Vita Nova - anno III - n. 4 - aprile 1927

I ' 236 FRANCESCO· F0RMIGARI ' . 'Il un.a volta accettata, non è più lecito inf,angere. È naturale ,ch,e cadute sin dal primo momento ~e infatuazioni che supplivano 1a carità di patria (amore anc1h'esso, 'cioè istinto), la guerra non si svèli che come ·orribile e vano •massacro di ,uomini : anche ·qui, 1do,po la logica che rappresenta la neces..-. sità della guerra, una falsa opinione costTuita sul giuoco nefasto e ,dissolvente .delle rappresentazioµi. Di più se tutto q•uanto è avvenuto nella. storia è giusti,fìcato, nè poteva diversamente avvenire, •e pet questo soltanto trascen,de in-ideale, l'uomo, partito dall'affermazione orgo1 gliosa ,di far esso la storia, e cioè l'i,deale, si accorge, alla ,fìn,e, di ,esserne fatto; · perchè ,qualunque atto egli compia o a q,ualunq•ue si opponga, ciò che poi accade è necessa,rio, e però bel•lo, e giusto e morale ; l'assenza idi una etica superiore e ,di q•ualità istintiv•e·fa ricadere la storia in un fatalismo ben peg,giore ,del'le v,ecchie concezioni a fon1 damento pro·vvidenziale. T:ali i .trat~i, e n,on tutti, m~ tra i più significativi della personalità di Rubè; che è poi, nelle sue inquietudini ,e nelle sue .deficienze, .quella di molti uomini d'og,gi, e la crisi stessa d,ella nostra cultuira, rappresentata in un caso estremo, ,ma coerente e con- . , sequenziario. ln,vano cercheremmo u,n punto ,di vista superiore, e 'l 'indicazion,e ,di un.a via -che co,nduca alla salvezza; tanto più che l'autore, •per coerenza, e per lo sviluppo di· veri1 simiglianza ohe, un tipo così concepito richiede, ne ,ha spinto- le ra·dici nella materialità ,d,elpresu·pposto patologico : eredità, sistema nervoso~ e via dicendo, senza f.ermarcis-itroppo, -~ vero, ·ma f.acen.dolo. entrare tutta·via nel bilancio. · Ci son poi fra i personag·gi mino1ri, due donne, nel,le qu.a•Iisi associano, •come in ,due distinti, ma correlativi simboli, proprio tutto quello -ch1 e .di originario e ,di riflesso manca al protagonista : l'amore, fonte di sopportazione; ·di compassione profonda •e di f.ede, in Eu·genia; e la sana gioia del vivere fisico, in Celestina ; ma Ru,bè, vanamente aniato da entram1be, non sarà ,per loro. ohe causa •di dolore, e di -morte. È con •qu•estedonne, la vita stessa che l'infelice, sci~pa,. incapace di viverla seriamente, cioè semplicemente. Ma ·nè ,quest,e d·ue figure, nè l'altra, per ci~arne ancor ·un,a, di ,qu,el Federico così ; contento di sè nella sua r·ettitudine un po' 1 banale, e per natura ,dotato a reg·gere la sventuira, più che aver vita e lilievo di proprio, la ·ricevono per contrasto, quali mere inversioni di alicuni aspetti del pro~ tagonista ; ·e com·e tali ·non sono di troppa efficacia. ibliot oa • IRQ anca . . Per la stessa ragione, è pur vero che il caso da ~ui la cieca vita del protagonista è governata, par chiarir-si, di là dalla tragicità opaca del fato, in qualche cosa di provvidenziale e di es,piativo per mezzo di talune figure simboliche {il viaggiatore sconosciuto, 1'ignairo lanciere sotto il cui cava!lo_ trova la_m_or,te R,ubè, ,e che è rappresentato con 1 l1neament1 di un arcangelo vendièatore); ma anche qui si tratta di · accen•ni che lasciano perplessi, 1fissinel loro stato . di trovata, non 1 già eme~si da Mna intuizione supe- , rior-e, ch,e muti veramente i'l colore e la significazione ,dell'opera. Ora i,mmaginia1 mo un u9mo nel quale si ripeta l'incapacità organica alla vita, ma il cui spitito, anzic1hèesser teso nel vano sforzo di costruirla, sia tutto occupato ,dall'ossessione ,della morte. e dell'oltre morte ; •ecco Eliseo ,Caddi de (< I vivi e i morti »., An,ch 'egli vorreb1 be poter risorivere da ca·po la propria vita, co·nsid-erarla co1 me un abbozzo, correggere, limare ; anche dal suo ~nimo stilla l'ironia corredente, .anche egli ceiica ,di ripr,endersi alle radiei della vita on,d'è staccato, restit,u.en,dosial paese ove è nato e ove furono i suoi avi, alla mad·re, alle cure ·dei campi, ali' esistenza semplice. e lineare eh' egli vagh,eg·gia, sopprimendo come in:ulile ,e vana complicazione tutto il r•esto. Ma, in fondo, è chiaro che un tipo come q,uesto, senza passioni, ,e per di più col mal vezzo di contemplare pietosamente se med,esimo, non può aver vita !morale, e tanto meno una vera vita r,eligiosa, ,di ·cui quella è necessario presupposto e condizione assoluta. E vi sup-plisoe, al solito, una serie di eS'perienze che non escono da un'.azione puramente super,ficiale : religione, pregiu,dizio, intuizione •poetica ·diella vita futura si succederanno senza potersi ,fissare ·e lascia,re germoglio : saranno a volta :a volta .Ja fed,e cristiana, o la poe..- tica negazione leopardiana, o le fantasticherie spiritistiche, ,e la··materialità dell' a•tavismo; e sarà, soprat1utto l,a contemp1lazione lirica di un al di là dove ogni vita indivi,duale si sommerga e si risolva in una unità 1di luce e ,d' airmonia inconcepi1bile e ineffa,bile per l'uomo mortale. Così, è un mero movi,mente lirico qulel;loche ohi1 u,d,eil romanzo, e non una catarsi morale e religiosa, che non vi ,può essere se non v'è veramente vita, vita fatta e vissuta. ,Ma il vizio d'origine di questo libro, nel I' insieme inferior,e .a1 l primo, q·uantunque forse all'autore :ia stato più ,caro mentre lo scriveva, è appunto che 11 Borgese no·n si C'hiarisce, come aveva fatto per

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