QUESTIONI DEL GI.ORNO U1110 dei ,compiti urgenti del Fascismo ,sta nel dare una 'Ser,ietà di stile e di ,contenuto alla sua pubblicistica, sì ,che questa si sollevi al liveiUo .culturale effettivamente raggiunto dal ,Paese, ,e cessi quel tono fra cattedratico e « cafone », fra istrionico e grottesco, che qua e là appare su giornali e riviste del Par- . tlll:o. Non ·molto tempo fa .abbiamo sentito parlare di una commissione, che recatasi da·l Duce a propugna.re la ·battaglia a prò del.l'arte e della scienza i,taliiana, ha posto, fra 1l 'altro, nel suo programma l'elimina-· zione di ogni influenza tedesca, russa, asiatica daUa nostra fì1 losofia : par di ,sognare, a leggere certa roba ! E ,si,mili alzate d'ingegno si . . possono reputare ancora sip1r1tose, quando si mettono a confronto coi propositi che ammannisce un tecni~ co, Antonio Bruers, di su le colonne di una fra !le più accredita.te riviste fasci,ste, Gerarchia. A costui gli si è conficcato un chiodo nel cervello : il C:h1iododella cc filosofia ,ita·lica ». Eg.li vuol ricondurre il pensiero nostro verso cc una tradizione italica, ,la quale esiste anche in tema di fi'losofia » ( G erarchia, ·gennaio 1926). ,E in che consisterebbe codesta tradizione ? ccNon cred,iamo discutibile che la tradizione del,la filosofia italica [i,l corsivo è del B.] coincida col teismo, mentre qtUella de'lla filosofia tedesca coincide col panteismo. I supremi pensatori tedeschi >Sono panteisti~ i iSupremi pensatori itali.a- . . . . . n1 sono, .in ,maggioranza, te1st1 n. Criterio squisito, come ogni dilettante d,i · filosofia vede : a questa stregua collocheremo d'ora innanzi Giordano Bruno fra i tedeschi, e Guglielmo Goffredo Lei,bnitz fra gli italiani. D'altra parte, come attribuire so- • • La filosofia ·italica verchia i1 mportanza a siffatta discr,iminazione, se a nostro filosofo sembra averla buttata lì così cc per citare ll.ln esempio » ? È vero che ·su-- bi to si ritratta, -e assevera d 'av•er abbracciato << 1a definizione di ma scuola qua1 le risulta, per oitare il più antico storico della filosofia, da Ar.istotele ». Toh, chi ce l'avrebbe detto •che Ja ·filoso1 fia nostrana doveva accender ceri a Pitagora [da Samo) e a Senofane (~a Colofone ? Più italici di così ... ,Ma la mira de·l Bruel's iè un'altra : egli ,tende, in effetti, a sca!lzare tutta la filosofi.a conte,mporanea italiana, come appare chiarissimamente da un altro studio suo, apparso ,su Gerarchia {nov. J 926). Qui prendendo occasione dalla 1 pri.ma ristampa dell'opera La filosofia italiana nelle sue relazioni colla -/i.losofia europea, eg.li -combatte aperta,mente la tesi deiUo Spaventa, geniale intuizione de1llo svi,luppo della ifilo·sofia ·ita\liana, che ba.sterebbe da sola ad assicurargli una gloria durevole, e geniale soluzione de.I prob,lema, ,dallo S1 paventa sincera:mente e quasi angosciosaimente sentito, de1 lla nazionalità 1 dell,a filosofia .nostra. Lo Spaventa ,sa ,troppo bene ohe una fì;ol sofia noin s' improvv,i-sa, daJ ,momento che ·essa, come attività cu.1minante, e coscienza ►di sè·, di un popolo, 1SOrgeda ,tutto i1 I terreno ,storico, da tutta 'la civiltà e dag,li idea- , li d,el1 pop0Jo stesso_. D 'aJtra ,parte, sente cJh•e,l'Italia, se non vuol continuare a essere t•erra ,d,i conquista, pura esi,stenza fisica, deve esprimer-· la, una ·fi 1 losofia, da,l ,suo seno. Ora, per ottener ,ciò, gl' Italiani anzichè appar.tarsii dal pensiero delle altre nazioni, devono affiataJ'Si con esso, assi,milarlo; giacchè codesto pensiero, che preso complessivamente rap- . . . presenta qua,s1 un patr1,mon10 comune, di cui nessuno può far getto, non teca Gino a CO • . ' . è estrél'neo a noi, ma e stato conquistato grazie alla col'laborazione del pensi-ero nostro più originale e più cosipicuo. In tal ca,so, studiar.e ,ed elaborare il pensi-ero straniero•, vuol dire ritrovare no.i stessi ; tanto più, poi, se lo studio viene inteso come ripensamento critico, che suggella di nuova ooigina1 lità i.I carattere nazionale del nostro pensiero . Che· ci. vien dunque cianciando jJ Bruers di smarri,mento della tradizione, di asservimento alla· fi:losofia forestiera ? L'asservimento e' è stato rotte le volte che la filosofia ita- · ,liana ha ricalcato inconsapevolmente quella d'oltralpe, magari anche con la pretesa di far da ·sè. E che farci se oramai il pensiero s1peoulati vo non può esse! più nazionale se non essendo internaz,ionale, ossia univel'sale ? Il Bruers, che è così tenero del ,teismo e del tradizionalismo, dovrebbe prendersela colla ,filosofia scolastica, a cui si deve codesto atteggiamento universa,listico, dentro cui le caratteristiche nazionali sii ·estinguono; -mentre il ,tanto de- · precato idealismo, esso proprio è stato a restaurare iii particolare nel1 'umi versale, il genio nazionale nella veri,tà sopramondana. C-e ne porge conferma lo stesso Bruers qruando, ·nel f a,r la recensione del.I.a Storia della filosofia italiana del Piccoli, (Gerarchia, d,ic. 1926), rivendica a sè i,l merito di aver « bandito, più di sedici anni or sono, la tesi deH 'identifi~azione del trascend,enta.Iismo con la tradizione filosofica italiana » : dove, se si toglie '10 ·sproposito di forma e di contenuto, rimane soltanto questo: che ogni storia d,ella filosofia va informata a un criter:io, C!he è la stessa · filosofia deH 'autore. Ora questa è una dottrina di schietta ,immanenza, e non c'è bisogno di dire chi è stato a fol'mularla in Italia . I •
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