' I 238 FRANCESCO FORMIGARI spiritua·le, e cioè abbia già in quel momento, la morte in sè. Portia-moci quindi di là dalla morte in una resu,rrezione della carne, 1 nel1 l '~pisodio evan~ gelico di Lazzaro. La res•urrezione della carne non sarà tuttavia nulla, inutile prodigio, se lo spirito è ancora a,duggiato dall'ansia ,della propria finitezza, e cioè si deg,rada a cor·po e materia ricadendo nel1 'angoscia di una nuova inevita1 bile fine. Non è il Cristo vivente in Lazzaro risorto, ma ancora e sempre la morte. ·Lazzaro è sordo al mondo eh.e lo circonda, e 'la s•ua tensione si ridesta e una torbida i,ra lo sommuove ogni volta che intorno a lui la parola dei ,curiosi ·gli sollevi il ricordo del•la tomba e della . resuir-rezione,epperò, ancor:a e sempre la coscienza dei li·miti inesora!bi•liin cui la sua vita e costretta. Quando Ila vista del proprio singue che sgorga da una ferita gli dà la sensazione .diretta della sua car~ \ nale vitalità, ila ·sola eh' egli ab·bia, egli trapasserà dallo stato ·di funerea inerzia alla bramosia del vivere, di insistere nei -festosi atti assertori della vita ; ma in fondo a questa insistènza è ancora e sempre l'angoscia dell 'ulti·mo istante. Senza che Lazzaro ne abbia coscienza, la morte Ìmmin,ente di Gesù aumenta in lui questo terrore, quasi gli sia annunziata la sua propria fìrie : chè dif at~i il Cristo è il simtbolo dell'assoluta vita spirituale immanente e lo spegnersi di essa sarebbe davvero, q,uesta volta, e per sempre, la morte .. Gesù risorge, e tutti si vo1 l1gono a vederlo scen.dere .dal Monte deg,li u'livi, per trarre, dalla testimonianza della vista, inconfuta,bi'1e argomento di fede ; non Lazzaro, che in quel momento medesimo sente il Cristo in sè, e la sua vita e la vita del Cristo esser•euna medesima; e ~ioè la morte, come materialità e co•me limite al'lo s•pirito è finalmente soppressa. Il problema, ne <.< I vivi e i ·morti », inga·rbu,gli.aio ancora e necessariamente ,m•utillo,data la intuizione del protagonista e la contradizione fondamentale già accennata (ma .non sentita dall'autore come tale), qui'cerca una soluzione appog·giandosi al mito cristiano ·della resurrezione di Lazzaro. L' au- • tore ha accentua•to i si1 mboli con la rappresentazione della :Palestina, fosca terra .di tombe, sorda alla parola del Dio dei viventi, efficace sfondo alla fìg,ura di Lazzaro, e, secondo il contrasto che gli è caro·, aggiung.en,dovi d'invenzione la •figura di Agar moglie di Lazzaro, che sta a rappresentare a sua volta un'opposta 1 concezione .della vita, quella serena dei Greci, chiusa, ma non per q,uesto turbata, dalla fer- • • ca 1no Ianco rea indeprecabi 1 le necessità dell~ ~or!e. Il _lirismo~ che qua e là affiorava ne (( I VIVI e I morti », ~u1 è forma connatura-le al soggetto, e senza sbalzi e oscillazioni pervade, si può di,re, ogni battuta, ele~ vandone la prosa a po1 etica solennità. T1 uttavia resta, anche qui, un chè ,di stu~iato ~ ~i ri~erca.t~ nel lumeggiare, con una successione d1 p1ccoh f~tt1, gli stati d' ani,mo di Lazzaro dopo la resurrezione carnale ; •e, nell 'insie1 me, un tono di inte1l 1ettualismo e di persuasione critica, talora, piuttosto che poetica .. Si può dire che, se alla piena intelligenza di questo d-r-ammagiova la conoscenza ,d,elle opere anteriori, questa d'altro canto nuoce rappresentadoci il « Lazzaro » più come il 1punto d'arrivo d'un' indagine e d'u,n problema, che come una piena in- .. tuizione •estetica. Nonostante la seconda resurrezione di Làzza,ro, i problemi spirituali agitati dalr·~ arte borgesia-na non hanno soluzione ; il travaglio che vi è soffe:rio •nonha catarsi. ~ « T em1 po di edificare >>, aveva annunziato l ~ autore, intendendo con .questo esser venuta per. lui l'ora di abbandonare 1e esperienze critiche per sboccare risolutamente Bell'a,rte. -Ma (( tempo di edificare >> può ripetersi, ad ammonimento di tutti, nel sens•o della reale po1 sitiva costruzione di u,n mondo di arte, che sia una morale e una conoscenza in~ sieme. È v-eroche, secon,do un verso rip~tuto volentieri dal Borgese, il vento dell 'aite non gonfia due volte le vele del Rin~scimento; che è quanto dire, nel caso, essere oggi impoS'sibile all' artista adagiarsi ·nelle imitazioni formali e nel fondo di un'etica e di un mondo della conoscenza tradizionale e immuta1bile. ,Nello stacco che i1 l romanticìsmo ha provocato da tutto questo, n'è uscita la coscienza che l'arte vuol essere essa stessa creatrice di vita spirituale, ep,p.erò di mor.ale, appunto nel.la sua s•i:essa forma, che nòn è veste, ·ma sostanza perfetta e assoluta. E appunto per ciò, vorremmo che analisi di stati d' ani.mo e penosi vagabondaggi spirituali cessasse:o di essere, per sè stessi, materia d'arte, bensì retrocedessero a precedente già risoluto e dissidio già composto nel•l'animo dello scrittore nell'atto in cui· egli prende la penna per scrivere. Non opere che diano fondo al:l'universo, nè cui siano chiamati a collaborare ·e cielo e tena, ma lavori, grandi o piccoJi, che lascino una certezza e apportino il l~ro contr11 buto a q·uel mondo di sa.no -equilibrio, di forza misurata e cosciente, di cui abbiamo bisogno. ' FRANCESCO FORMIGARI
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