, I . I al rappresentante francese presso il Governo italiàno, nella quale riprovava l'atteggiamento del mi- ~istero, perchè aveva preso parte all'occupazione .del territorio pontificio. Nè qui si fermarono le manifestazioni francesi. Il 1O novembre sul « Moniteur ·universel » usciva il famoso telegramma del generale francese De FaiUi, il quale esaltava i fucili Chassepot perchè sarebbero stati meravigliosi: frase che, se non corrispondeva alla verità, e forse fu « un• ignobile rèclame » a quei fucili, tutt •altro che meravigliosi, invelenì gli animi tra noi, già troppo irritati dalle ridicole vanterie dei giornali francesi. Se il 6 novembre Vittorio Emanuele Il aveva voluto che in una lunga lettera del Pepoli all'Imperatore fosse inserito un accenno al fucile Chassepot, che aveva ferito mo~almente l'alleanza francese, possiamo immaginare quanto prqfondo sdegno e disgusto' suscitassero le sfuriate galliche, fra tutti i patriotti, ·massime fra i più accesi. Ma il più bello venne poco dopoJlquandosi riaprì la sessione legislativa francese. L'imperatore JJel suo discorso fu molto temperato, pur ·deplorando lo strappo, fatto alla convenzione del settembre, la quale, 6nchè non fosse stata sostituita con un altro atto internazionale, era da considerarsi sempre valida. Se il ministro degli esteri Moustier, parlando in Senato, dichiarò che sebbene non ritenesse possibile che il papa potesse andare d'accordo con l'Italia del Mazzini, di Garibaldi e del Rattazzi, pur tuttavia, sperava che si potesse trovare una via di accordo con un'Italia nuova, nel « Corpo legislativo » dove maggioreggiavano gli uomini d'idee· clericali o clericaleggianti, due avversari dell'Impero, come il Berryer e il Thiers, sfoggiavano le loro propensioQi di pol{tica estera, antitaliane e antigermaniche. Adolfo 'fhiers il 4 dicembre, con una sua arringa contro la politica estera dell'lm-. peratore, conquise e soggiogò l'assemblea. Egli intentò un vero· processo all'unità italiana, da un - punto di vista strettamente francese, sfogandosi contro la casa di Savoia, della quale ebbe a dire: « Le sue caratteristiche sono indelebilmente tracciate dalla storia; essa s'è sempre segnalata per l'energia, per un'estrema abilità, per una grande ambizione•.. ; se c'è stata una monarchia che ci abbia ispirato una costante diffidenza è la casa di Savoia. ,. Venendo poi alla _spedizione garibaldina del .) 867, affermò con frase pittoresca : « La casa di Savoia caccia al falcone con Garibaldi: se la lioteca Gino Bianco . i • 141 va male, viene condotto a Caprera ; s~ riesce, e conquista un Regno, gli si dice : Voi siete la rivoluzione, e la vostra preda non vi appartiene » ; e aggiunse che gli italiani cedettero perchè certi dì non essere appoggiati dalla Prussia. / Davanti a questo atteggi~mento del Thiers, che aveva suscitato nell'assemblea un'enorme impressione il• Moustier, che gli successe a parlare, fu patetico ~ e a propsito della proposta italiana di un'occupazione mista, italo francese di Roma;· scivolò nel tragicomico asserendo : « Mi pareva che fossimo invitati a far parte non solo de Il 'ingannato, ma anche quella del traditore. » Eugenio _Reuher, ministro di Stato per oscurare del tutto il Thiers, , rincarò la dose contro ritalia, ·difesa soltanto dal F acre e dal Simon, dichiarando biasimevole tutta la politica italiana dal 1860 in ·poi, e finì con le famigerate parole : « Le truppe . inviate a Roma, rimarranno, 6nchè la sicurezza del Santo Padre lo render~ necessario. Riguardo a quanto dicevo della sicurezza, il Governo non intende solo la calma nel territorio della Santa Sede, ma anche guarentigie serie, offerte dal Governo d'Italia· dopo le, de- ' lusioni provate. V'è un dilemma: il. Papa ha bisogno di Roma per la sua indipendenza : l'Italia aspira a Roma, che essa considera come- un bisogno imperioso della sua unità ·t Ebbene, noi lo dichiariamo in nome del· Governo Francese, l'Italia non s'impadronirà di Roma .... ·Giammai. (voci numerosissime: giammai, giammai) Giammai la Francia sopporterà questa violenza al suo onore e ~ ' alla cattolicità. E chiaro? Veramente, in mezzo alla commozione che mi producono i vostri applausi, provo al tempo stesso, una vera confusione perchè, infine, qual'è dunque il giorno, l'ora, l'istante, che un altro linguaggio sia stato tenuto dal Governo~ Risalite a tutti i dispacci, a tutti i discorsi pronunziati, a tutte le parole dette : giammai, giammai noi abbiamo permesso all'Italia di pensare che essa avrebbe potuto impadronirsi di Roma. » La commozione prodotta da questo discorso fu profonda; e l'oratore si ritirò dalla tribuna in mezzo a un delirio d'applausi dell'assemblea. Il Governo francese nel voto di 6ducia ebbe una maggioranza incredibile ; 238 voti favorevoli e 17 contrari. Quindi riportava un grande successo parlamentare e un vero successo politico, perchè quella specie di dualismo, che vi era stato sempre a proposito dell'Italia tra l'opera di Napoleone III e l'opinione pubblica francese ce11ò con la umilia-
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