Vita Nova - anno III - n. 5 - maggio 1927

• PROF. AGOSTINO SA VELLI STORIA DEL RISORGIMENtO SERA DEL 29 MAGGIO 1926 Due mentalità si trovavano di fronte, specialmente, per quanto concerneva il problema romano. Da un lato, tutti gli uomini di opinioni temperate intendevano di risolverlo d'accordo con la Francia, e con mezzi morali,, perchè, oltre alle altre difficoltà politiche e religiose, che esistevano, ritenevano che, finchè fosse durata l'egemonia francese in Europa, era vano sperare di risolvere la questione romana, contro la volontà napoleonica ; dall'altro gli uomini del partito d'azione ,non intendevano affatto d'aspettare gli effetti lenti del tempo, che maturasse la soluzione del problema romano. Anzi, siccome consideravano la questione romana un fatto interno, non si preoccupavano più che tanto della Francia e speravano che, se una I potenza straniera avesse voluto immischiarsi nelle cose nostre, il popolo itaJiano avrebbe trovato la forza di opporvisi. I Questa, si può dire, era )a vera situazione delle cose fino dal 1862; ma appena il Rattazzi nell'aprile del 1867 succedendo al Ricasoli, ebbe formato ·il suo ministero mosaico, costituito di personaggi tratti dalla Destra cattolica fin quasi all' estrema· Sinistra si mostrò incerto e tentennante di fronte agli enormi ostacoli per la soluzione della questione anana ; proponendosi, almeno per quanto ebbe a dire ad Emilio Visconti Venosta, di seguire quella che era stata la politica del Ricasoli. Ma gli avvenimenti incalzavano. Il Rattazzi si trovò di fronte ali' atteggiamento energico del Bibliotec Gin • 1anco partito d•azione. Giuseppe Garibaldi e il partito d'azione consideravano il ministero Rattazzi, come ottima occasione per tentare la soluzione della questione romana che, come ho già detto, si trovava sempre allo stesso .punto del 1862. A Roma c'erano gravi difficoltà per arrivare ad un accordo, perchè esistevano tr~ comitati_ in lotta fra di loro : il « comitato nazionale romano », il << centro di insurrezione » e il mazziniano « comitato d'azione ». Per l'appunto nell'Aprile d~l 1867 la lotta tra i vari corritati sembrò cessata ; i primi due si fusero nella così detta « Giunta nazionale romana » e diedero conto della loro fusione con un manifesto del 13 Luglio, nel quale .finivano col dichiarare : « V ogliamolo tutti, e ben presto 25 milioni di fratelli saluteranno Roma capitale d'Italia. » Garibaldi, dinanzi a questo manifesto, credette che la concordia fosse vera~ente sincera, e il popolo risoluto a concorrere l'estremo cimento ; tanto da giustificare il tentativo di impadronirsi di Roma. Pertanto incaricò Francesco Cucchi di recatsi a Roma, per annodare nelle sue mani le fila della trama, che si veniva ordendo; il figliuolo Menotti lo mandò nell'Italia meridionale per le opportune disposizioni, in vista del prossimo intervento ; e il suo intendente Giovanni Acerbi a raccogliere armi e munizioni pr,oprio al confine della Toscana e dello Stato pontificio ; si diede poi a percòrrere lui stesso varie città e centri italia•ni per fare propaganda delle sue idee. Proprio a Siena,

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