causa propria » mentre qualcuno - come il :Bonghi ed il Morelli - non poteva per malferma salute o grave età, e qualche altro semplicemente non avrebbe saputo acco~zar nome con verbo ! De 1Ze11bi non era candidato : ,}'oratore ,ideale sarebbe stato lui ; ma una raucedine malcreata lo rendeva q.uasi del tutto afono. Si do.vette ricorrere ai •segretari, che portassero ai comizi il pensiero dell 'alleanza; epperò fu.mmo scelti l'avvocato' Alfredo Calabritto ed io : io dovevo parlare al primo, quegli al secondo; e così ·fu fatto. · Innanzi ad un uditorio multiforme ed innumerevole io dissi arditamente' quel che occorreva dire ; e dovetti cavarmela discretamente, a giudicare dagli applaus,i degli ascoltatori e da una forte (troppo forte !) stretta di mano del de Zeflbi; il quale, a -~ua volta, cre,deva di cavarsela con essa. Ma s'ingannava; chè subito cominciarono le grida per -farlo pàrlare. Egli ~i scher,miv1 a co' gesti, mostrando di non aver voce; ma il pubblico non gli dava tregua, e 11ipeteva incessantemente : <<Parli de Zerbi ! ». Allora si levò e disse piana-mente, mentre nella sala si -faceva un religiosò silenzio, di non poter parlare pe:rchè non avea voce; ma che, se pur l'avesse avuta, non avrebbe parlato, nu.fla avendo da aggiungere a quel che avevo detto io. « Badate, soggiunse, ,eglii ed io si1 amo come l 'alpha e l'omega, non mai d'accordo in questioni di pu·bblica tutela ; ma ora che gli estremi ·si sono inco-ntrati, provando col fenomeno di essere nel.la verità, non 1 li turbate; seguiteli, invece, e votate con loro. )) Gli astanti fecero un'ovazione a lui e, per riflesso, a me che celebravo così il mio battesimo oratorio; poi seguirono il suo consigliio e votarono con noi ; che pertanto vince-mmo. *** Rocco de Zerbi pubblicò nel J 858, per l'editore napoletano Rondinella, un « ,Florilegio letterario >) e, se si consideri ·eh' eglii era nato a Reggio Calabria, di nobile famiglia oppidese, l' J J giugno J 843, si v~de ,chiaro che avea scritto quel libro a pena quindicenne. E l'anno dopo concorse al premio dell'Accademia Pontmiana con un lavoro su <<Pier dal,le Vigne _e il suo te.rapo ». Non l'ottenne, ma ebbe una ,, ,menzione onorevole » che, per l'entità del•l'argomento ed 1il rigore dei giudici, valeva dieci pre,mì, a_l'letà sua. Quelle prime armi letterarie furono segno rivelatore de.I pubbLicista che si annunziava, innestando I~ più or~ginal~ ge,nialità sul più ardente amore di P?tna. ~a111ibal?1no~ell~ prima igioviinezza s;capilr• ghata, poi uflìo1ale dell esercito, combattendo sul Voltu~no e co~tro l'Austria, egli collaiborava nelìa cc Patria >) che 1n quel tempo pareva un grande gior-- nale. Ma, smessa la divisa militare, si diè tutto alla ~tam,pa; e nel 1868, soltanto venticinquenne, fondò !il ?i~col? che fu sempre il <<suo)) giiornale; ebbe i bei giorni della sua affermazione, e si spense quando ·oteca Gino Bianco egli lo lasciò. Giornale personale, è nale per tatti,_ nella struttura e nella tale. . vero, ma g1orlarghezza ospiCollaborarono attivamente col de Zel"bi Matilde Serao, Vincenzo Morello, Edoardo Scarfogl,io, Roberto Bracco, Eduardo Boutet, l\tlario Giobbe; e poi: Achille T oreUi, Giorgio Arcoleo, Vincenzo Riccio, Eugenio T ofano, Dario Peruzy, Raffaele Parisi, Valentino Gervasi. Con tal,e corona no,n era egli un re ~ M,a po,i vi collaborammo tutt,i, con quella collaborazione spicciola, disinteressata, fatta per simpatie; la quale concorse a rendere quel giornale come un ce,ntro di attrazione. L'attrazione, a dir vero, era ,lui; noi eravamo gli attratti, e costituivamo una categoria a parte, c:he prescindeva dal colore politico di ciascuno, e ci affrate·llava nella più serena discrezione. lo sta,mpava, nel 1883, la strenna <<Aenaria )> per il disastro dell' 1isola d'Ischia~ ed andavo pertanto ogn1 i giorno aHo stabilimento tipografico de Angelis, dal quale era edito il cc Piccolo )). L'ufficio di reda- ~ione del giornale era attiguo alla tipografia ; e, naturalmente, mi feiimavo più volentieri fra colleghi, che non nell'officina. Il revisore delle bozze si chiamava con Ul\ nome strano che non •mii torna a ,mente, e preten,deva « correggere )) anche i manoscritti, riuscendo quasi sempre a storpiarli, e meritando di essere <ecorretto)) a sua volta, e sul serio, dal direttore. Un giorno egli trova stamp~to sulla bozza: cc L'Inghilterra coi suoi tesori è riusoita a colonizzare mezzo mondo, ma non a m-ettere d'accordo la razza celtica con la gaelica )). Riscontra l'origina.le ; il tipografo ha composto fedel,mente. Ma che vuol dire quella parola eh' egli non ha letta, nè udita mai ? Non è egli iii « correttore )) ? Eccolo dunque <<correggere )> la s,trana pa- · ~ola nel modo che gli par giusto ed ev,identè ; e per 11 quale nasce al mondo una razza ·nuova, la << gallica)) ! Legiendo il giornale, ne ridemmo tutti, meno lui, il revisore, cui de Zerbi osservò crucciato : ,e Voi inventate le razze ; ma che razza di correttore siete voi ? )> Pare impossibile che un uomo solo bastasse a far tante ~o~ quante ne faceva il de Zer.bi : il giorna,Ie, 11 h•bro, 'la conferenza, la Camera; ogni giorno, ogni ora, senza ,tregua. Tutti gli argomenti trovarono in lui l 'esplicatore largo, gen1 iale, <ebrillante )>. Scrivev~, ?ltre ~~ per il suo giornale, per altre pubblicaz1on1 e r.1viste; e sovente preparava s,imultanea- ~ente scritti diversissimi, destinat,i a veder la luce in stampe non meno diverse; ma <<filavano )) tutti, come diceva, e la contemporaneità della gestazione nul~a to~lieva alla loro originalità. Per quelli destinati _al g1omale, mandava le cartelle in tipografia senza rileggerle ; ma gli articoli fatti per le riviste rig~ardava, e_ spesso li1 mava, avvenendogl.i talora perfino di stra,pparl1, per non esser,ne contento. E seri veva di pol,itica come di letteratura, di sociologia come di arte, di critica come di cronaca elegante. Fra i romanzi : « V,istilia )>, « Il mio romanzo )>, « L' avvelenatrice»; fra le novelle: e<Il ramo d'ulivo)), « Per-

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