Vita Nova - anno III - n. 7 - luglio 1927

MEMORIE DEL TEMPO DI GUERRA 451 tra-scuratezza: questo è, indubbiamente, ii « montagnardo». Picciole grandi cose che non si tralasciano mai. Domani saremo nel folto deUa battagliia, avremo a canto a noi la morte, e il nostro pugno reggerà una parte del patrio destino. Ebbene, anche là, sotto il gnaulìo della mitraglia e l'urlo della granata, Ronchi Salvoni curerà che il bianco cravattone non faccia una grinza, come Sibille sarà superbo nella sua trascuratezza, simbolo delJ 'alpestre fretta semplice e forte. « Sunt mora virorum », d,ice Chinarelli che è un sofo. l..,a sofia l'accudisce dormendo, e si vede che è questo il miglior sistemà : egli dorme tutto il tempo del riposo, e allor che lo interrogano, più saggio del1 'inesperto Talete, lascia la sua sapienza a casa, e non risponde che a brevi e rabbiosi monosillabi, da buon Socrate seccato. In fondo in fondo si ride e si fa un baccano infernale, profondamente soddi,sfatti che ci facciano rivivere la lontana era del collegio. Niente giornali ; -e si multa chi contravviene a tale disposto, perchè sono tutte vane e infeconde chiacchiere quelle che i .giornali diffondono, e noi vogliamo essere giocondi, e noi vogliamo essere spensieratamente allegri. Si vive la vita attiva. « Oh, com'è bella», brontola, per dir esattamente. il contrario, il ·buon Caccavale che ha abbandonato, volontariamente la pretura sua nel casertano per passare a un reggimento, donde è venuto a farsi allievo. Panciutello, nuovo alle fatiche dei cavalcare, ignaro ceompletamente di vita mi,litare, finisce col confessare: « Eppure, non si stava male al reggimento! » Lo abbraccerei per solidarietà d' idee ; ma non <:redo decente paragonare i miei acerbi venticinque anni a·lla sua trentina suonata e risuonata. III. Il sofo ChinareUi protesta. Lo hanno consegnato asserendo che aveva le scarpe indecentemente sporche, ed egli, in nome della verità e dei lustra.scarpe, protesta. Raduna una specie .di giurì: tutti coloro della prima batteria che, per stanchezza, hanno rinunciato alla libera uscita ; e sottopone ali' attento esame di ciascuno le sue calzature : « Ditelo voialtri ,se sono ·sporche, e se non mi hanno voluto cc sfottere ». Il giurì ha un collettivo ruggito di ri,bellione di -commovente effetto: pare persino che .si accinga a intonare la classica frase rigolettiana : cc Si, vendetta, tremendavendetta... ! » ma è molto più dimesso; invece di un coro intona una serie di buone frasi : « È una vergogna ! » cc ·Ma che vogliono di più lucido ? Sembrano uscite or ora dalla vetrina ». cc Sono uno specchio ». « No, via, non esageriamo; uno specchio, non ... » ino Bianc cc .M·a non sono neanche sporche, mio caro ; vedi che ... » • cc Il tallone lascia un po' a desiderare, veramente ». « Però la punta è insuperabile ». Chinarelli si pavooeggia: va e viene, sbuffa, si scalmana, passeggia le proprie cc varesine » sotto il naso dei compagni, e bofonchia : cc ·Prepotenze, asinerie, assurdità! Lustrarsi le scar- .pe ! iPuah ! Dico ,io se c'è un grumo di .•buon senso ! Un futuro ufficiale costretto a:lle funzioni . di lustrascarpe! Protesto, ecco. Elh, se non mi soccorresse la filosofia, perderei da vero la pazienza, perderei ». Offre una 1bicchierata, e poi va a sdraiarsi su la propria branda, e, per protesta, ci si addormenta. Il ,giurì 11itomasul balcone : seduti alle finestre che hanno il basso davanzale sul balcone stesso, gli allievi vedono la sera infittirsi a poco a poco, sino a fasciare completamente col ,suo mistero la snella cuspide della Mole Antonelliana. Sono i più calmi questi che restano in caserma, i più gravi di anni e i più studiosi. Mentr'essi si accingono a ·scrivere alla famigli~ o a digerir.si la noiosa dimostrazione di un teorema 1balistico, gli altri che sono sfruJlati via, corrono allegramente per Torino, all''inse-. guim-ento. delle tradizionali sart,ine, o, seduti al Romano, degustano la :bi,bita, lentamente, con la soddisfaziooe del ghiottone al lavoro. E così la ·serie dei giorni passa : proprio come quando si era in coHegio, e i professori apparivano quali incubo spettrale imposto a ogni nostro godi,mento. :Ma questi che abbiamo adesso e che regolano la nostra vita, non sono professori di pedante dottrina: sono quel che 5aremo noi domani : uffìcialetti azzimati e stilizzati, che hanno, in fondo, J 'aria di confessarci : cc sappiamo beni,ssimo che di tutta questa farragine che · noi ripetiamo corso per corso, voi poch,issimo ritenete, e non date eccessiva importanza alle no,stre elaborate spiegazioni e ai nostri giudizi. Non importa. L'esame vero ve -lo daranno poi i soldati ai qual,i dovrete comandare. Sai>este come l'umile e analfabeta gregario sa valutare la scienza dei suoi sup,eriori ! >> Marzo, a_prile, ·maggio : -fi~e d' invem~_, principio e metà. di primavera . Il gii ora.mento, ,il saggio d'equitazione, una scampagnata pasqua.le a Superga, una pa•sseggiata tattica su per i colli, qualche giorno di con·segna, un elogio, qualohe rimprovero ... Ecco le effemer.idi di tutto il · corso, povere piccole pietre miliari nella monotonia del trim,estre labor,ioso. E alla .fine i1li esami, e la ·folla alle sartorie per-la futura divisa, e la ,fretta di .saper la propria classifica ; e poi gli addii tristi e lunghi a tutti con nell'animo il timore che non ci vedremo più; e, infine, la partenza. 24 maggio 19/6 Una voce è giunta, mentre erava·mo nel bel mezzo degli esami a dirci ~e le falangi dei barbari ritentavano le valli superbe del Trentino; e una serie di nomi

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