Vita Nova - anno III - n. 6 - giugno 1927

- PROF. GIUSEPPE SAITTA .... , STORIA DELLA POLITICA I ,, VI. LA CONCEZIONE DELLO STATO IN ARISTOTELE . . (Contlnua~lorse e fine) La critica che Aristotele fa alla politica di Platone sorge, come sappiamo, da una coscienza più concreta, e però più umana . della natura dello Stato ; il quale per il primo non è una vera unità, I ma una composizione, un aggregato della molteplicità rapp_resentata dagli individui, laddove per il secondo esso è una rigorosa unità che in quanto • tale conduce alla distruzione degli affetti, degli interessi della famiglia, della proprietà. Ma dove la- concezione politica di Aristotele si rivela superiore a quella platonica è nella delineazione del concetto del cittadino. , .. - citano la funzione della giustizia ; i secondi non partecipano direttamente alla vita dello Stato. Don- . de la classificazione dei cittadini di diritto e dei cittadini di ·J atto : quelli partecipano in qualunque modo alla vita dello Stato, questi esercitano il po1 f • tere esecutivo dello Stato. Ma ciò che propriamente distingue un cittadino da un altro è il carattere della virtù,- e ·per virtù Aristotele intendeva non quel~a etica, ma la virtù politica, la quale consiste nella devozione allo Stato. Pure, malgrado questo concetto profondo,. Aristotele si rifugiò nelle distinzioni che sono v.ere Difatti l'individuo è da lui considerato come · e proprie separazioni. Posta la distinzione fra citparte vi va dello Stato, e l'individuo vero è. il ·cittadino che è tale in quanto partecipa alle funzioni pubbliche. Ora, secondo Aristotele, vi sono due sorta di funzioni, le speciali e le generali ,o indefinite : le prime costituiscono propriamente il governo, da · cui naturalmente sono esclusi gli schiavi, mentre le seconde si rif e rise ono alla vita comune. Di qui la distinzione fra cittadini e cittadini : i , primt' deliberano sugli intereni pubblicied eaerino Bi e _tadini e cittadini è naturale che conseguentemente egli ponga una delimitazione rigorosa fra classe e classe. L'uomo veramente libero, e· quindi il vero cittadino, è, p~r lui, il. magistrato, che come per- "sonificazione del governo, attende unicamente alle cose più speciali. Tutti gli altri cittadini debbono lavorare e pensare al sostentamento del magistrato, che è esente dal lavoro meccanico, manuale, il quale Aristotele, come tutta la grecità, considera I • -

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