Vita Nova - anno III - n. 4 - aprile 1927

I UNIVERSITÀ FASCISTA - .,,. - di minacciare il fianco sinistro austriaco ; ma il 9 maggio egli si ritirò di là dalla Sesia, pigliando tra Mortara e Vercelli, una posizione d'osservazione,. Intanto Napoleone arrivava ad .Alessandria, dove si trovano circa 120 mila francesi. Ormai il con~ giungimento degli alleati era compiuto. 1 _ Il 20 Maggio a Montebello si ebbe la prima battaglia, che riuscì favorevole alle armi fra_nco-sarde ed inaugur.ò così la campagna sotto buoni auspici. Tre giorni dopo, Qiuseppe Garibaldi, che comanda va, come ho detto, i « Cacciatori delle Alpi » passava primo il Ticino, a Sesto Caleride, e dando prova d'audacia, arrivava a Brescia spingendosi fi~o al lago di Garda, e aprendo così la via al .grosso dell'esercito. Egli era accompagnato dal gio- . ' vane marchese lombardo, Emilio Visconti V enosta, quale commissario delle terre che sarebbero state occupate. . Intanto il Giulay, immaginando che gli alleati passando il Po presso Piacenza, mirassero al Mincio • per tagliargli la ritirata. nel qu~drilatero, concentrò la più gran parte delle sue truppe verso lo S~rivia ; ( . · e Napoleone III, dietro le spalle dei Piemontesi, . stesi sulla Sesia verso Vercelli, effettuava lo spo- . stamènto dell'esercito dal lato del Lago Maggiore. Per nascondere la conversione delle forze francesi, i Piemonte$i occuparono. Palestro insieme con Vinzaglio ~ Confienza ; donde il giorno dopo, ributtavano ·gli Austriaci, venuti a tentare di riprendere le posizioni perdute. Questi · sanguinosi combatti- . menti, costituenti quella che va, di solito, sotto il nome 'di battaglia di Palestro (30-31 ~maggio)furono gloriosi per l'esercito sardo. . Non fu più possibile disconoscere che tutto · il piano di guerra del Giulay era naufragato, nè si poteva,. o~mai pit· pretendere di mantenere la guerra sul suolo piemontese·. · , I vari movimenti,· fatti dalle truppe piemontesi e francesi, tendevano ad aggirare gli Austriaci ; quando il Giulay se ne avvide, passò il Ticino e raggruppò ·il grosso del suo esercito presso Magenta ; là dove nel 1849 era pervenuto Carlo Alberto, , allorchè gli giunse la notiza che il Radetzky aveva compiuto il movimento in senso inverso ; e fu proHrio colà che nel 1859 avvenne la prima battaglia 1 che ebbe una ver~ importanza strategica. Fino al .tardo pof!leriggio del 4 giugno la battaglia ·pendeva incerta, anzi ·piuttosto favorevole agli Austriaci ; I .Napoleone si trovava in una situazione difficile quando comparve il Mac Mahon con un corpo Biblioteca G·no Bianco d'armata ristorando le sorti del combattimento e · decidendo della vittoria. Il ·Mac-Mahon· ebbe sul campo il_ titolo di maresciallo. · • Gli Austriaci si ritirarono verso l'Adda .e il Mincio ; e il giorno dopo sgombrarono Milano in tanta fretta che abbandonarono armi e munizioni, feriti e malati e dimenticarono persino la cassa militare in Castello. La congregazione Municipale, alle due po,neridiane def 5 giugno, richiamava, con , un pubblico manifesto, in vigore l'atto di fusioné del maggio 1848, senza nessuna condizione : imitata dalle autorità comunali della città, che mano manof si trovavano libere dal dominio straniero. Questo fatto ha un notevole significato politico, perchè dimostra essersi compreso che le questioni teoriche non dovevano intralciare ciò che veriamente importava, l'unione cioè .immediata della Lom• bardia col Regno sardo, , Il decennio 1848-1849. non era dunque passato invano, ·se ormai non si pensava più alla costituente nè alla capitale· da portarsi in • Milano ; questioni che tanto avevano appassionato gli animi nel 1848. Tre giorni dopo entravano iri Milano i vincitori ; l'imperatore Napolepne Ili, e Vittori? Emanuele II. L'accoglienza della popolazione fu entusiastica, addirittura un. delirio, esplosione naturale dei sentimenti compressi nell'ultimo dicennio del duro giogo austriaco. , , L'8 giugno Napoleone III ·e, il 9, Vittorio Emanuele II pubblicarono due manifesti, intonati al .calore delle circostanze. Il manifesto imperiale vale la pena di ricordarlo per un'affermazione attribuitagli generalmente, che però non risponde a verità. Si vuole ripetere la celeberrima frase che « l'Italia sarebbe libera dalle Alpi all'Adriatico» attribuendola al proclama napoleonico dell'8 giugno; ma in realtà non vi si trova. L'origine dell'errore deve essere questa che -nel proclama di Vittorio Emanuele del 9 ~giugno si ~fferma che Napole~ne ci vuole liberare l'Italia dalle Alpi all'Adriatico; e in quello di Napoleone III ai Francesi del 3 maggio ~•è un'espressione · consimile che cioè ~ l'Italia ormai o sarà tutta del1' Austria, o libera dalle Alpi all'Adriat~co. >> Il silenzio su questo punto nel proclama dell'8 giugno non credo fosse casuale ; invero il W alew~hy s'era adoprato, affinchè l'imperatore togliesse l'accenno ali' Adriatico nel proclama del 3 maggio ai Francesi, osservandogli che quell'espressione· avrebbe inquie-

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