Vita Nova - anno III - n. 5 - maggio 1927

,; I e la dedizione del Governo al V atican0. nemico ' di ogni civiltà e che contrastava l'unità italiana. La Sinistra ebbe un agente elettorale, quale era diffi.cile imaginarne uno più accetto alle folle, voglio dire Giuseppe Garibaldi ; il quale girò tutto il Veneto facendo una campagna impetuosa contro il Governo e contro il clericalismo, come egli lo intendeva. Le sue parole furono molto applaudite, ma il risultato fu buono per .il Governo poichè in fin dei conti il ministero era stato per i Veneti il loro liberatore. Dove invece ·1e elezioni riuscirono contrarie al Governo fu nell'Italia meridionale e nel Piemonté. In quest'ultimo vi era una grande esasperazione per il trasferimento della capitale che aveva suscitato il vespaio del regionalismo, mentre nell'Italia meridionale -.i era stato uno spostamento così profondo d'interessi che era stato impossibile trovare qualsiasi maniera di equilibrio. Molti antichi borbonici si mascheravano da ardenti patriotti e aderivano alla Sinistra, col pretesto dei postumi del brigantaggio e per ragioni politiche regionali. . Non deve dunque far meraviglia, se· la nuova Camera, quando si riunì nel marzo del 1867, non \ fu così tranquilla come la parola augusta del Re aveva auspicato ; e sebbene n~l primo. momento il ' ministero riportasse una mezza vittoria nella nomina del presidente della Camera con l'elezione del1' avv. Mari contro il Crispi, evidentemente la base del ministero era molto malferma ; e il Ricasoli nell'intendimento di formare un ministero sta- , bile,' il 4 Aprile decise di presentare al Re que- , sto dilamma ; o chiamare al potere Quintino Sella e quindi accettare la legge sul macinato, e al ministero di grazia e giustizia il Duchoquè, o altrimenti si sarebbe ritirato. Il Re non accettò queste proposte ; e il ·Ricasoli si 'dimis~. \ \T aie f~ la ragione legale della crisi, che non fu mai detta, per quanto il Lanza insistesse per saperlo. Corsero allora una quantità di voci, di pettegolezzi su queste dimissioni, perchè quelli che volevano stabilire un sistema parlamentare sentivano dolo- , re e amarezza nel vedere il Ricasoli che, per la seconda volta, si dimètteva pur avendo, almeno apparentemente, la maggioranza alla Camera. Certo si è che vi furono intrighi di corridoio, lavorìo d '<?PPOsizione del partito d'azione e specialmente da par- , te di Garibaldi; inoltre l'animo di Vittorio Eman.uele, verso il Ricasoli, era mutato. Dopo qn van<' , tentativo il Re si rivolse a ·Biblioteca Gino Bi neo Urbano Rattazzi. per. il quale nutriva vive simpatie personali per molte ragioni, principalmente perchè Vittorio Emanuele col R,attazzi poteva fare una politica per conto suo più facil~ente che con altri. Per le stesse ragioni, in fondo, anche Garibaldi era favorevole al Rattazzi, perchè riteneva che con lui si pot~sse tentare· della politica perso- · nale. Così siamo di nuovo a un ministero Rat- . tazz1. È curiosa, ma è la verità : nel secondo ·ministero Rattazzi avremo un'altra catastrofe garibaldina ; nel primo si chiamò Aspromonte; _ein questo si chiamerà Mentana I Il Rattazzi, salito al potere, vollè formare un gabinetto con larga rappresentanza di vari ' partiti, senza guardare, se i ministri fossero di Destra o di Sinistra. ., Tentò Emilio Visconti Venosta, ministro de- . . gli esteri col Ricasoli, perchè conservasse l'ufficio suo, ma· questi non accettò l'offerta, e così fecero tutti gli uomini più cospicui, di modo che mise insieme un gabinetto di mezze figure del quale dirò soltanto che si vedeva tutto l'arcobaleno parlamentare, dai più tipici uomini della Destra, cattolica e conservatrice, il ministro per gli affari esteri il conte Pompe? di Campello e il generale Thaon di Revel e qualche notissimo massone come Federico Pescetto. Se . non vi troviamo nessuno' della estrema Sinistra, non è perchè il Rattazzi non l'avesse voluto ; anzi i~tendeva assicurarsi Francesco Crispi, ma egli non vi entrò, perchè non soddisfatto nelle sue pretese. Quanto all'azione che il Gabinetto intendeva di svolgere, non era ferma ~ sicura nella mente del Rattazzi. Sebbene avesse dichiarato al Visconti, che intendeva seguira la linea , del ministero Ricasoli, in verità egli si sarebbe riservato di ·agire, secondo le circostanze : e vedremo subito · , quali furono. La prima difficoltà, che si presentava, era la finanziaria, specie di palla ai piedi ·che i ministri delle finanze erano obbligati a trascinare da parecchi anni. Il ministro delle finanze F ran5 cesco F errera, uomo di molto valore, aveva tirato fuori tutti i progetti anteriori ; aveva riesumato perfino la tassa sul m·acinato ! Questi progetti non furono accolti dal_la Giunta del bilancio ; e il F er- . . . ' rera s1 r1t1ro. Il. nuovo ministero non fu in grado di trovare il ~inistro delle ~nanze : il Perazzi, un bràvissimo giovane, rimase come Segretario generale,

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