Vita Nova - anno III - n. 4 - aprile 1927

I • I itti BÒLÒGNÀ 89 gli Italiani lo considerarono un traditore; e, appena partito, nelle vetrine dei negozi, dove troneggiava la sua immagine, fu posto il ritratto di Felice Orsini. È vero che, per i preliminari di pace, il gran• duca di Toscana, il duca di Modena e il papa avrebbero dovuto riacquistare quanto avevano perduto. {que!to era il punto grave) ; ma le cose andarono ben diversamente. Il perchè si comprende facilmente, quando si rifletta che la classe dirigente si comportò meravigliosamente; tanto nell'Emilia quanto nella Toscana. In ~Toscana il moto nazionale si. restrinse alla città di Firenze, il 27 Aprile del • 1859. La rivoluzione ·avvenne senza spargimento di sangue ; anzi un umorista ebbe a dire che fra mezzogiorno e il tocco la rivoluzione era andata ;I pacificamente a desinare. Essa non fu che una semplice dimostrazion~, ma così unanime, e, con l'accordo perfino ·dei gendarmi e dell'esercitC:l, che il gran~uca non pote resistere e se n•andò via~ Chi aveva preparato la rivoluzione fiorentina, tranquillamente seguita ,dal resto della Toscana ~ Il · piccolo gruppo della società nazionale italiana con a capo il marchese Ferdinando Bartolommei ; una - mano di mazziniani, che si rannodava sopratutto att~rno a un popolano, il fornaio Dol6, di Firenze; vi contribuì poi l'accordo di molti ufficiali dell' esercito toscano,_ e la nessuna opposizione degli altri. Il Cavour desiderava che in Firenze succedesse qualcosa che mostrasse come il sentimento nazionale aveva varcato l'Appennino ; e aveva insistito specialmente con Carlo Boncompagni, ministro del Re di Sardegna in Firenze, perchè affiatasse fra loro i rivoluzionari, e li dirigesse. Il Boncompagni dapprima non voleva fare questa doppia parte di rappresentante della Sardegna presso il granduca e di rivoluzionario e il Cavour gli scrisse scherzosaniente dicendogli che aveva ragione, perchè egli poteva per la patria perdere l'anima sua, ma non pretendere di trascinar seco sulla via della perdizione le anime dei suoi amici ; venisse perciò a Torino per conferire sulla politica piemontése. Reduce da Torino nel marzo egli 1i adope.rò per collegare i diversi elementi rivoluzionari, pur rimanendo rappresentante del Regno di Sardegna in Firenze. · 11 Cavour volle fosse presentato un ultimatum al granduca affinchè seguisse la politica del Piemonte partecipando alla lotta contro l'Austria, e accettando d'introdurre quegl'ordinamenti politici che sarebbero 611ati alla fine della guerra ; e intanto abdicasse in favore del proprio figlio F rdina~do, Queste con• Bib ioteca • I dizioni erano gravi specialmente l'ultima ; e, quando un uomo della vecchia aristocrazia, il principe Don Neri Corsini, gliele presentò, il granduca prese un momento di tempo per riflettere ; e poi dinanzi al Corpo diplomatico gli dichiarò c~e : preferiva abbandonare lo Stato. Leopolclo . II, convinto della superiorità dell'Austria, dovè lusingarsi che avrebbe finito col ritornare in Toscana, come nel 1849. La sera del 27 Aprile, usciva dal, Palazzo Pitti, s'avviò per Pratolino in Mugello e di lì per la Futa al confine emiliano; alle Fìligare, dove. gli ufficiali, che gli avevano fatto scorta d'onore, si congedarono. La sera stessa della partenza del granduca fu costituita una Giunta provvisoria col Perruzzi, il Danzini e il Malenchini, che immediatamente offrirono la dittatura a Vittorio Emanuele; ma egli / aècettò soltanto il protettorato per il tempo della guerra dando l'ufficio di suo ·commissario straordinario· a Carlo Bonc~mpagni, stato fino allora suo ministro plenipotenziario ; e questi il 1O maggio n~minò un ministero, presieduto da Bettino Ricasoli. Il 28 aprile a Massa e Carrara le truppe del duca di Modena furono cacciate, e l'avv. Vincenzo Giusti e Enrico Brizzolari assunsero il commissariato nelle due città, in nome di Vittorio Emanuele. Nell'Emilia per allora non si ebbe nessun movimento, perchè, secondo le istruzioni della Società nazionale, si attendeva si ritirassero prima le truppe austriache. Infatti, quando queste furono richiamate dal Giulay, l' 11 ~iugno, Bologna invitò a partire il legato pontificio, che immediatamente se n' andb;. dal 12 al 13 fu imitata da tutta la Romagna ; il ... giorno 11 partiva da Modena il duca F ranceaco V, come era partito il 9 la c-luchessa di Parma; e quindi d~I 9 _al 13 giugno l'Emilia si era liberata dai vecchi governi, sostituiti da c0mmissari straordinari; a Modena l'avv. Zini, surrogato, il 19, da Luigi Carlo F arini r<:>magnolo; a Parma fu mandato · Adeodato Pallieri; e a Bologna Massimo D'Azeglio. T ut.ti questi ~ommissari regi, conclusi i preliminari della pace di Villafranca, vennero richiamati dal ministero piemontese, Lamarmora - Rattazzi, che era stato nominato, dopo le dimissioni di Camillo Cavour. In Toscana Carlo Boncompagni, partendo lasciava tutta la somma dei poteri a Bettino Ricasoli, presidente del consiglio dei ministri ; a Modena Luigi Carlo F arini si faceva riconoscere, deposti i suoi poteri di commissario di Vittorio E'1tanuele, .. • I r ..

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