380 ANITA ORLANDO ....,.___ •._,.._.._~.,..,.,_.,.--...,,..,. ~-"l"",-,.-~~···_.,..., .. alacri~simamente alla costruzione di mura e di case, cantavano le patetiche egloghe della dolce terra natia, e la popolazione rapida~ mente si accresceva poichè i pa-- stori siculi, agiati e bellissimi, incontravano pienamente il favore delle vergini di Tindari. t . ' .. . ,. < •• . . f IL SANTUARIO *** Quando al « fatal Plemmirio >> le navi e la gloria d'Atene s' infranser per sempre, i profughi dell 'Attica e del Peloponneso, volgendo con fiducia le prore ad occidente, qui vennero a costruirsi una patria novella, aiutati e protetti da Dionisio a cui l'odio di Sparta vincitrice aveva imposto di espellerli anche da Messena ov'essi eran sbarcati. Fu nel dolce autunno, dicono in ottobre: erano oltre tremila, coi loro penati, le loro donne, i loro averi, tutto un popolo errabondo non domo dal fato avverso, certo che cantando al dio un canto di speranza avrebbe visto compiersi il suo voto. Sul colle inaccessibile voller la loro città, perche eravi sotto un seno di mare ben riparato dai venti che 1'arte avrebbe potuto ampliare anseora; e la chiamaron Tindari ispi--- randosi come sempre al mito, poi- ,chè molti dei nuovi coloni, locresi di Medma, avevan per protettori i sue famosissimi gemelli nati dal1'un dei due uovi partoriti da Leda in conseguenza dei pennuti suoi amori immortali: i Dioscuri, che il buon Tindaro, marito, di--- remo legittimo, della bellissima amante di Giove, si lasciò attribuire, dando ad essi anche il nome di tindaridi. E mentre durava con alterna fortuna la lotta fra Cartagine e Dionisio, i Tindaritani, intenti Biblioteca Gino Bianco Posta sul mare, la città ricercò nel commercio la più viva fonte del suo benessere, e ben presto il porto, animato da un movi-- mento incessante, popolato da rosse vele quadrate e da bianche navi, irto delle pliremi di Sicilia, di Grecia e C·uma, vide affluire mercanti indigeni e stranieri, merci d'ogni qualità e provenienza; ric--- ca, lieta, bellissima, nei prosperi .. tempi della tessalocrazia greca, ' Tindari costruì teatri, ginnasi, ebbe case superbe, e raggiunse il suo massimo splendore quando Timoleone corinzio sterminò i tirànni, sgominò i barbari, ripopolò le città e diede savie leggi e benessere ai siciliani. E pur quando la Sicilia tutta divenne « cella plenaria e nutrice della plebe romana » e il latifondo, col dissanguamento ad oltranza, vi produssé lo spopolamento, Tindari era ancora straricca poichè il popolo laborioso trovava che solo nel lavoro e quindi nell'aumento della produzione è l'aumento della ricchezza ed il conseguente beness~re dello stato e dell'individuo. Eppur non eran più i tindaritani quelli d'un tempo, quei gre_cimeravigliosi che andavano alla batIL SANTUARIO
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