,. ~ ~ .r.. :,..,•,, ' • " .... -i • .... - ?fu t&R S I i ri 2C i )$ ·; 7 ' "'·'Jt la :dfs· a •<f S I 1 BOLòéNÀ - ---------- 97 chieste francesi, Napoleone III sollecitò il Cavour, perchè mantenesse la promessa di trattare col Re delle due Sicilie. Il Cavour nel 1859 avrebbe accettato volentieri quei patti; ora invece non avrebbe voluto trattare coh Francesco II, ma per ragioni diplomatiche non_ poteva rifiutare a Napoleone Ill di tentare un accordo ; . e quindi fece varie' proposte, la più ostica di tutte, che il Re rinunziasse . alla. Sicilia. In una lettera confidenziale si esprime ' molto spiritosamente : Gli aranci di Sicilia son . maturi e buoni a mangiarsi, e i maccheroni di Napoli saranno presto cotti ». Il· Governo borbonico, che aveva per mezzo del De Martino, ministro · degli esteri, risposto non potere rinunziare alla Sicilia, perchè questo sarebbe stato il disonore dello Stato, dopo la battaglia di Milazzo, si dichia~ava pronto ad abbandonare la Sicilia. E allora com'era possibile poter dire, senz' alti:o : Mi rifiuto di discutere ~ Così le trattative \ aggiunto un altro foglio che diceva : « Ora dopo avere scritto da Re, Vittorio Emanuele suggerisce di rispondere presso a poco in questo senso, che so già essere il suo ». E il Re consigliava quella risposta negativa che realmente Garibaldi poi spedi a Sua Maestà. · Il documento è stato rinvenuto, qualche anno fa, ·tra le carte del conte Giulio Litta-Modignani · che fu il latore della lettera a Garibaldi, ed è di pugno di Vittorio Emanuele. Qualcuno ha trovato perfino questo scappavia ridicolo per negare che il foglio fosse recapitato al generale, che il Cavour avrebbe trattenuto la lettera la quale per -ciò non sarebbe arrivata a destinazione. . t Stando le cose a ·questo ·modo, fra il 19. e il 20 agosto Garibaldi passò con le sue truppe lo stretto di Messina, senza incontrare dif~oltà, su due · bastimenti <love i soldati erano pigiati come acciughe nei barilotti, e approdò presso ·Melito. Da · furono intavolate mentre Vittorio Emanuele con la Reggio comiqciò la passeggiata trionfale, quasi, si sua lettera del 22 Luglio pregava Garibaldi di non , può dire, senza sparare un colpo di fucile, fino a ' passare lo stretto. Questo fu fatto per chiuder la bocca alla strepitant~ diplomazia europea, e anche perchè corrispondeva al desiderio sia del" Cavour, sia di Bettino .Ricasoli che insisteva, perchè Garibaldi non passasse lo stretto .finchè l'Italia meridionale non . fosse insorta. A tal fine a'adopravano del loro me- . glio per provocare. un'insurrezione a Napoli; e appunto per avere maggior agio di attuare così fatto tentativo fu ordinato al Per,ano· di darsi attorno per ritardare il passaggio dello stretto delle forze garibaldine. La lettera di Vittorio Emanuele, fu molto biasimata, sopratutto dal Ricasoli, il quale ebbe a dire che, se essa era dettata da necessità diplomatica, innalzava però troppo Garibaldi a detrimento del ~~narca : egli avrebbe preferito movere addirittura guerra a Franceaco Il. Il Cavour dissentiva ; ma il dissenso più che sostanziale era formale. Oggi è documentato che la caratteristica let- . . tera di Vittorio Emanuele del 22 luglio non fu , l'unico scritto rec;apitatoal Generale, poichè v• era Bjblioteca ·Gin anco Napoli. L• eserc: to borbonico era ~n sfacelo, i soldati credevano di essere stati traditi, gli ufficiali sospettati non erano obbediti ; a S. Giovanni il generale Briganti si arrendeva con 9 mila uomini I ' Garibaldi con un'audacia straordinaria andò direttamente a Napoli, dove entrò il 7 Settembre, ac .. colto con entusiasmo dalla popolazione. Ad accoglierlo vi era primo Liborio Romano, che fino al giorno innanzi era sta~o ministro di Francesco Il. ' Il giorno precedente il Re aveva lasciato Napoli desolato e sbigottito per lo sfacelo, che vedeva attorno a sè, dell'esercito e. della flotta, che e~a passata agli ordinj del Persano ; e gli uomini dell'alta burocrazia e gli stessi suoi ministri lo ave- · vano abbandonato. Eppure egli non aveva che la · colpa d'esser debole e la sventura di avere una ristretta intelligenza; ma gli toc_cava di scontare le colpe grandi. dei suoi antecessori e specialmente quelle del padre. Quando giunse con la moglie e pochi fidi a Gaeta, lo scolopio Borelli, a lui aff ezionatissimo vedendolo ·così smarr_ito e piangente lo consolò con queate parole. « V oatra maestà non si ' . , • ·•
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