250 qua, 1 biso 1gna con,venirne, sta entrando ne Ila persuasione degli studios,i, ch,e urge rimediare a1lle grandi lac~ ne deJ1 la nostra ·storiografia fi~osofica. Leggevo poco tempo addietro, SlU ,un allro pe.riodico fasci sta, un ilamento perc1h.è glli studiosi di storia della fiilosofia non si dedicano ad autori ,itatliani, invece ohe stranieri. ·Il lam,ento è del tu-tto .ingiustificato. Prri,ma di tutto per,chè gli autori italiani sono tutt' alrtro ,ohe abbondianti: Bruno, C1 ampaneHa, Vico, f icino, T el,esio, Gioberti,· Rosmin,i, Spaventa, e tanti ailtri minori, sono fiJ~ sofi italii ani , into 1 mo ai qual i è un complesso d,i .srudi in nostra lingua f oodaimentali. Su di essi e altri c'è ancor 1 a da fare : s' in1tende ; ma quando mai s'è al termin,e ? Invece, per i 1 maggiori filosofi strani 1 eri noi siamo ancora .in un' inJeriorrità g.rande in rispetto a quel ohe ne hanno scritto g,I i a!ltri. , E non dico soltanto in quantita, ma, ,ben più, in qua,lità. Non auguro, cioè, ailla 1bi,b1liografia italiana di arri,oahirsi, su di og,ni anche piiccrnlo pensatore, di que'lla •serqua di volu,mi, memorie e dissertazioni, di cui è piena ,la lietit,erarturafilosofica tedesca. C'è una ,buona metà di quegli scriitti, dhe, 01rdinariamente, fan per,dere i:l tempo, e nient'altro. Ma ci sono pure, in quella lingua o in a!ltra, op-ere che nessuno 1 può ignorare ,se vuoll par,lare de' maggiori pensatori strainie'.ri. Raro, rarissimo, 1 che a proposito di essi venga citata un'opera italiana. Noo raro, ,anzi frequente, che a p,roposito de'Lla filosofia italiana, oltre ,le opere d,i studio,si nostri, ci siano o,pere fo,ndam,entali di stranieri. Vorremmo, fol'1se, ,mentre inglesi, tedeschi e franoesi, studiano i pen- . . . . . sato,ri nostri, noi rinunciare a studiare i loro? Sarebbe una stoltezza. · Come se 1l 'Itailiia si proponesse di rinunciare, in poJitica, a·Lla vita interinazionale; ne,lla 1scienza, così come nei commerci, allo scambio deUe id-ee e d,ei prodotti, delle invenzion1i e de11Je.scoperte, deiMa civ,i.Jtà in •una parola. Diventeremmo dei ·monaci del Monte Athos, scomparirernn10 da.Ila storia del mondo. Ma torniamo all'opera d,el Levi. Essa ha una larga Introduzione sul Bibliot· ca Gino Bianco • RASSEGNE Rinascim,ento in generale e su i pr,incirpialli rappir,esentanti di esso, con particoiare rig~ardo ailla filosofia della natura ; passa, poi, ai fondatori della scienza matematica d1ella natura; infine, espone la filosofia raziona:lisitica dal Descartes a1l Leiibniz. Viiene, co,sì, presentato in sintesi ,iii pensiero ,europeo che precede, accompagna e ~egue (sebbene in una d1 irezione .soltanto) q1uello di Bacone. L'Au1 tore avverte che questo volume sarà seguito da un ailtro, iin cui studi,erà Bacone in rapporto alla CQII'rente e:mp.iristica inglese. I.I grosso de.Il' opera p1 re,s.ente è, na1nura1mente, l'esposizione deil pensiero di Bacone, condotta con metodo ainailitico, tailvolta troppo minu21ioso: sì c:he, chi già ,sa, gradireb,be andar più ,rap:i.damente. Ma è anch,e vero che pochi ha'Illllo letto e studia,to, tutto Bacone : e per qiUesto lato il volume del Lev,i è, senza du1b1 bio, molto utile : non c'è p1 unto dottrinario o pagina di qu,alohe im.... port 1 anza che non .sia qllii diligente- ·mente esa•minata. Que,l ch,e 1 