Vita Nova - anno III - n. 3 - marzo 1927

UNIVERSITÀ FASCISTA stra realtà vera e profonda, in cui e per cui possiamo far sentire. la nostra voce, che è la stessa voce dell'universalità. Ecco la ragione che spinge Aristotele a porre con molta nettezza e profondità la concezione dello Stato come sufficiente a se stesso. Il priQcipio dell'autarchia come la caratteristica essenziale dello Stato non pe~mette che questo possa comunque concepirsi come un fatto o una convenzione, o una combinazione di elementi giustaposti, bensì come vero atto e in quanto atto esso non tramonta mai, finchè c'è una umanità. Senza dire che il principio d'autarchia implica questo alto concetto, che lo Stato è vero Stato in quanto si dimostra l'unico dominatore della rea]tà umana. Il che non vuoi significare che lo Stato debba essere una specie di mostro che nella sua necessità distrugga le individualità e quindi s'impong~ a noi senza che noi ci sappiamo presenti . , 1n esso. Aristotele a suo modo, cioè grecamente, non esige la distruzione dell'individuo, benchè egli non si sia sollevato al concetto affatto moderno della presenzialità dello spirito nello Stato, e quindi almeno ha un certo sospetto dell'universalità concreta " rappresentata dallo St~to. Onde Aristotele prende una posizione decisiva contro i sofisti che possono definirsi sotto un certo rispetto i precursori delle teorie politiche dei giusnaturalisti _che sboccarono nella concezicne politica di G. G. Rosseau. Parlando di essi egli così si esprime : « Vi sono taluni che pretendono' che il potere del ~adrone è contro natura, che la legge sola rende gli uomini liberi o sclùavi, ma che la natura non pone nessuna di(ferenza fra essi, e che per conseguenza la schiavitù è iniqua perchè l'ha prodotta la violenza ». · · Sicchè i sofisti si fondavano sopra la vecchia distinzione fra la natura da un lato, e la legge o la convenzione dall'altro e di questi due principi essi si servivano per giustificare le idee più ardite e più false e anche quelle che si riferivano alla conservazione sociale. Gli è che la sofistica postulava una natura mitica, perchè uniforme, permanente, e perciò perfettamente uguale in tutti, laddove noi avvertiamo che nell'identità della natura c•è qualcosa • Bibl.OtecaGino • 1anco che pone continuamente la differenza e che è il principio della libertà. l...a natura come natura è una finzione : ciò che realmente esiste è quello che noi facciamo. In altri termini, la natura come indistinta è opaca, non ha coscienza di sè. Ben altra è la natura a cui si appellava Aristotele per combattere i sofisti, che tendevano alla distruzione della società costituita o fatta. La natura per lui è identica ma è anche differente. Pure da questo concetto egli fu lontano dal trarre tutte le conseguenze, e mentre da un lato, mediante esso, pone il diritto di proprietà, dall'altro giustifica l'istituto della schiavitù. La proprietà è necessarìa a soddisfare certi bisogni, ma è inutile, secondo lui, senza strumenti viventi e non viventi. Fra i primi è appunto lo schiavo che pur essendo uomo appartiene ad un altro: egli è l'uomo di un altro uomo Che è una necessità, la quale deriva dalla stessa natura, perchè questa appunto esige l'unione dell'autorità e dell'obbedienza e çhe gli uomini più perfetti comandino ai meno perfetti come l'anima comanda al corpo. Onde gli schìavi non si fanno, ma sono per natura, tanto vero che la conformazione degli uomini liberi è diversa da quella degli schiavi, sebbene, ed Aristotele lo riconosce, talora avvenga il contrario. T ulto ciò non può stupire se si eensa che ad Aristotele, come per altro a tutti i greci, mancò il concetto vero della personalità umana. Ma a parte q ,Jesta teoria della schiavitù, Aristotele rimane il più grande politico della antichità, anzi egli si può dire l\niziatore vero dell'economia politica, che è la base prima su cui si erge l• edificio statale. Perciò i suoi concetti sulla proprietà conservano tutt'ora un interesse scientifico. Giacchè egli non solo parla dei modi legittimi della proprietà che sono tre : la legge, l'agricoltura e il bottino, ma ha anche una teoria fondata sul valore d'uso e valore di ricambio. Ecco perchè noi, pocanzi abbiam detto,- che Aristotele inizia l'economia politica, su cui ai nostri fini non giova sofferinarci Piuttosto cerchiamo di approfondire la sua concezione politica.

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