Vita Nova - anno III - n. 5 - maggio 1927

V. GIOBERTI SCRITTORE E IL RISORGIMENTO NAZIONALE " 30S spesso opportuno sospinger.li daJJ 'estremo a cui sono trascorsi verso il .segno opposto•, acciò la forza dell' impllllso accoppiata con quella dell' inerzia, produca, quasi effetto misto, quell'ottimo temperamento che ,si desidera. Perciò quando un popolo è giunto al col,rno del:la miseria, quando, i isuoi spiriti sono, aibbattuti, e proSltrate le sue forze, è non solo scusabile ma ,pietoso consiglio i.I tentar di rinvigorirle usando quei termini che in ogni altro caso sarebbero particolari ». E poi, verso la fine dell'opera, dice che non crede .i,llecito il sognare, quando i sogni possono alleviare almeno per qua!loh1e i•stante il doloroso senso deMe comuni miserie, e aprire J 'animo stanco a liete e generose speranze, e chiaramente appella soave i,Husione la sua di figurare l'Italia non già qual' è, ma quale dovrebbe essere. Mia qual' è l' ltal,ia 1 presente secondo lui ? Certo nit.mo la dipinse mai con paro,le più acerbe e niuno le attribuì tanto oumu•lo di vizi i e di vergogne. « Che se gli uni -e le ailtre non 1 si troncano, ancorchè lddio scendesse una seconda volta per darsi la legge, saremo sempre ,il rifiuto e l 'obbobrio dell'umana genera- . - z1one ». Da ciò si ved,e come ,1 'accusa di avere adulato gli itailiani e messo nell 'ani,mo ,loro un sentimento troppo rigoglioso della loro forza, era esagerata; .co,me esagerate furono le lodi coHe quali fu esaltata i' opera del Gioberti, quasi avesse non soJo intravveduto ma creato gl,i ,eventi che poco di poi seguivano nella penisola. Ma egli non avrebbe mai ottenuto di far legg-ere e meditare le sue aspre censure ai vizii di tutto un ,popolo, se non mescolandole alla speranza desunta dalle attitudini e dai de,stini po,ssibili di esso. Ma ili fine d1 el Primato « era di provare che ,l'Italia, sebbene abbia perduto ogni forza politica nel ,mondo, pure ha in •sè tutte le condizioni per risorgere moralmente e politicamente, e che p·er darvi opera in effetto, non ha d'uopo di rivoluzioni interne nè tampoco di invasioni o d 'imitazioni forestiere. Lmperocchè il -risorgimento politico si riduce sostanzialmente a tre capi: ·qnità, indipend•enza, •e libertà, e le due prime possono ottener,si m,ediante una conJed:erazione dei verii Stati .sotto la ,presidenza del Pontefice, e ,I' al- - ti,ma .per mezzo di riforme interiori dii ciascuna provincia, operaibiili dai rispettivi Principi senza pericolo e diff a:lco del propr,io potere. Quali f assero i bisogni d' lta1 lia, quale lla r.iforma n·ecessaria in ogni ramo della cosa pubblica, I' autore svolgeva. specificamente ,in più parti. Ma il risorgimento politico non avrebbe potuto neppure iniz.iarsi non che esser-e cons-eguito, senza risalir-e più alto, senza un risorgimento morale ; onde la necessi,tà per gli italiani di deporre l'ignavia, ritemprar gli ani,mi e rinnovare gli intelletti e gli studii, movendo dalla concordia della fede colla ragione, della r-eligione colla ,scienza, del cattolicismo, col1 la libertà, dei Principi •coi popoli, del 1 le clas·si fra loro. Questo era, si può dire, ,i.} concetto fondam·entale del- .I' opera. , Aggiungasi una erudizione vastissima e peregrina, una conorscenza profonda della lingua italiana, una ib~iotec Gi o Bianco fantasia ferventissima, una eloquenza sI>Ontanea e copio•sa, un inusitato splendore di stile, e non farà meraviglia se iJ libro fece chiasso e si diffuse rapidamente p·er tutta la peniso!a. Invano le po1 lizie lo sequestravano e lo proibivano (salvo nel Piemont•e dove fu tollerato); quei sequesni e quelle proibizioni rinfoco.favano la mania di !leggerlo. Però v'era un assunto duri,ssimo ,e dhe incontrava difficoltà quasi insuperabili alla tesj di fare del Pontefice il capo e la guida del moto novello,. lmperocchè ,in Italia la parte liberale era cresciuta e allevata nel convinci,mento ch,e dal Pontefice fossero venuti i maggiori mali, la invasione straniera, lo· spartimento e la servitù della patria. In ciò i!l Gioberti s' accarnp&va contro l'opinione: universale, nè riusciva a smuo,ver:la, nè vi sarebbe riuscito se non fosse stata l'apparizione di Pio IX, ohe parve eff etruare il ·sogno di Gioberti e assicurarne il trionfo. Però è d'uopo aggiungere che tSin d 'a•Hora egli dava al Pie 1 monte una parte precipua nel futuro r1isorgimento, e accennav~ anzi espressamente che quella redenzione italiana a· cui tre secoli sono Nico•lò Maahiavel1li invitava e confortava inda·mo i Principi signoreggianti ,ne1l centro del,la pen,isola, do,veva quando che fosse uscir da1 l Piemonte ». Seguì il Balbo con Le speranze ·d' Italia, che meritatament,e ebbe una gran fortuna. Questo, derivava da1l Primato, anche se ne d,ifferiva in alcune tesi,. ed anche se i.I contenuto e il tono ne erano necessa- . . ' . . r11amente p1u prat1c1. N,el ,luglio del 1845, risiedendo il Gioberti presso un •SIUO amico a Zmigo, l'andò a visitare ivi a Minghetti eh' era di ritorno da un tSUOviagg,io di studio in Inghilterra, dopo che s'era trattenuto lungamente in F,rancia. A Parigi, ,ne1 l1la casa Arconati Giuse,ppe, uno diegli ,esuli politici lombardi •più d,istiniti, che aveva avuto .il sequestro di tutti i beni in Lombardia, in mezzo a molti altri autorevoli esu1liic1 he si davano convegno presso la nobi'le ed ospitaJe fa,miglia, i1l M.inghetti, il Massar-i ,ed a1 ltr.i già acqruistaiti a'1 1 le idee del Gioberti e ,del -'Balbo, diffondevano i nuovi prinoipii. « AIYbenchè la condotta dei Principi itailiani concedesse poca ,speranza, e un antico rancore, e un incessante ,sospetto durasse verso il Re di Piemonte~ no111di.menoil Collegno e Berchet ,si adattavano al nuovo ord,ine di idee, e in que1 Ho scorgevano un Jume di •gui,da per l 'avv,enire n. N1è ·meno v.i aderiva Terenzio .Maimiani che ,s'era allontanato da:l ·Mazzini e dai ,suoi, egli che in alcuni suoi s,.çritti ·aveva quas,i precedute o almeno adombrat,e .in part,e le novelle ide·e. ,L'incontro, da tanto tempo desiderato, col Gioberti gli procurò grandi,ssima gioia. Passò con esso due . . g1om1. Era u,scirto aillora il suo !}i1brod,ei Prolegomeni del P.rimato, che ,segnava un novello periodo, o, come .il Gioiberti stesso diceva, ,il .secondo atto del suo dram,ma. «... N,el Primato egli aveva predicato la unione dei laici e chierici e fatta l' apoilogia degli ordini mona- • •

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