la,scia perplessi è i,l cr.i,terio ,storico-specudativo, ,da ciui parte l' A., •e col qua.Je cerca un g,iudizio conchiusivo. « Alcuni vogliono {egli dice nella Prefazione) che l' auto1e ,del Nuovo Organo non debba essere collocato .tra gil' ,iniziato•ri de Ha fìilosofia mo,derna, mia tra g1liu1ltimi raippresentant,i de:Lla Rinas1cenza ; altri, ed è questa I' opi.niione p1iu diffusa, ved,ono in l,ui il fondatore d,ell' e•mpir.is1mo ing,lese, e così ilo contrappongono al Descartes, da c.ui parte la corrente razionaJistica n. Noi, ,in Ita,Lia, questi due dubbi, lii a1bbia1 mo già r,isolti, e non so pe,rchè 1 l'A. s'attardi a citar giud,izi ,di scrittori stranieri molto medioori in ·fatto di •fìJlosofia, certo i,nferi ori a noi :in quel senso storico· di q,uesti prdble1ni. N,ella nostra ,stor,iograifia filosofica son posti già criteri tali, per cui ,è impossi,bile confondere u,n pensatore scolastico ,con uno del Rinasai,mento, mo .die1l R,in·a-sci,mentocon un pen,satore moderno, ll:.nprekantiano con un postkan- · tiano. Nè ,per questo noi ~iriamo delile linee divisorie asso1l,ute. È per ,noi un 1l 1 uogo comune che ogni pensato 1 re, 1!1ein.tre 1 pag~ i~ suo contr,ibuto al per11odo d1a cui viene, e a cui ap,partiene, prepara q1 uello che lo segue. La contin•uità è legge d,el pensiero ,come per la vita. E inessuno di noi am·mette un sign.ifìcato definitorio a certe partizion,i e divisio,ni, che p,ur ,sono necessarie pr•aticam,e1 nte', tra le varie correnti di pensiero d' uno stesso periodo. Onde è p•er no,i ovvio quel che molti storici 1straTI1ierai ncora hanno oscuro: che, per es., J' indir,izzo empiristico irngtlese, mentre si svo,lge in oppo1siZJione alltl'ind1irizzo razionailistico ca:ritesia-no, coincide con esso in tutto quello per cui insieme a esso si stacca e op1 pon1 e a1 lla filoso- .. fia medievale e a queUa del Rinasci,mento (,per la ,parte che questo ha ancora .in co1mune con quella). P,erohiè a Lev.i disdegna questi no,stri buoni principi metodo1logici ? Egili, infatti, ne paga Iceconseguenz,e. Si leggano le u:lti.rne pagine, e si vedrà chiaro l'imbarazzo in cui s'è messo. Q,uando è per dire in che co1 sa, decisaimente, Bacone si distacca dai filosofi del ,Rinascimento, è costretto a ind1 icare e< l'intonazione generale dei loro scr,itti n (1:>. 428): eh' è troppo vaga indica~ z1one. E quando è per sta,bil-ire il rapporto tra Bacone e Diesca.r,tes, si 1 lascia preoccupare da qu,ell lumen naturae che essi ,ammettono in comune, e ch,e è un residuo, dail Levi ,par non avvertito, propnio ,di quella fiilosofìa del Rina,soi,m1enito, a1lla quale, viceversa, Bacone e Descartes, co- •rne pensatori moderni, si op,pongono. E su la base di questa concordanza pare a lui d,i poter conchiud,erie che l 'empiri 1 smo d,i Bacone è u·na leggenda, e che Bacone è, .invece, un preoursore d,e,l Lei1bniz. Certo, se per e•mipi1rismos'intende una specie <li po•sitivismo d,i tipo vol,gare o scientifico, i,l Levi ha ragione. Ma se per empiri3mo s' inten,de lo svil,uppo di quel· concetto moderno dell'esperienza che porta a Kant, allora le conchiusioni de,i Levi vanno rivedute e corrette, o almeno integrate da considerazioni opposte. Ma è giusto attendere, andhe, il sèguito pr@messo di questo primo volUJme.
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