Vita Nova - anno II - n. 12 - dicembre 1926

.,. J BOLOGNA 57 z i9ni nei colonizzatori francesi i quali vogliono riunire tutta la loro Africa settentrionale coi- paesi sudanesi, e per il Sahara, che rappresenta una h arriera fra l'Africa settentrionale e quella centrale, hann~ già fatto il tentativo di attraversarlo con le automobili, e il tentativo è riuscito ma non essendo economicamente facile non si è diffuso. Intanto si parla di costruire una ferrovia attraverso al deserto e si finirà col farla, perchè alle possibilità di sfruttamento non è posto limite da parte dei progettisti francesi e il -concorso reale dei loro dirigenti non manca. Quello che manca al popolo francese, ed è come il tarlo per la ·sua vita, è la mancanza di . natività; è una nazione che non fa più figli. Per l'avvenire coloniale, per· giungere ad avere una Francia non negra ma di cittadini francesi per spirito e per cultura, ci troviamo di fronte a questa colossale deficienza I Mentre pensiamo a questo segno pessjmo, che demograficamente la Francia è sempre allo stesso punto, che la sua popolazione non aumenta, che i suoi cittadini non vogliono emigrare ; qui in Italia invece la popolazione ~resce di 400 mila abitanti ogni anno e fino ad un certo punto vi è la possibilità di avviarne una parte ali' agricoltura. Ma il problema di poter collocare questa mano d'opera è 'davve~o impressionante, perchè all'estero hanno paura dell'attività degli re a Il'opera degli italiani, in Tunisia vi sono l 00 mila italiani coloni mentre di francesi ve ne sono assai meno, e la grande massa di italiani stabilita da decenni la Francia deve attirarla a sè per. · creare una società nuova che si aggiunga alla sua patria : questo dobbiam9 comprendere perchè è un problema che riguarda per la Francia la sua sorte • avvenire. • Abbiamo prospettato, nel , campo delle com- .petizioni coloniali, l'attrito ·che vi può essere fra · le due potenze. Se la· politica sarà abile e intelligente, se, da ambo le parti vi sarà spirito · di conciliazione, da parte no'stra la protezione dei nostri figli e la Francia riconosca quelli che sono gli interessi palpitanti della nostra politica coloniale • noi, che siamo impiantati in -t~rritorio contiguo con . problemi di sfruttamento analoghi, non avremo che da imparéµ"e da· essa il modo di legiferare di fr(!nte agi 'indigeni, il modo di fissare le sabbie, di trarre dal sottosuolo l'acqua coi pozzi migliorando così i terreni oggi desertici, e via dicendo. Il contatto di popolazioni della stes-5arazza, della stessa religione, di f r~nte agli stessi problemi. sarà una ragione per rinsaldare i buoni rapporti. L'esperienza fatta dalla Francia nel paese sarà preziosa per noi per la somma di rapporti, di lib'ri, I di studi sul problema della religione dei popoli sottomessi, per la distribuzione della proprietà, per italiani e non li vogliono. il modo di trattare gli indigeni, per conoscere la Questo problema in Francia non c'è, anzi forma della vita indigena pastorale;· e noi dobhiamancano le braccia per l'agricoltura e per i lavori mo trarne profitto. Così si sposano gli interessi edilizi e devono ricorrere alle braccia degli italia- francesi coi nostri in questo contatto continuo preni, dei belgi, degli spagnuoli. l\lelle colonie. è an- sente e futuro, come ,per la Francia così per noi. che peggio: i francesi sono pochi, e non escono . Ed è per questo che l'avere trattato delle colonie v~lentieri dai confini della loro patria I Questa francesi può avere per tutti un interesse abhastan- 1 grande creazione nel Mediterraneo è veramente ammirabile, ma in essa vediamo •il punto difettoso, il bisogno di forze nuove. L'Algeria deve ricorreI • • I 1 neo I• za rande, mentre domani dovremo sentire una voce più autorevole che dirà, nel giorno natale di R~ma, quelli che siano i problemi coloniali nostri. • I ,. I

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