Vita Nova - anno III - n. 6 - giugno 1927

TINDARI • Sulla fulgida costiera settentrionale di questa Sicilia doviziosissima, verso cui, al rinascer dell'azzurra primavera, si dirige l'oziosa mondanità dorata dei due continenti per calpestar le pietre millenarie ove nacque e si pietrificò la Poesia, in f~ccia alle vaghissime Eolie che navigano dolcemente verso l'occiduo sole, il divino colle si leva alto su quel mare che fu culla a tre civiltà, acqua lustrale a tre religioni. E sulla vetta eccelsa, ove la rosea I mole turrita del Santuario celeberrimo si libra tra due infiniti, le me~ morie intramontabili dell' Ellade trasvolan con supremo incanto. La stazione Olivieri Tindari, d'onde s' ha del Santuario che . . sovrasta 1mm1nente una v1s1one· ' sima, la ignorano. Il caso, i lavori agricoli e qualche scavo superficiale han messo in luce statue, vasi mirabili, ceramiche bellissime, aurei oggetti preziosi,. una infinità di corniole mirabilmente lavorate e· di interessantissime monete, e molti capolavori provenienti dalla morta Tindari sono custoditi nei musei di Palermo, Catania, e Siracusa, ed in molte collezioni private. Ormai la terra,. sfruttata alla sua superficie, più nulla dona, ma tutto quanto servi all'urgere effimero della creatura è sotto le macerie mute, in gran parte sepolte, come tutt'ora rilevano sondaggi per fondamenta che incontrano camminamenti e colonne·, e che scavi ben condotti metterebbero in luce rivelando archeologici tesori. Oltre a quanto superficialmente si è rinvenuto, pochi ruderi abbandonati ali' ingiuria del tempo e degli uomini, testimoniano l'esistenza di Tindari: le mura, anzitutto, formidabili invero, per la cui costruzione Dionisio mandò i suoi migliori architetti militari, resti d'un Ginnasio e d'una villa, e quelli del teatro, che sebbene vandalicamente depredato di fusti e colonne, purtuttavia lascia comprendere di non esser stato per nulla inferiore, come decorazione ai teatri di Segesta e Selinunte. di miracolo, è sulla linea Messina-Palermo, ma non vi si ferma alcun diretto; perciò quasi tutti scendono a Patti, anche per potervi noleggiare delle automobili. Perduti nella bellezza del paesaggio che splende nella luce unica dell' isola bella - fulgore di sogno per cui, dopo, ogni celeberrimo paese ammirato ed entusiasticamente descritto appar, tornando, scolorito ·- si corre in contro al monte sacro, e in venti minuti si è sulla vetta. Ci viene incontro una fontana con ragazzi intorno, e donne snellissime chiarovestite che portano in testa, miracolosamente ritte come anfore, le « quartare >> ricolme, e così reggendole ince- ·dono armoniosissimamente: l'ulRUDERI DEL GINNASIO In faccia al grande azzurro splendente., su queste dirute scalee ove le erbe acutamente odorose ed i fiori smaglianti della sicula terra s 'alzan, vibrando alla carezza del vento, verso il fulgore -dell' immenso cielo, venticinque secoli or sono i greci di Tindari ascoltavan rapiti i versi di Eschilo·, le tragedie di Sofocle, i canti di Simonide, e l' anima ellenica sentiva il fascino misterioso delle cose, intorno, assorte in un sogno di bellezza incomparabile. Ed in quell'ora sopratutte divina, in cui ogni tima svolta, sotto le sacre mura, ed eccoci sul piazzale ove, girando, ci si ferma, in faccia ali' infinito. Si scende attratti per prima cosa da quello sconfinato azzurro, ci si affaccia sul fulgido abisso, e quando a un tratto si sente il canto lene del mare che scintilla e vive a trecento metri di profondità~ è come se si scoprisse e quasi si violasse un mistero sacro e, per una grazia che ci commuove infinitamente, si penetrasse nel regno sovrumano della bellezza, del sogno, dell'alata chimera, della divina Poesia. Tutta 1' isola, e fin la provincia di Reggio calabro, adora la Madonna del Tindari, ma sè parlate agli stessi siciliani dell' importanza archeologica che hail luogo, con stupore vi accorgete eh 'essi, in mas- 'Biblioteca Gino Bianco I arbusto, ogni fiore, ogni zolla erbosa è una creatura protesa in adorazione, chi da questo luogo di memorie saluta il nuovo sole che man~a il primo oro sul mare, risente, abolendo i secoli, venirgli incontro questa lieta anima d'un popolo votato alla bellezza e alla gioia.

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