ROMANZI E DRAMMI DI G. A. BORGESE 237 Rubè, la fondamentale impotenza spirituale del protagonista, che anzi egli crea e sviluppa a fin di potervi, per dir così, infi1lza,re momenti di uno stato lirico proprio di fronte alla contemplazione della morte; numerosi e felici momenti, certo, che qua e là si rivelano in ottimi passi, ma per natura loro incap.aci di dairci la soluzione cercata. L'er.rore estetico s'annida nel contrasto tra il personaggio come lo scrittore lo concepisce, e gli intenti positivi che egli ·persegue ; .una sorta di contaminazione tra i•ltipo di 1uomo come è posto, e la vita spirituale a cui lo v,uol trarre, senz' avvedersi, questa volta, d' av,er jnnanzi la stessa stoffa di Rubè ; cui non si scompagna, nem,meno qui, il simbolo della vita gioio- .samente e istintivamente vissuta, nella giovane llla, che, naturalmente, Eliseo Caddi ·non ,può amare. E dall'errore una serie di complicazioni spirituali in cui ]',autore ha dovuto cacciarvi ·per coerenza, una volta messosi in moto, con q·uella solita tecnica di accostare il fatto al soggetto per rappresentarne poi la 1eazione. Come, per esempio, tutta la storia dell'eredità psichica che il protagonista ricostruisce tro-- vando in ,u•nvecchio armadio la foto,grafia di uno zio assassinato, col quale ha la sensazione di id1 entificarsi durante una seduta spiritica ; cose che •non persuadono da nessun punto di vista, nè logico, nè artistico. Se nelle ultime pagine l'infelice Gaddi .crede di comprendere « 1 la beatitudine unica del- ]' amore o ,della morte» noi sentiamo che, quanto a•lmeno all'amore, che non è mai in potenza, egli si sbaglia ; e che l'autore equivoca sul temperamento del suo personaggìo mentre avev1asaputo veder così bene e così chiaro in « Rubè » . • Gli è che, come si è detto, motivi lirici e persona'li gli ·pren·dono qui la :µiano, che poi si svolgono ancora, tali e quali, in ambiente e forma d'arte diversa : nel dramma di :Rodolfo D'Asburgo e .di Mary \~l étz,era. C,he, d:al romanzo, Bo-rgese, sia passato al dram:ma, è aibibastanza logico per quel 1 lo stesso che si -è detto de « I vivi e i morti ». Dato il tono dell'ispirazione, ·meglio la forma tragica che nel volgersi di poche ore ci ·ponga innanzi una sit1 uazione che non ha possi,bilità ·,di svil1 u•ppo se non in una corta catastrofe. Non c 'i·mpo,rta qui di vedere quanto di senso storico sia in « ,L'Arciduca ». Ma, nel fatto, questo Roddlfo è una terza variante di , Rubè e di 1 Gaddi; anima vuota, piena di nomi lug·ubri, canna invasa dal vento, megalomane e incapace, dominato dal,Ie sensazioni che àrbitrariaBibt·ot ca Gino • 1 neo mente elev,a a simbolo, insensibile, in fondo, àl1 'amore della .giovanetta che fa la parte di Eugenia e di llla; vittima infine ,della eredità, nota e riconosciuta e storica questa volta, ,d,el triste sangue di Carlo V e della pazza Giovanna. E noh manca un ailtro :motivo prediletto ali' a·utore, quel,lo della guerra; che ·Rubè vive, cercandovi invano la propria pace, che Caddi contempla da lun,gi, sentendovi ,prepararsi queg.Ji irruenti istintivi uomini che possiederanno il domani e così diversi da lui ; cui Rodolfo ane·la come a uno sbaraglio, dal quale 1 uscire final'mente ri1 nnovato e salvo. · ,Ma la storia ,ha aiutato qui il Borgese a evitare l'equivoco in cui •era ~aduto nel secondo romanzo, e a mettere in chiaro ,brutalmente cause fisiche, impotenza psichica, conclusione inevitabile; qui, alla buonora, abbiamo un suicidio, che è, almeno, un fatto-: il solo fatto che sappia compiere Rodolfo, e che solo può farlo .uscire dai cerchio ferreo da cui ·si sentiv,a· rinchiuso. Colto così nella sua verisimiglianza, senza d,eviazione o mollezze, q1 uesto scorcio di dramma non è •privo di una cer,ta sua truce tra- . . ' g1c1ta. La storia di 1Rodolfo d'Asburgo ci richiama nel1' insieme più ancora a « Rubè » che non a « I vivi e i morti » ; a questo invece si riallaccia il dramma d,ella resur,rezione di Lazzaro. Con essa I' aiutore è arrivato a chiarirsi appunto quello, intorno a cui s',era aggirato nel ,rom1 anzo s~nza riuscire a coglierne il fondo essenziale. Eliseo Caddi, per la sua sostanziale incapacità di vita congiunta a- un'immanente angoscia ,di mo.rte (l '•un, fatto correlativo ali' altro), equivocava sempre •sul senso stesso da att,ri,buirsi al- ·l'i,mmortalità, oscillando tra varie soluzioni, ma tjutte segnate; fosse la res•u.rr 1ezione della carne che fer-ma ·per sempre 1 'uomo nel suo più ,bello e più significativo gesto della vita mortale, fosse una dispersione assoluta dell'essere umano in un'infinitezza dialetticamente conoepita come assoluto contrasto di. q~uello, fosse ancora il man.do del1 le pa1 llide ombre come ce lo ,gabella lo ·spiritismo ; tutte segnate ·e intrise ·della ,temporaneità, •e,della carnalità pesante da . cui non :poteva uscire, per semplice incapacità di vita. Chè vita spirit1 ual1men.te vissuta, significa, istante ,per istante, inveramento dell'eternità in noi; soppressione continua della morte come limite, e perciò anch,e riduzione della m·orte fisica a semplice· · trapasso .donde è ri1mosso quel terrore che solo pllò sorgere da chi avverta un limite alla propria vita
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==