442 AURELIO VITTO .. . . . m1naz1on1 e senza false sinuosità della psiche umana, lotta tra sentim·enti antitetici e sforzo di volontà che si spiegano nell'intimo individuale, determinata dal cozzo tre~ mendo di interessi nella comunione umana e determin-- ante alla sua volta nuove situazioni intime o sociali. Se questo è il materiale della tragedia umana, e se l'arte tra-- gica consiste nel farlo apparire intero e schietto sulla scena, a ciò non si può negare che Euripide riesca più di ogni altro. NeII'Alcesti infatti, - più che nella Medea, dove la protagonista si può dire che occupa da sola tutta l'azione - il contrasto . . . . . . . . tra 1 vari interessi umani, 1ncarnat1 nei tre perso-- naggi principali , è spiegato evidentissimamente, portato nudamente sulla scena. L'ombra soprannaturale del F~to sinistro, che si affaccia, direi quasi di prammatica, al principio, non grava affatto sul- .4 I • • I ALCESTI (Fot. Parisio) Bibl·ot ca Gino Bianco l'azione. È invece l'ombra umana di Alcesti, la magna- . . \ . ' n1m1ta e generos1ta del suo animo che • • vince e soggioga perfino il suo cuore di madre, quella che domina e aleggia durante tutta l' azione ; e man mano s'ingrandisce . ' . quanto })IU s1appalesano la pusillanimità di Admeto e l'egoismo del vecchio padre di lui; e giganteggia infine sull'umanissimo e tremendissimo cozzo delle due viltà, presso il cadavere di chi altissimi e pur essi umanissimi sentimenti racch.iuse nel proprio • animo. È questo profondo senso e questo prodigioso intuito della psiche umana ciò che rende immor-- tale _:_ cioè sempre attuale - l'opera di Euripide. Ne abbiamo avuta una riprova durante la rappre-- sentazione, vedendo li fissi ed immobili, attentissimi alla scena, così come forse gli antichi, i numeFERETE (Fot. Parisio)
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