Vita Nova - anno III - n. 5 - maggio 1927

- 80LOGt'1A 133 Luglio 1866 il Parlamento aveva approvato la legge sull'incameramento dei b~ni della Chiesa, sotto l'incubo delle necessità finailziarie. Ora e·gli proponeva questa specie di accordo : il clero avrebbe conservato i propri beni, ma avrebbe però pagato allo Stato in varie annualità 600 milio- . ' · ni. Per aver subito i denari e per liberare i vescovi da questa faccenda troppo lontana dalle loro abitudini e dal loro officio s'era fatto innanzi un rappresentante di una banca belga di credito, il quale promètteva di dare ogni mese 50 milioni, per una somma complessiva di 540 milioni ; e 60 milioni li avrebbe poi trattenuti per gli interessi. Sembrava che a questo modo si potesse acco~tentare tutti, perchè con la legge, che egli proponeva, si veniva a procurare l'ind:pendenza della Chiesa dallo stato e in pari• tempo si sistemava il bilancio I · Di tutto questo si interessava moltissimo Vittorio Emanuele. I Il Ricasoli si imaginava che tutti gli sarebbero stati gratissimi, per avere risoluto così bene questi due problemi importantissimi ; credeva che, eccettuato qualche anti~lericale di professione, tutti avrebbero battuto le mani, e i rappresentanti della nazione sarebbero stàti pienamente d'accordo con lui. E~li, il quale più che da statista av~va agito da apostolo, dal suo punto di vista indubbiamente alto, contava di preparare una tal condizione di cose che non appena si fosse p~esentata una qualche occasione nella politica estera, sarebbe stato assai facile risolvere la questione romana. Era convinto che, anche perduran- .. do l'egemonia frances_e, lentamente il papa sarebbe stato abbandonato a sè stesso, e una volta che i Francesi si fossero ritirati da Roma, per amore o per forza, il papa sarebb~ stato attratto nell'orbita nostra e quindi col tempo il problema romano sarebbe stato risoluto. ' Questa concezione non era soltanto propria del Ricasoli, ma era condivisa altresì · da Michelangelo Castelli e da Giovanni Lanza, che ritenevano che l'egemonia francese sarebbe durata in Europa. Quando il Ricasoli presentava la legge della separazione della Chiesa dallo Stato, ispirata a quella che fu la legge delle guarentigie, connessa ali' accennata operazione finanziaria, trasecolò nel vedere che il suo progetto incontrava vivacissima opposizione, e quasi nessuno l'approvava. I più dicevano : ma come è possibile lasciare la più ampia libertà alla Chiesa ? Allora il basso clero è completamente ,. 1 ino Bi neo soggetto al predominio dell'alto clero, eh~ è tutto, almeno nell'apparenza, contrario al nuovo ordine di cose. ~nsomma perchè ·questa leg5te venisse approvata sarebbe bisognato che il Vaticano non fosse stato così avverso al Regno d'Italia ; e quindi i più ritenevano che non fosse quello. il momento più opportuno di spogliarsi delle facoltà spettanti al Governo nei confronti della Chiesa e del clero . . Quanto la proposta del Ricasoli fosse poco gradita alla magt;?ioranza, lo dimostrarono subito le discussioni' che si svolsero negli uffici : di nove uffici 7 erano contrari e il relatore, Francesco· Crispi, uno dei più accaniti avversari della legg&. Di fronte a questa opposizione ' Ricasoli non si seppe contenere, e quando ebbe notizia che la Sinistra agitava r opinione pubb,ica, ~ediante comizi, dove si esprimeva violentemente contro il progetto di legge, benchè . fin dal 1862 avesse sempre rifuggito dal sistema preventivo, parendogli che l'argomento troppo elevato non fosse tale da essere trattato in pubblici comizi, ordinò a~ pre_. fetti di impedirli. Il fatto produsse subito del fermento alla Camera ; e Benedetto Cairoli interpellò il ministro dell'interno e presidente del consigliò chiedendogli la ragione di questa proibizione, ma in forma tale da lasciare il modo di rimandare la discussione ad altro momento, se il Ricasoli avesse avuto più esperienza. Il Cairoli disse soltanto che quanto avveniva non poteva essere che 1~ conseguenza di una cattiva interpretazione degli ordini governativi ; ma subito il Ricasoli rispose : Quella proibizione è stata data direttamente da me, e sono pronto ad assumere piena e intera la responsabilità ; del · resto mi richiamo alle molte dichiarazioni fatte in Parlamento sia dal Rattazzi sia da Ubaldino Peruzzi sull'opportunità di I?roibire quelle manifestazioni, che minacciassero l'ordin~ pubblico .. Allora il Mancini ~presentò un ordine del · giorno di. pieno biasimo per l'opera del Governo .accolto con 136 voti contro 104. Il Ricasoli si dimise ; ma a:Re, che ne approvava l'operato preferì di sciogliere la Camera. Si indissero le nuove elezioni nel marzo· del 1867 ; però la Camera rinnovellata riuscì non dissimile dalla precedente. Durante la lotta elettorale la Sinistra aveva pubblicato un manifesto, in cui insisteva sul profondo malcontento, che esisteva in Italia, per l'amarezza lasciata dalla campagna del 1866 usando un violentissimo linguaggio contro l'umiliazione militare, , J /, •

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