Vita Nova - anno III - n. 7 - luglio 1927

30 ___ .__._~~-UNIVERSITÀ FASCISTA ~~::::::~:=:::~::::~=~: • greca assumono la gravitas romana, che racchiude tutto lo spirito creativo del pnp)lo romano. _ ' Ad essa si deve. il più . grande monumento della politica, eh~ è il diritto ròmano. Guardate a Cicerone che è forse la personalità più rappresentativa dello spirito rom1no, di cui rispecchi a i gran ·ii pregi come i ~rand i difetti.- Egli tutte le volte che vuole assumere il lucco del pensatore puro ri~s,:e sbiadito, rettorico, noioso, ma qt1ando si solleva alla trattazion·e di problemi p'"atici o politici, la sua prosa diventa fluida, eloquente, magnific~ ed esprime la concezione coerente, org~ni~a della poLtica romana nella sua ·tradi,ione storica. In qu ~sta tra ,-Jizione storica, djfatti, s'inserisce Cicerone qu~n1o dpline::tnd'l il coflcetto d Q Ila grandezza e della immutabilità dell'ordine politico vi fa circolare un principio f Pcondo che consiste nella coscienz11 che lo Stato è una realtà viva, operante, progressi va ; coscienza espressa limpidamente dal drtto ormai cPlebre: ci1'is romanus sum; il quale implica precisamente l'instaurazione dell,'uomo cittqdino. Gli è per questo che I~ re• pubblica di Cicerone è tanto diversa da quella di Platone ; la quale, come sappiamo, è troppo astratta perchè in essa possiamo sentirvi l'arcento del1 'umanità concreta, lad ~ove la repubblica di Cice- , rone porta l'impronta dello spirito romano, perchè essa non è altro che la stessa costituzione romana, e però raooresenta qu lcosa di pos·tivo, di concreto. In lui, possiamo bPn dirlo, l'universalismo greco si fonde col particolarismo romano. Questa fusione, che è una vera e propria sintesi originale, è stata chiamata Umanesimo, ed è davvero la creazione più plastica e più potente della romanità. Ma qual'è propriamente la repubblica a cui tende con tutte le sue forze Cicerone ? E~sa vien ,dpfinita da lui come res populi (cosa del popolo); donde la conclusione che tutti i governi, qualunque forma essi assumano, dPbbono mirare come a loro fine naturale al bene del popolo. Cicerone, è vero, secondo i quadri tr~dizionali, distingue i governi democratici, monarchici assoluti o dispotici e aristocratici, ma le sue simpatie non sono nè per i primi, nè per i s~condi, bpnsì p~r quelli aristocratici che non pres~ntano i difetti degli uni e degli altri. Difatti nei govf'rni df'mocratici si assi1te a continui mutamenti e tumulti che sono risultati di quel P'incipio della libertà as ~oIuta che conduce al livellamento di tutti gl'individui. Nei governi dispotici o assoluti c'è invece la soppressione di ogni liberBiblioteca Gino Bianco ' Ch sono concetti non nuovi, ma che in Ciceta. e . h , d rone assumono una fisonomia propria, c e e ata dalla coscienza della romanità eh~ è essenzialmente aristocratica. Perciò quando C,cerone pref arisce il governo aristocratico agli a~tri ~sprime ~l sens~ · della coscienza politica proprio dei Romani, perche esso è, come egli stesso dice, il più conforme a natura, e ia quanto tale superiore al governo di- / spatico, dove uno solo non può vedere tutto, non può saper tutto, non può tutto dirigere, ed a quello democratico, d JVe la folla è troppo ignorante e troppo dominata dall~ pas~ione per potere grver• riare con giustizia. Pure di volta in volta a Cicerone sorride l'imm:igine della monarchia, dove il Re è come un padre çh~ tratta i suoi su1diti non come schiavi ma come figli : donde quell'altra sua classificazione, che obb disce in fondo alla ten-- denza eclettica del suo spirito, e che con ,iste nel fissare i caratteri peculiari de Ile tre forme di go-- verno: 1 nella Jibertà che è propria della d ..m. o-- cràzia, 2 nel la saggezza che è dell •aristocrazia, 3 nell'amore che è della monarchia. Anzi per dimostrare come da un punto di vista idPale il go• verno monarchico sia il migliore, eRJi si giova di parecchi esempi. Così ora paragona il Re a Dio il quale pur essendo unico governa tutto quanto l'universo: ora lo paragona all'animo che è il principio unico di tutte le nostre molteplici ope• razioni. In ciò Cicerone segue dappresso le orme di Polibio, non la sua originalità consiste propriamente nella sapiente delineazione che e-gli sa fare della costituzione romana, di cui non è soltanto lo storico ma anche il filosofo. Dapprima ci fa vedere come la costituzione romana fosse in origine quella monarchica. Distrutta la monarchia, essa riappare sotto la forma del Consolato, tanto vero che il popolo continuò ad essere trattato come prima, vale a dire che non aveva se non una parte minima nella amministrazione d ~Ila cosa pubblica. Il senato fu il cardine di questa trasformazione della monarchia, a cui seguì quell'altra per cui sorsero i tribunali, che segnano la partecipazione del popolo al governo pubblico. , .Le lotte fra i patr_izii e i plebei continuano ma esse sono alternate dalla presenza dei tribuni e anche dei matrimonii promiscui, che dimostrano l'importanza grande assunta dal popolo o dalla plebe nell•amministrazione pubblica. Fatta questa delineazione storica della politi-

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