Vita Nova - anno III - n. 4 - aprile 1927

BOLòCNÀ 103 chia quando questa si fosse mostrata incapace di arrivare ali' unità nazionale. Il partito d'azione si fregiava del nome del1' eroe · più · popolare in Italia, di Giuseppe Garibaldi. Questi non faceva questioni di forma ; si era diviso dal Mazzini per ragioni non tanto teoriche, quanto personali, fino dal 1849 ; sebbene - gran lunga era più forte in Italia, era il moderato, la cui importanza proveniva in gran parte dall'uomo di genio che lo impersonava ; da Camillo. Cavour. Questo partito considerando che -ormai si era .costituito uno Stato nazionale italiano, non riteneva lecito a nessuno, si chiamasse pur'anco Giuseppe Garibaldi, di fare opera contraria a quelle che offeso o sdegnato dalla politica cavouriana special- . erano le fondamentali direttive del Governo. Quemente nel 1860 pur tuttavia, uomo pratico, comprese benissimo che occorreva sacrificare le preferenze repubblicane per conseguire la sospirata unità. Però egli, d'accordo in questo col Mazzini e co• suoi seguaci, riteneva che, per affrettare l'unità nazionale, fosse lecito iniziare dei movimenti anche contro la volontà del Governo del nuovo Regno ; e poi, misurando il buon volere e l'energia del popolo italiano dalla propria, gli pareva possibile sfidare impunemente l'Austria, e al tempo stesso la Francia. Questo sogno eroico, meraviglioso, dimostra che in quel periodo del Risorgimento son vissuti uomini di sentimenti generosissimi, che hanno anticipato l'essenza di ci_òche è oggi il grande movimento fascista ; ma allora i tempi erano molto più immaturi di quelli di adesso. Abbiamo già visto quale era la ferma idea di Garibaldi nel 1860 : di andare a Roma e di proclamare dal Campidoglio Vittorio Emanuele Re d'Italia; Questo non avvenne per l'energia del C_avour, che con l'in- . vasione della Marca e dell'Umbria -sottentrando ali' esercito garibaldino, glielo impedì. Il gruppo democratico progressista, che non aveva una fisonomia sua propria spiccata, faceva ' capo al Rattazzi, che fino al 1858 non s'era apertamente staccato dal Cavour, dal quale si separò nel 1859. Il Rattazzi cercava di costituire una corrente da opporsi a quella cavouriana, ma, pur essendo un ottimo avvocato, aveva una presunzione , molto superiore alla sua capacità, specialmente nel pescare in_una politica a doppio fondo ; e vedremo a suo tempo quali conseguenze ne derivarono. Il gruppo aveva una certa importanza almeno nell'ambito della Camera. Ma il partito, che nel carnpo Jazionale di ~~iblioteca Gi o • I CO sto era un primo punto di disaccordo. Inoltre, contrariamente all'illusione magnanima di Garibaldi, il Governo reputava che l'Italia, per completare la sua unità, avesse bisogno di attendere le oscillazioni della politica europea ; e che intanto dovesse rafforzare l'organismo dello Stato e preparare l'opinione pubblica alla completa o quasi unificazione politica. I Questo partito dominava indubbiamente la si- , tuazione, perchè aveva a capo il Cavour, che era circondato da uomini di alto valore, fra cui due emiliani : Mare<' Minghetti e Luigi Carlo Farini ; e il toscano Bettino Ricasoli. Che cosa pensava questo partito del completamento· della unità nazionale? Che bisognava attendere le occasioni propizie, e regolarsi secondo queste. Quindi fra questi partiti differenze sostanziali non e' erano, perchè tutti volevano completata l'unità nazionale ; ma· per il conseguimento dello scopo il metodo ha un valore straordinario, e in questo differivano: Mazzini credeva che, mediante l'insurrezione, si potesse ottenere l'unità; Garibaldi col fare immediatamente la guerra all'Austria; mentre .il partito moderato, di- ' retto dal Cavour, riteneva necessario attendere il momento opportuno e non compromettere quanto si· era conseguito di già. _ Quanto alla questione della Venezia e' erano minori difficoltà, perchè prima o poi ci si sarebbe arrivati coi mezzi pacifici o con la guerra, non appena l'Austria si trovasse impegnata con altre potenze ; e allora l'Italia si sarebbe alleata all'avversaria per strapparle la Venezia. La questione gravissima era quella romana, non per l'entità delle forze, che il Pontefice poteva opporre alle nostre, I ma per l'alta autorità morale e spirituale del pa- . I

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==