STATO, CHIESA E SCUOLA IN G. GENTILE 281 .realizza realizzando la libertà, che è come dire l' •umanità di ogni uomo, l' energia positiva del-- I' uomo. E appunto perciò lo Stato, come l'intendo, -è una realtà etica. Esso ·non teglie la coscienza e la volontà individuale - che è tutta la realtà spi- :rituale - a fondamento d'un edificio che possa poggia,rvi su meccanicamente ; anzi le assume come un mondo da attuare e nel cui sviluppo e progresso • esso pro·priamente consiste. » E davvero non e' era bìsogno che lo àicesse, dato che avessi,mo ,bene inteso la sentenza eh•:> lo Stato si celebra in interiorehomine ; chè di questa celebrazione quelle 1paro'le sono schiarimenti. Ora ,dunque, se lo Stato è la mia volontà, il mio dovere, me stesso in ,quanto mi faccio Stato o 1ealtà etica universale, che vince ,e soggioga la mia astratta personalità particolare, ordine oggettivo che nega l'ordine soggettivo, secondo le parole del Rosmini : libertà •come quel mondo da attuare nel ,cui sviluppo e progressolo Stato propriamente con- . siste ; e se questo dovere o umanità che mi realizza come ,Stato debbo attingerla a una concezione religiosa, che è la filosofia attua·listica, e se la concezione relig,iosa 1ha dei gradi per ,cui è necessario che il soggetto si ·annulli nell'oggetto infinito ,prosternandosi nell'adorazione ,della v,erità che Jìarn:meggia dinanzi a lui, prima che si ponga . esso stesso çome l'Assoluto e l'Eterno; se quindi è necessario che l'educazione passi attraverso ·le forme delle religioni positive, in cui quel primo momento è vissuto, per compiersi nel secondo come filoso.fìa, per ffisolversi in un terzo come Stato che non ,può non essere in lotta con la C-hiesa, in questa lotta ciascuno dei due ritrovando il momento negativo del ·proprio svolgimento o della ,propria vita, che non ,può stare senza interna discordia ; se tutto questo è vero, le sc,uole, .dominate dallò spirito reli ... gioso nei suoi varii ,gradi saranno le generatrici dello Stato - i sacri focolai dello spirito, come le ha chiamato ,proprio il Gentile _:_ e non potranno perciò essere organi di questo Stato, stru·mento o tramite ,della sua sostanza etica, ancora una volta per la contraddizione che nol consente. · Noi consente, perchè se lo Stato, anzi che frutto ·della vita spirituale fattasi scuola, fosse principio o fon,damento di questa, esso non sarebbe quella realtà 'Ch,edeve essere ma non è mai fatta, il mi~ dov~e e il ·mio diritto d'esser sempre me_. glio uomo, m·a sarebbe una realtà predeterminata, ib iot ca i · o Bia o una V•erità dom1maticamente ,posta, una natura · ideale, non spirito ,dunque. E sarebbe perciò negato, allo ,stesso modo che si .nega la libertà, abbiamo sopra inteso, se la si presuppone; e la libertà vera in ,fondo, nel sistema gentiliano, non è che Stato. -Lo Stato è, sì, dovere e diritto del cittadino, disciplina ,ferrea, che è scuola di volontà e carattere politico, secondo vuole il ,Gentile; m~ il cittadino app,unto ha il diritto e il 1dovere di educarsi liberamente alla vita dello spirito e di richiedere c:1alloStato la garanzia 1 d•ell'esercizio di questo suo diritto, sacro _a lui e allo Stato insieme, che se ne alimenta e ne viene conservato e ad ogni momento. rinnovato e ricreato, come ,di tutto ciò che è spi- ~ :~uale e legge. E in funzione di qu,esto betpe sommo il cittadino ha il dovere di lottare a che Ìo Stato non devii dalla sua funzione, per assumerne una che non gli competa e si compia perciò a tutto danno dello Stato stes~o, adulterando e falsando e profanando il processo educativo. Non 1pare che in questo problema faccia difet~oal Gentile quella risolutezza filosofica, da lui ri-- chiesta al 1filosofo? Andiamo adagio e vediamo. IV. Il Gentile si confi,gura i rapporti fra Stato e Chiesa, secondo il vecchio schema liberale, ripieno però di tutto il contenuto della sua laicità positiva. Egli pensa che lo Sta,to ,de'.bba guardare alla C,hiesa come a propria alleata; .non per quello che essa na d_i ,particolare, CQlll•euna chiesa fra le altre, ma per ciò in cui tutte le Chiese si accordano e 1 procedono di conserva nella ,persecuzione d'un comune ideale. Qui infatti è la ,forza della Chiesa, che lo Stato deve riconoscere. Insomma la profezia di Dante, com' 1 egli la presentò nella sua conferenza di molti anni ,fa alla 1 Casa ,di Dante : « uno ,Stato intimamente religioso, perchè libero dalla Chiesa, · indipendente, potenza illi,mitata; e però una Chiesa ..povera, ,cioè spirituale e altrice ,di quella vita etica che n,ello Stato 1 trova la sua attualità e la sua tutela. » E in ùn altro punto della stessa confe- ·renza dice : « ,Lo Stato come volontà - questa divina realrtà spirituale che l'uomo attua nella vita civile - non può incontrare ostacoli, ch•e ne limitano la liibertà, recidendola quindi alla radice. Esso si separa ,dalla 1 C1 hiesa e celebra così la propria indipendenza in quanto cessa ,di considerarla centro I I
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