I , 128 sempre in mezzo all'Adriatico, in modo che il ne ... mico non lo potesse sapere! Agostino Depretis si recò in Ancona, dove c'era la flotta, e parlò con molti comandanti delle navi e sentì lament le da tutti ; allora ne rese avvertito il ,ministero e il Re. _ Di conseguenza il Lamarmora dopo un solenne consiglio di guerra, inviò un telegramma al Pel- .lion di P ersano che in sostanza sonava così : « Il consiglio di guerra ha biasimato l'opera vostra ; e se entro otto giorni non avrete agito sarete destituito. » Il ministero che cosa pretendeva che facesse ? Imporgli di far qualche cosa fu il col~o dell'errore : un capo militare si destituisce, non si viole.nta I • · · Dopo questa pressione ritornò in Ancona il Oepretis, e, d' àcco~do col Vacca, disse al Persano: Voi dovete corr1piere un'impresa importante ; mi suggeriscono quella di Lissa. » Egli p ~rsuaso o no che fosse partì alla volta di Lissa per occuparne i forti, ma la conquista non riuscì, perchè furono oc- . cupate soltanto le fortezze e le case matte di Porto S. Giorgio; doveva ripigliare la mattina del 20, ma il T egetthoff, avvertito, partì da Pola e giunse a Lissa. li Persano, appena ebbe la certezza del1' avvicinarsi del -T egetthoff, trasbordò dalla « Re d'Italia » sulla più sicura e munita nave l' Aff ondatore. Il trasbordo fu veduto dagli ufficiali e- quasi tutti lo avverlirono ; ma al processo quasi tutti lo negarono. L •Affondatore non potè segnalare la presenza ·del comando in capo, perchè non era fornita della bandiera ammiraglia ; questo generò confusione. Di lì il Persano volle dirigere la battaglia, ma gli ordini dati non furono eseguiti, anche se veduti. Il T egetthoff venne con tutte le navi in cuneo, mentre le nostre corazzate erano a discreta distanza le une dalle altre, seguite da quelle in legno, ma af- . fatto slegate, tant'è vero che la battaglia bre,issima fu sostenuta solo dalle corazzate. Delle nostre sette~ corazzate una uscì di linea e abbandonò la batta- , glia ; le altre sei combatterono. Le navi in legno erano comandate dall'Albini e da queste furono scaricate delle cannonate che non ebbero nessuna conseguenza. La flotta austriaca riuscì ad affondare la Re d'Italia e la Palestro, che non è vero fosse fatta saltare: in aria, perche quella non fu che una leggenda ; dopo ciò l'armata nemica in pessime condizioni, si ritirò_a Lesina. Il Persano f.u consigliato di fare nello stesso giorno un nuovo tentativo conBibliot ca ino Bianco tro la flotta austriaca, ma egli la sera ritornò verso Ancona. In seguito a qu~sti fatti egli, che era già stimato poco, perdette ogni prestigio e gli fu messo a carico perfino una frase non sua. « Sono però rimasto padrone delle acque » I Solo lo sdegno degli ufficiali e le recriminazioni loro persuasero il Depretis a togliere il comando al Persano, affidandolo provvisoriamente al Giovanni Vacca ; e s'iniziarono gli atti processuali contro il Persano. Intanto si era concluso l'armistizio di Nicolsburg, e l'Austria e la Prussia si accorda vano ; quindi si doveva proseguire la ·guerra da soli o accettare l'armistizio. Il Ricasoli e il Re volevano proseguire, ma il Cialdini finì dopo molte incertezze col dichiarare di non poter rispondere delr esito della guerra. Il 12 Agosto il 'Ricasoli era sempre indeciso di accettare una pace dolorosa e il Governo austriaco insisteva. Fu il Lamarmora, che rese all 'ltalia un,, magnifico servigio in quel momento, e senza l'autorizzazione del Governo, accettò le trattative per l'armistizio, dicendo a Vittorio Emanuele : Prendo su di me ogni responsabilità. Ed era tempo di arrivare a una conclusione: l'Austria aveva di tanto accresciute le sue pretese ; pareva volesse occupare il Friuli ; voleva porre la frontiera ai confini amministrativi del Veneto, e pretendeva fosse dato ordine a Garibaldi di ~itirarsi. Tutti sanno che Garibaldi in quella circostanza rispose col famoso « Obbedisco ». La F rancia era seccatissima dell'avvenuto, e specialmente che l'Austria si fosse accordata con la Prussia ; la quale appena combinatosi con l'Austria, ci abbandonò al nostro destino. Napoleone III, per quanto perorasse in nostro favore per la cessione del Tren- ~ino, presso Francesco Giuseppe, ebbe un netto rifiuto. « lo, disse il Bismarck, per la ces~ione del Trentino non sono impegnato ; e, se a difenderlo non bastassero le spade austriache, abbiamo qua le spade prussiane ». Noi facemmo la pace con t•Austria il 3 Ottobre, e riottenemmo la famosa corona ferrea ; rimase stabilito di dover pagare 87 milioni come quota del debito della Venezia, e fu giuocoforza subire una frontiera, definita « frontiera di sconfitta ». attraverso la quale l'Austria aveva aperti 12 valichi per scendere in Italia 1 E non era finito qui; la pace fu conclusa il 3 Ottobre, ma l'Imperatore dei Francesi aveva in un trattato segreto con l'Imperatore d'Austria ottenuto la cessione
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