PROF. AGOSTINO SAVELLI j STORIA DEL RISORGIMENTO_ • • 1 ._. fl"t .- A 'l • ,. - ,~ _, SERA DEL 15 MACCIO 1926 Se in Germania nel 1866 la guerra immediatam.en te si manifestò favorevole alla Prussia, · tanto che in meno di un mese l'esercito prussiano era giunto a pochi chilometri da Vienna, dopo la vittoria di Sadowa del 3 Luglio, le cose andarono diversamente per noi. Prima della dichiarazione della guerra, il ministero Lamarmora fu sostituito dal ministero Ricasoli, indubbiamente uno dei più ardenti patrioti, di qualità altamente nobili, ma mancante di tatto, di abilità parlamentare, angoloso e cocciuto, tanto che Vittorio Emanuele nelle sue lettere e nei privati colloqui intimi lo gratificava di somaro._ Il Re lo chiamò a presiedere il ministero, perchè era sicuro che il Ricasoli non avrebbe commesso delle debolezze nella direzione della politica italiana, anche di fronte a un'eventuale inframmettenza francese. Il nuovo 1ninistero, ad eccezione del presidente del consiglio e del ministero degli ·esteri, affidato ad un uomo molto giovane, che aveva\ fatto parte anche del gabinetto Minghe~ti, .., Emilio Visconti Venosta, era rimasto immutato. Le deficienze, che si riscontrarono nella campagna del 1866, si possono notare fin da questo momento. Fu proprio Vittorio Emanuele che ali' alto comando insisteva si provvedesse dall'Aprile ch1edendo di avere come capo di Stato maggiore Morozzo della Rocca, perchè egli dict;va, « Co... 11:ui è indolente, ma almeno con lui v~do d'açcordot rneHrete che il Làm~hrl-ora ~ cocciuto t> duro, e ibliot CaGino ■ 1anco \ \ con lui non nii ci trovo ». Questo non era certamente un buon principio, perchè non si devono subordinare le convenienze particolari di una persona, per quanto sia in • alto, all'interesse della patria! (;'erano due generali che godevano molta fama in quel tempo e sull'uno o sull'altro doveva cadere la scelta di capo di stato maggiore : Alfonso Lamarmora e Enrico Cialdini, uomini di temperamento e di vedute molto diverse. Il La.., marmora aveva u·na mente forse ristretta, ma avrebbe saputo sacrificare qualunque cosa, quando lo avesse ritenuto necessario ali' interesse dello Stato, adattatissimo a sostenere la parte della. martinicca, ma sfornito di alcune qualità dell'uomo di stato e soprattutto di stratega. Enrico Cialdini, dal punto di vista militare, era molto _superiore, ma oltremodo scontroso, e subordinava ai suoi interessi particolari quelli della patria. Era difficile che la scelta cadesse su altri all'infuori di questi due. Il Re avrebbe voluto Morozzo della Rocca, ma non lo volevano gli altri; Cialdini avrebbe accettato il comando supremo, purchè Vittoiio Emanuele non fosse nemmeno andato al campo, nè il Re poteva subire questa condizione, perchè, per quanto non fosse stratega, aveva uno spirito profondamente militare ed era chiedergli un sacr~ficio troppo grande. Fu così che si prescelse il Lamarmora a capo di stato mag• • R•ore. '
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