... GIU.!EPPE 5AITT A STORIA DELLA POLITICA XII. DALLO STOICISMO ALL'EBRAISMO • Si è visto che il concetto più alto a cui sia potuto· arrivare il pensiero greco-romano è quello dellà fraternità fondato sul principio dell'unità del genere umano. Ma I•originalità· vera dello Stoicismc che propugnava un tale concetto consiste nell'aver perseguito costantemente l'ideale della forza dell'a .. 11imo. Questo ideale rispondeva ad una esigenza generale dello spirito romano, e per ciò segnatamente a Roma lo Stoicismo ebbe una mirabile diffusione. Per altro, nella stessa Grecia la figura di Ercole ha tutti i c~ratteri della magnanima virilità quale sarà concepita dallo Stoico. E a Roma, prima che sorga lo Stoicismo, Bruto, Regolo, Scevola, Decio, come è stato osservato da altri, sono veramente dea)i eroi che si distinsero per la grandezza e fortezza d'animo. Sicchè rettamente si può dire che la dottrina Stoica si celava nel fondo di tutte le coscienze antiche portate a sublimare la forza. Ha dunque un g-rande significato storico che lo Stoicismo ponga come sua dottrina fondamentale il concetto di forza, che assume un aspetto decisamente morale in uno dei più grandi Stoici che noi conosciamo, Epitteto, che di essò si serve per arrivare ad una distinzione netta fra ciò che è libertà e ciò che non lo è, fra libertà e schiavitù. Questa distinzione non soddisfa _noi moderni, che siamo passati attraverso una esperienza molte volte secolare, cioè attraverso I• esperienza cristiana, ma pure essa ha qualcosa di profondamente suggestivo. Basta leggere le prime pagine del Mariua/e di Biblioteca Gino Bianco Epitteto per formarsi di primo acchito un'idea della concezione ardita ed eroica dello Stoicismo. Noi, egli dice, dobbiamo distinguere cose libere e cose non libere. Le cose libere sono in nostro potere, le altre, invece, non dipendono ,da noi, perchè sono dovute al caso o al successo. Sono in nostro potere I• opinione, il movimento dell'animo, l'appetizione, l'avversione, in breve tutte quelle cose che sono nostri propri atti. Non sono in poter nostro il corpo, gli onori, la riputazione, i magistrati, e in breve, quelle cose che non sono nostri atti. Da un tal punto di vista noi dobbiamo distinguere da una parte l'intimità spirituale che è di nostro esclusivo dominio e dall •altra una necessità che sta di fronte a noi, cioè la natura, l'oggetto. Ora se dinanzi a noi c'è un potere oscuro, la necessità, a cui dobbiamo chinare il capo, la nostra libertà si riduce ad una illusione ; in realtà ci troviamo çircondati da limiti che noi col nostro potere non possiamo mai infrangere. Sicchè in E;pitteto che dichiara che nell'intimità del nostro spirito c'è qualcosa che si sottrae alla dura necessità, abbiamo il sospetto ma non la formulazione sicura del principio della libertà. Tuttavia quali concetti luminosì non sono in lui I Il male come male, secondo lui, non esiste : esso è un•opinione. La stessa morte noi la temiamo perchè ci pensiamo. Ma ciò che desta maggiormente interesse è il sentimento austero çhe Epitteto ha del- ., la vit~,
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