t PROF. GIUSEPPE SAITTA . STORIA DELLA POLITICA ., f' I IX. LA POLITICAtDEI ROMANI .,. In tutta la ·politica greca .manca il principio dì interiorità, benchè questo talora sia profondamente intravvist9. Lo spirito greco, difatti, era portato a diffondersi, od espandersi, ~ però la sua vita si chiudeva {nella contemplazione dell'oggetto, ma d'un oggetto fantasticato, cioè estetico. Qui, come si · sa, è la peculiarità del genio greco, anche quando esso si spinge alle vette più alte della speculazione. Questa visione estetica della vita è rotta religione. Ma il legalismo esprime il senso pratico volto unicamente al rinsaldamento della nazione. ~ ·dalla concezione cosmopolitica. L~ quale è la neQuesto nazionalismo che il popolo romino spinge alla più rigida espressione si afflosciò a contatto della grecità, ma producendo una nuova. realtà, l' humanitas come sintesi del particolarismo e dell'universalismo. Ma prima che si affermasse questa nuova sintesi, il popolo romano aveva costruito la sua opera gigantesca che è il diritto, incui è tutta la sua politica. Originariamente fra religione e politica non c'è presso i Romani alcuna distinzione : il sacerdote è anche magistrato, anzi il padre sacrifica per i suoi. Ma ·anche fin d'allora religione e politica prese insieme si riducevano ad un complesso di norme fisse, immutabili, a cui non era lecito sottrarsi. Sicchè l'esteriorità, in cui propriamente consiste il legalismo, formava la sostanza della vita .romana. E quindi l'intenzione o la soggettività non contava nulla, nè si poteva· parlare d'una distinzione fra diritto e morale. gazione della polis, che nella sua angustia si di- ·mostrava jnetta ad esprimere la vita larga e mossa dallo spirito._L'impero d'Alessandro e l'impero romano sono l'attuazione di questa concezione cosmopolitica, alla quale daranno vigore due direzioni concorrenti, la cristiana e la neoplatonica, le quali, tuttavia, erano lontane dall'esprimere l'umanità nelle sue eterne vibrazioni, perchè esse anelavano a quel divino, che era implicitamente distruzione della vera libertà umana. Ma anche nella concezione cosmopolitjca si fa sentire viva e presente la politica che il genio ro~ano aveva saputo creare. Ma in che cosa essa consiste~ Si è detto ed è stato ripetuto tante volte che il ·popolo romano . non fu un po- , polo speculativo e che, se mai, la sua filosofia è contenuta nei suoi grandi istituti, creazioni mirabili del suo genio pratico. E questo è vero. Il popolo romano ,non solo non sentiva il biaogno speculativo, ma nè pure quello religioso: la sua caratteristica essenziale è il legalismo sotto cui poneva la stessa Biblio eca Gin ■ 1 neo Se non che a questa rigidità del· diritto si deve se il popolo romano riuscì a conquistare l'imperio del mondo. Ma per intendere la politica romana occorre· che ci rifacciamo dal diritto privato che è il fondamento di essa. La famiglia è il nucleo sostanziale del diritto, privato : essa è fondata sul dominio alto del padre· o sulla sovranità del pater f amilias. ·Il quale ha una potestà assoluta sulla moglie, i figli e gli schiavi, / I
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