così· bene si svolgevano e meglio pr~mettevano in quelJa atmosfera di tranquillità c.he è così necessaria ai traffici e agli affari. Di questo stato di cose ne hanno approfittato le nostre temibili concorrenti sul mercato jugoslavo, e cioè Austria, C,ecoslovacch1a e Germania con le seguenti percentuali rispettive: 20.08; 18,70; 12,03. Essere passati improvvisamente atl terzo posto è una cosa che deve farei pensare, non tanto per la prevalenza austro-cecoslovacca, che può essere giustificata da particolari ·ragioni, quali 1 la perfetta organizzazione austriaca per il commercio estero ba,lcanico e la qualità di alcuni prodotti cec1 hi inconcorri,bili per noi, quanto per I' incalzare, per non dire a,ddirittura l'assalto, del commercio tedesco. Trascinata fatallmente verso questi paesi che anche prima della guerra furono di suo dominio commerciale, att-raverso il ponte austriaco, la ·grande industr,ia germanica batte in breccia molta conco:rrenza straniera e chi più ne soffre di questa battaglia siamo noi. Non dobbiamo dimenticare che dalla pace di Varisailles una guerra più formidabile si è scatenata su tutte le &ont,iere doganali, resa più difficile dal momentaneo squilibrio economico intemaziona 1 le e dal moltiplicarsi di barriere doganali poste a,l servizio di nazional,ismi molte volte economicamente assurdi. La Jugoslavia, pur fra le convulsioni che hanno accompagnato la sua costituzione è economicamente un paese di grande avvenire ; la sola ricchezza dei boschi la pone . . . . 1n una s1tuaz1one econo1m1capr1v1legiata, a cui bisogna aggiungere il ·bestiame e i giacimenti minerari che sono in via di sfruttamento. Trascurare tale mercato e trascurarlo special 1mente per prevenzioni politic•h,e è un errore. Altri popoli più di noi sagaci e meno sentimentali ne approfitterebbero. Contrariamente a quanto affermava Guglielmo II « che il com- " RASSEGNE . mercio segue la bandiera » facendosi così araldo di quell 'imperialismo m,ilitarista che lo condusse ali' esi1io, noi crediamo affermare c1 he una delle fomie di espansione imperialista per eccellenza moderna sia quella del commercio. Quando un popolo acquista i nostri proidotti, viene a riconoscere ,in fondo una nostra superiorità, se poi li preferisce &a quelli di altri paesi compie un ta·ngibile atto di def erenza verso di noi. Se l' imperimismo inglese non fosse stato accompagnato e sorretto da un predo,minio mondiale di comm•ercio durato quasi un secolo, l'impero non avrebbe resistito così a lungo agli urti formidabili di ch1i ripetutamente voleva distruggerlo. La stessa lotta che oggi la Russia ha intrapre,so contro l'Inghilterra, qual e rappresentante ,tipica -d-egtlistati capitalistici, è una lotta a fondo econo- ,mico che cerca di scalzare dall 'Estremo Oriente le agenzie e ·.ie rappresentanze co,mmerciali britannioh,e più che .i fortiliz,i e le ridotte. Tornando dunque a nòi, se ragioni veramente prof onde e insuperabili non lo impediscono, è male perd,ere il primato commerciale che av,evamo con la Jugoslav,ia e lasciarci superare dalla Germania. I trattati che ci legano a questo paese sono otti,mi, occorre che ad essi siano reciprocamente intonati gli animi di entrambe le popolazion,i. La Jugoslavia è un paese in pieno fervor•edi sviluppo e come tale un ottimo mercato .di importazione ; si costruiscano gran~i tronchi ferroviar.i, si impiantino industrie agricole, si sfruttino nuove miniere, per rutto. ciò ocorrono materialii, macchinari che anche noi oggi siamo in g·rado di fornire. Quando poi sarà co1mpiuta la ferrovia BelgradoAdriatico, per la quale gli Stati Unit,i non hanno ésitato a concedere prestiti, ci troveremo con una f~le via di penetrazione commerciale aperta dinanzi a noi. La Balcania, e con essa la Jugoslavia, è un paese ohe il nostro • iblio eca .Gino Bi neo 405 commercio deve battere senza posa ; l'Italia è la so1 la grande nazione agr1icola e industriale ad essa per . . ' . . ' via mare p1u v1c1na, e questo e un non indifferente vantaggio di concorrenza che do1 bbiamo sfruttare • con sagacia. Fra gli stati balcanici il Regno serbo-cro,ato-sloveno è quello che insieme alla Ro,mania dobbiamo più degli a-Itri curare, perchè non solo più vasti ma anche forniti a sufficienza d,elle mater;ie prime che ci a,bbisognano. " Per dare un'idea sintetica dii tutto il movimento com,merciale del giovane Regno vicino dalla sua costituzione a tutto il 1926 riportiamo la statistica ufficiale : Anni 1919 1920 1921 1922 1923 1924 1925 1926 Anni 1919 1920 1921 1922 1923 1924 1925 1926 Importazioni . Tonn. 155.170 439·563 733.638 ~ 1.232.414 1. 123019 I. 127.686 1.513.862 I .241.054 Esportazioni Tonn. . 282.679 915.186 1.583.656 2.213.881 3.023.914 3.915700 4.398.466 4.884.718 Din. in milioni 2.982.0 3.465.8 4.122.9 6.441.-8 8.3096 8.221.7 8.752.8 7.631.8 ' Din. in milioni 686.8 1.320.6 2.460.7 3.691.I 8.0488 9.538.7 8.904.5 7.818.2 Da notarsi eh-e negli ultimi tre anni la bilancia commerciale jugoslavia è attiva, nel 1926, datà la maggiore ingente quantità di merci esportate, circa 500 mila tonnellate di più ch,e nel 1925, tale attività avrebbe dovuto esss,ere anche più forte del I 924, ma ,il deprezzamento del dinaro ha influito a deprimere il valore complessivo de'llle espor- . . taz1on1. In ogni modo i dati su esposti sono indice sufficiente del continuo sviluppo economico jugoslavo, e noi, così vicini, faremmo assa; male a non ..appro,fittarne a nostro . vanta,gg10. FILIPPO GALU I ..
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