11O UNIVERSITÀ FASCISTA , I A queste considerazioni sono da aggiungerne altre di valore straordinario. Dei principi spodestat_i qualcuno faceva il morto, non, si sbracciava jn aperte manifestazioni ostili, ma altri lavoravano, e sopra tutti il Re delle due Sicilie, che si era rifugiato a Roma facendone il centro di tutte le sue macchinazioni contro il nuovo Stato. Il pontefice anatemizzava a nuovo Regno, e spronava il clero a combatterlo ; sebbene, a onor d~l vero, molta • parte del clero inferiore fosse favorevole al nuovo regime. Questa fucina d'intrighi in, Roma era veramente pericolosa per l'azione del pontefice e della curia, che cercava tutti · i mezzi per combattere il nuovo Regrio considerandolo non vitale; ed · era pericolosa anche perchè Francesco Il, per quanto di pochissima levatura, aveva la moglie assai intelli.gente e notevole influenza sulla Italia meridionale, paese ancora semifeudale. · · Se il Regno delle due Sicilie non esisteva più materialmente, esistevano ancora legami ed interessi fortissimi che avvincevano quelle regioni al · borbonismo, nell'immensa ignoranza dei volghi e nella corruzione dilagante in basso e in alto con la maffia e la camorra, che favorivano da un lato - ' la condizione endemica del brigantaggio, e dall'altro l'enorme piaga della mendicità. Questa condizione preesisteva al 1860, ma peggiorò, perchè alcune jndustrie, fiorenti nel Mezzogiorno andarono in malora, non essendo più protette da dazi doganali o vennero assorbite dalle industrie, per quanto limitate, dell 'halia ~ordica. Se una folata di entusiasmo aveva prodotto il plebiscito, le ·cose cambiarono immediatame~te per i vari errori che si commisero, e che aggravarono il brigantaggio. Furono lasciati liberi· tutti quelli che avevano servito sotto le bandiere borboniche, ed erano parecchie migliaia di uomini ; di cui una parte tornò ~Ile proprie case, e il resto ingrossò il brigantaggio. Occorse quindi una vera e propria guerra contro questi briganti, da µiolti reputati .i difensori della monarchia legittima, e ne vennero perfino dalla Spagna, per difendere quella che consideravano la causa della legittimità. Fu una lotta Biblioteca Gino Bianco ., . feroce, che bisognò sostenere per p1u anni, sotto forma di guerriglia ; e solo una legislazione molto severa, e specialmente l'applicazione della legge Pica riuscì a dominare là situazione, lasciando strascichi assai gravi." Il Cavour aveva intuito tutto questo, quando scrisse che bisognava stabilire l 'armonia fra il nord e il sud, senza illudersi che lo scopo da raggi tingere fosse più facile di quello di combattere contro l'Austria e lottare con Roma. Questo grande problema si è trascinato ~ lungo ; e solo adesso si è potuto impostarlo in guisa da sperare in una completa risoluzione. Quando il Cavour morì, lasciando l'Italia nelle difficili condizioni accennate, molti vaticinarono che per essa era finita, mancando chi degnamente potesse sostituirlo, perchè uomini come il Cavour non nascono che a lunghi· intervalli. Che ne fosse difficile la sostituzione, lo dimostrano nel modo più chiaro gli eventi' perchè dal 1861, anno della morte sua fino al 1870, vedremo quanti ministeri si succedono, e scorgeremo pure che le difficoltà enormi di allora divennero molto più gravi nelle mani dei • • • • nuovi t1mon1er1. Fra gli uomini che I gli potevano succedere, secondo l'opinione pubblica, ·ve ne erano tre o quattro; fra costoro fu scelto Bettino Ricasoli. Noi lo abbiamo ricordato parlando della preparaz~one all'annessione dell'Itali~ centrale. Era stato presidente del consigl~o del Governo provvisorio toscano, dove fu un vero e proprio· dittatore ; aveva dei lati veramente meravigliosi, uomo di fede saldissima ; di una fer.: mezza di carattere proprio straordinaria, e di una· dirittura morale che di meglio non si poteva trovare. Era pronto a qualsiasi sa~rificio ; av.eva però delle angolosità nel suo carattere : era un testardo, - che possedeva alcune doti dell'apostolo; spesso scambiava l'esposizione di una dottrina o di una nece.ssità politica con l'azione pratica; insomma era più adatto alla resistenza che all'azione còstruttiva. In fondo, lo comprendeva benissimo lui ste~so, e dichiarava di non aver nessuna ambizione politica, e si augurava, dopo che il Governo fosse sistemato, di tornarsene a Broglio a fare l'agricoltore.
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