• BOLOGNA 105 da maestro, benchè allora venisse considerato da alcuni un utopista ; egli affermò sempre sia all'interno, sia ali' estero che l'Italia non era compiuta, senza la capitale Rom~, o reputando la conquista di Roma il fine più importa~te della politica nazionale. La questione di Venezia venne abbordata il 21 maggio, d'intelligenza col Ricasoli ; il Cavour faceva notare che le condizioni del V eneto allora non erano normali ; in ogni modo il problema v~neto si sarel;>be risolto non appena l'occasione si fosse presentata. Fu approvato il ~ voto, proposto da Bettino Ricasoli ; come per la questione romana era stato approvato "l'ordine del giorno, presentato da Carlo Boncompagni, ma scritto di · proprio pugno dallo stesso presidenté del Consiglio. , · Nell'intervallo fra queste votazioni parlamentari iJDportantissime, Camillo Cavour dovette sostenere una delle più acerbe lotte dolorosissima, per l'animo suo, quella che prese le mosse dalla discussione della Camera del 18 Aprile 1861. Ricorderanno come Garibaldi non avesse saputo perdonare a Cavour la cessione. di Nizza alla Francia, e i permali e gli urti personali, divampati fra i due grandi lt~liani per la spedizione dei Mille e sopratutto per il problema dell'annessione del Regno delle due Sicilie. Garibaldi era un eroe ; ma del Cavour, specie rispetto ali' esercito garibaldino, che era stato sciolto, e chiedeva che i suoi uffi- • ciali fossero accolti nell'esercito nazionale. Indub- , biamente la commissione di cernita era stata · severa verso certi ufficiali, cosicchè molti, e non i migliori, si- lamentavano e chiedevano di essere accolti nell'esercito nazionale. Garibaldi si era sentito toccato nel suo amor proprio. Il 18 Aprile presentò alla Camera un 'interpellanza sulla politi- ·' ca e il contegno tenuto dal Governo verso i suoi ufficiali e data l'esasperazione dell'animo suo disse cose indubbiamente molto gravi ; anche perchè irritato dal discorso del ministro della guerra, Manfredo Fanti, che si voleva geloso nemico dell 'esercito garibaldino. Garibaldi fu calmissima da primo; ma poi uscì in queste frasi: « Dovendo parlare dell'arma- · ta meridi9nale io dovrei anzitutto narrare dei fatti ben curiosi ; i prodigi da essa operati furono offuscati solamente, quando la fredda e nemica mano di questo ministero faceva sentire i suoi effetti malefici. Quando per l'amore di una guerra fraticida provocata· da questo stesso Ministero. » A questo punto successe un clamore e un'agitazione violenta ; il Cavour insorse, e disse che tutto quanto Garibaldi aveva affermato non era vero. Allora la Camera non era avvezza al linguaggio · da ta- · si lasciava dominare dal suo contorno ; il Cavour verna divenuto poi abituale; cosicchè questa sceera un grande uomo di stato, ma aveva attorno a sè chi soffiava nel fuoco delle passioni politiche e mirava ad eccitarlo contro Garibaldi. Lasciamo i nomi ; ma non posso tacere del La Farina, un . . siciliano che era st~to trattàto · molto male da Garibaldi ed espulso dall'isola come un malfattore. L'opera di alcuni amici del Cavour ,e di Gari- . baldi non fece che attirare i rancori ; sebbene le ragioni. del dissidio non fossero personali, sibbene dipendessero dalla diversità del temperamento e ' delle idee politiche, e specialmente dal fatto che il Cavour era uno squisit-o e altissimo statista ; Garibaldi un grande ed eroico condottiero e basta. Mentre nell'Ap.rile alla Camera dei deputati si discuteva, Garibaldi rimproverò l'atteggiamento ibl1oteca Gir10Bianco na produsse enorm~ impressione. Se il Cavour avesse risposto sotto l'impulso dell'ira, che gli avevano acceso quelle accuse, la cosa non si sarebbe limitata a un episodio passeggero e avrebbe ·por- ~ . tato delle conseguenze gravi nella politica italiana ; .ma il presidente sospese la seduta. Quando questa fu ripresa, un ·garibaldino dei più eroici e tenuto in grande considerazione, Nino Bixio, con· parola accorata, velata dalle lacrime disse : « Ho una famiglia che adoro, e darei la , mia famiglia, la mia persona, il ~iorno che vedessi questi uomini e quelli che, come il Rattazzi, hanno diretto il movimento italiano, stringersi la mano. ' Per l'amor di Dio, non pensiamo che ad una cosa. Il paese nostro non è ancora compatto ; queste di- '
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