Vita Nova - anno III - n. 5 - maggio 1927

( • ' • I • ' I . .. - I PROF. AGOSTINO SAVELLI I I ., ·' I ' STORIA DEL,..RISORGIMENTO ... {I ... \ ,. SERA DELL'8 MAGGIO 1926. / ' . Era, come dicemmo la volta passata, tramontata ormai ogni illusione di conseguire la soluzione del problema veneto, quindi si rendeva tanto più necessario pensare a quello romano. Pertanto fin , dal maggio del 1864 si erano riprese trattative ufficiose c~n l'Imperatore dei Francesi, non ostante che in quel momento alla Camera fosse scoppiato uno scandalo, dico subito di proporzioni molto ri1 dotte, ma che allora sembrava qualche cosa di incredibile, relativo alla cost_ruzionedi ferrovie nel Mezzogiorno ; scandalo su cui ·nel luglio, la commissione d'inchiesta riferiva. Noi siamo minutamente informati dell'opera del ministero attor~o alla questione .romana, perchè il Minghetti, che disgraziatamente ha lasciato incompiute le sue memorie, ha trattato nel modo più - largo quanto riguarda l~ convenzione del Settembre.· Allorchè, nel luglio del 1864, ferveva la lotta parlamentare e la sinistra dichiarava infetta la destra, riseryando a sè quella illibatezza che non aveva, il ministero, incaricò il conte Gioacchino Pepoli d'una missione a P.arigi, dove si trovava come plenipotenziario Costantino Nigra. Veramente il Minghetti non avrebbe voluto rivolgersi al - conte Gioacchino Pepoli, ma essendo certo che costui, valendosi dei suoi rapporti personali con Napoleone' III, si sarebbe immjschiato nelle trattative, acconsentì al suo d.esiderio. Si trattava in fondo di ripigliare il vecchio compromesso, che Cavour aveva quasi condotto in ibl1oteca o • 1anc porto, e che ·r~guardaya lo sgombero dei Francesi da Roma; compromesso al quale l'Imperatore non . f' aveva voluto dar corso .dopo .la morte del Cavour, ·malgrado ·le insistenze del Ricasoli: Fino dal ·Ca~ vour, in Italia si era sempre dato straordinaria im- · , portanza a questo sgombero, perchè si credeva pre- • ludesse alla i~minente conquista di Roma ; quindi ottenerlo sembrava risolvere ·O \ quasi la questione romana. Nelle discussioni, çµe si svolsero coli' l~- peratore, questi si mostrò sopra tutto timoroso che in Francia e nel rimanente dell'Europa si dicesse che egli · sgomberava Roma, perchè vi ~ndassero gli Italiani; desiderava perciò ·qualche guarentigia materiale che dimostrasse come gli Italiani non avevano intenzione di andare a Roma. Gioacchino Pepoli sapeva che il ministero, per . ragioni politiche interne, pensava di trasferire la capitale da Torino ; chiese per ciò se questo trasferimento sareb~e bastato ali-Imperatore. Questi rispòse che tale guarentigia sarebbe sta~a più che sufficiente. Veramente allora ferveva in Italia una lotta,- che aveva le sue radici nel regionalismo; il quale non poteva essere sradicato in qualche anno di convivenza degli Italiani delle çliverse regioni. Gli Italiani delle nuove province, come si"chiamavano in apposizione agli Italiani del Piemonte, at- . _. tribuivano gli inconvenienti inevitabili della subitanea trasformazione politica nostra alla politica del piemontesismo. D'altro lato, i Piemontesi accusavano gli Italiani delle altre province di essere ligi a ' ,. I " • ' r •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==