Vita Nova - anno III - n. 5 - maggio 1927

14Ò . ~ - tJNtVtRs1TÀ FÀsé1stA•-·.,-_--·---~~~,.,,~~---- /. I dato l'ordine della partenza, e al telegramma supplichevole. che il ·Re gli aveva spedito il giorno 25, Napo leone III rispose essere inevitabile la sua decisione. Allora Vittorio Emanuele, vedendo che non si formava il ministero Cialdini, si rivolse al suo primo aiutante di campo Federico Menabrea che se col 1860 s'era accostato al Cavour, era stato prima uno dei più ardenti •e battaglieri della Destra cattolica nel parlamento subalpino ; uomo dal temperamento risoluto, quale occorreva per ogni ulteriore prosecuzione d'un'impresa, che il Ratt~zzi aveva tanto favorito e ·in parte anche Vittorio Emanuele. Siccome non era quello il momento di tentennare il Menabrea si diresse agli uomini più autorevoli, che si trovavano in Firenze per la for- _mazione del ministero ; chiamò a sè due aiutanti di campo della segreteria particolare del Re, in genere quasi tutti senatori, salvo due deputati di opinioni modernissime. Il 27 Ottobre il Menabrea pubblicava un proclama severo, il più rigido che • fosse stato scritto in nome del Re dal 1846 in poi ; ma l'incarico al Menabrea di formare il ministero, non raggiunse lo scopo : Il nuovo ministero avrebbe potuto impedire l'intervento francese, se fosse stato formato il 22 Ottobre e non il 27 ; però gli energici provvedimenti che prese, valsero a reprimere qualsiasi movimento interno, e ad impacciare e colpire la spedizione nell'agro romano. Quando si seppe che le truppe francesi erano sbarcate a Civitavecchia, il Menabrea dette ordine al generale Raffaele Cadorna di entrare nello Stato pontificio, dove occupò Acquapendente, Civitacastellana e Frosinone; ciò che produsse vivissima impressione in Francia e provocò una formale intimazione di sgombero immediato. Malgrado le nostre truppe si ritirassero solo dopo Mentana, Garibaldi, si trovava solo di fronte alle truppe pontificie, e a quelle francesi, che erano sbarcate a Civitavecchia. Occupato Monterotondo, Viterbo, Frosinone e Velletri, e altri pie-: coli centri marciò alla volta di Roma. La marcia rius~ì bene ; ma poi Garibaldi de- 'cise di procedere• alla ritirata, che fu dannosissima, data l'accozzaglia di queste bande in parte formate di veterani garibaldini e in parte di giovanissimi, fra le quali si produsse il panico e lo sfacelo. Garibaldi da principio, aveva trovato 8 mila uomini nell'agro romano, ma moltissimi di questi si erano Bibliotec Gino Bianco ritirati in seguito al cambiamento del ministero, di modo che, quando egli· decise di recarsi su Tivoli non sapf)iamo, se per tentare la guerriglia sul territorio romano, o per ritirarsi eventualmente nel1' Abruzzo e dichiarare l'insurrezione contro la monarchia, che pr~ma lo aveva favorito e poi lo aveva abbandonato, si trovò con · un numero scarso di ,uomini, pronti a combattere. Quand'anche Garibaldi avesse nutrito questo pensiero, il che è assai dubbio, si tratta va di un accesso di sdegno, che sarebbe sbollito. Certo è che molti amici di ·Garibaldi dal Cairoli al Guastalla · fino dal 3 1 · Ottobre lo persuadevano a ritirarsi, poichè il suo sarebbe stato .un cruento e inutile sacrificio, mentre l'elemento militare lo incitava a tentare di resistere. Il 2 Novembre diede ·ordine di marciare su Tivoli, ma il giorno 3 alle ore 2, mentre arrivava a Mentana con lo stato maggiore, trovava le truppe pontificie ; e dalle due alle 4 si svolse il famoso scontro. Nel primo momento sembrava che la vittoria arridesse a Garibaldi, ma quando giunsero le truppe francesi, del Polhés, non fu più possibile la resistenza ; il panico aveva invaso le truppe, e Garibaldi. tentò invano di fare quella, che chiamava la carica della disperazione. Stefano Canzia prese le briglia del cavallo del generale e gli disse : « Per chi vuol farsi ammazzare, Generale~ per chi ~ » Garibaldi comprese essere inutile la resistenza, e si ritirò a Monterotondo, dove si barricò non sapendo decidersi di ritornare al confine. .Durante la notte venne lo stesso Francesco Crispi ; e finalmente sul tardi Garibaldi iniziò la ritirata su Passo Corese, ·donde si avviò verso Firenze. A Figline fu arrestato, e condotto al [forte di V arignano e di lì ,ricondotto a Caprera dietro la sua promessa di non ·muoversi fino al marzo del 1868 ; ma egli di là si mosse soltanto nell'ottobre del 1870 per dare alla Francia quello che gli restava di valido , e fu questa veramente la più nobile vendetta Quello che fu peggio della battaglia di Mentana e di tutta questa campagna nell'agro romano furono gli strascichi. In Francia sembravano fer-. neticare, perchè consideravano questa molto facile vittoria, come un trionfo francese, da paragonarsi alla vittoria Prussiana del 1866. Proprio il giorno della battaglia di Mentana sul « Moniteur » il ministro francese degli esteri Moustier pubblicava una nota diplomatica diretta

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==