. . . ., - MEMORIEDEL TEMPO DELLA GUERRA . L'allievo Aspirante Ufficiale di Complemento I. I Difficoltà iniziale : imparare subito i ·segnali che la tromba ben·emerita non si stanca di suonare ogni dieci minuti. Berò gl 'istruttori ci spiegano: « T a: » : prima batte·ria ; « ta-ta » : ·seconda ; << tata-ta » : terza ; ta-ta-ta-ta » : quarta. E in base al << ta » isolato o in coppia o in trigl,ia o in quaterna, via di corsa. Poi clhe questo è veramente l'essenziale : abolire .il passo e fare esclusivo uso di trotto aUungato. Così trottano anche quei tali allievi Asp. Uff. .di Compi. che portano oochiali e che hanno adipe come certi bonzi che si vedono pitturati su le vecchie ceramiche di Cina. E sono molti, questi « patresconscripti » a baffi spioventi e pinguedine incipiente e tempie già brizzolatine anzi che no : specie nella sesta squadra, dh,e è la raccoglitrice dei « borghesi ». La si riconosce subito : goffi nel saluto, impacciati anche dinanzi a un ,sergente ·maggiore, •e non tSapendo mai in qualch,e modo portare i piedi per non speronarsi da se stessi m,edesimi, i suoi componenti sono umi·li persino con i piantoni e remissivi anche con i palafrenieri. Mi fanno ritorna.re alla mente i primi giorni di vita militare, quando la recluta Gattri deliziava la mia squadra con ile sue sorprend-enti variazioni in tema di marcia. Unica differenza: ,questi della sesta squadra sono professionisti già sulla trentina, consiglieri di pref ettura, amministratori di grandi aziende, consulen,ti di grido, tutti simili fra loro n,e1la melanconica a.ria di papà sbalestrati lontano 1 lontano dalle loro nidiate. Dunque, invariabilmente, si trotta. . Si è, magari, pacificamente intenti a dispo,rre con bell 'ordine il proprio corr-edo personale, ed ,ecco i'l terri1 bile « ta » isolato, che ci chiama. Allora, via per il corridoio, giù :per le scale, un urtone a destra, uno scossone a sinistra, e ci si trova per forza d'inerzia allineati, o press'a poco, nel co1tile. Qui ci fanno, per l'undecima volta, l'appello, poi ci lasciano .in libertà con ] 'aria di dirci : cc Seccatori, ci siete sempre fra i piedi ». 11 tempo di raggiungere la propria cam·erata, e trovarmi un sergente maggiore che ci avverte benignamente: cc Sa, lei ha lasciata aperta ia sua cassetta: grave mancanza qui, sa ? Ma, via, per questa volta transeat » ed ecco che un novello (< ta » ci fa riperiblioteca Gino Bianco correre corridoio, scale, selciato, ci allin,ea per la dodicesima volta in cortile, in contemplazione della serie lunga e greve di balconate ohe si arrampicano per tutta la caserma e n,e allacciano i piani. · · . Intanto, naturalmente, piove; e noi si st~ a godere: questa timida pioggereMa di marzo, in attesa che il sottotenente lresco fresco di accademia venga a enumerare, dilucidare, comentare e chiosare le norme di contegno ad uso degli « Allievi Asp. Uff. di Compi. » La quale interminabile formula. non è, come si potrebbe sospetta.re, l'indirizzo telegrafie:o di una ditta commerciale; ma è, semRlicissimamente, la rimale abbreviazione di « allievi :spiranti ufficiali di co,mplem,ento ». Finalm,ente, a sera fatta, quale premio a tutte le corse· eseguite nella giornata, abbiamo due ore di « li-- bera uscita ». I seicento a'llievi, ,imm,ersi nelle divise troppo am-- pie, ma lieti della lucida daga che penzola sul pastranone immenso, si affollano ,sotto l'androne della ca-· serma, •e migrano su per 1 la via deHa vecchia Zecca,. come una turba di scioperanti rincolrsa dalla polizia. N,on ci conosciamo ancora tra noi : tante fisonomie· sono passate, al trotto, a canto a noi, che nessuna si è impressa ne'lla memoria. E poi siamo un po' tutti immusoniti, roba solita a tutti coloro che un bel giorno piovono .in mezzo a un ambiente c·he non è perfettamente quale lo d•esid.eravano. Si va, ,si va, si va, fin che in via Po •la folila si dirad·a, ,e ci si ·sente un palmo di li,bertà tutt' a torno. Si va, si va, si va ... T oh, ecco come si è foggiata Torino in guerra: sempr,e gaia quale l 'ab·biamo prima conosciuta, sem-· pre provinciale, anch,e, e cortese sino ali' esasperazione. Ma qualcosa le manca, ora. Già: i gogliardi di r un tempo, quando l'università pullulava di pretenziosi matricolini e d.i studenti attempati, e si fa cevano cortei per ogni occasione, e si protestava per ogni foglia mossa senza lo << studental consenso », o si facevano ·smorfiacce ai questurini, e si correva il rischio di passare una notte d,eliziosa in guardina, oscuri martiri di una pleiade di scienziati in e~ba. Or eccolo l'austero. palazzo in cui Cesaro Balbo s'immortalò : vedovo, muto, diserto.
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