Vita Nova - anno II - n. 12 - dicembre 1926

54 con ricchezze nuove, sebbene non del tutto nuove perchè nell'Africa nera, nel Senegal, ·ave·vano già messo il piede fino dai tempi di Luigi XIV. Il grosso stato coloniale di oggi data dal secolo XIX. Nel 1830 le. truppe francesi sbarcarono in Algeri per punire i sovranetti delle coste d'Africa, i gruppi di pirati che avevano molte volte impedito il commercio regolare nel Mediterraneo. La monarchia francese, risorta dopo la fine dell'impero napoleonico, cercava delle gesta brillanti per riprendere l'aureola di. nazione guerresca. Dopo quello s!.>arcoin Algeri si accrebbe il suo impero n~ll'Africa settentrionale con un gioiello di altre colonie mentre allargava il suo dominio nell'Africa equatoriale prima, poi nell' lndo--Cina. Le colonie che ci interessano ·di più sono quelle mediterranee dell'Africa. La storia del loro sviluppo è presto riassunta, ma vi sono due fasi : · la prima in cui la Francia ebbe a sostenere lotte continue e sanguinosissime, fino a 50 anni fa mostrando di essere una inabile nazione colonizzatrice spargendo continuamente sangue contro gli indigeni che le erano ostili e di cui essa non riusciva ad avere ragione, fa seconda, in cui, avendo molto i in parato dalla dura esperienza, ha modificato d'assai i metodi. della sua politica. africana, così da tutto ciò che essa ha fatto negli ultimi decenni appare veramente ammirabile. Oggi si può dare alla Francia colonizzatrice una ·lode completa, e noi dobbiamo da lei imparare e imitarla in ciò che di bene ha saputo fare. Esaminando .quest'impero coloniale, possiamo sbrigarci per quanto riguarda le colonie asiatiche perchè in esse la Francia trovò paesi e città già vastamente popolati e con vecchia, vecchissima civiltà : terre da sfruttare per le materie prime, non terre da servire comunque a colonizzazione da parte di elementi francesi. Nell'Africa, nella paFte tropicale, si è creduto per un certo tempo che l'europeo non potesse adattarsi e vivere, ma in questa materia il concetto •è cambiato ; non è vero che il bianco non vi possa vivere poichè, per quanto si tratti di eccezioni piuttosto che di regola, Biblioteca Gino Bianco· . di individui isolati che, osservando certe regole igieniche, possono vivere anche nei paesi delle grandi piogge e dei grandi calori non ostante le febbri e le altre malattie, ad ogni modo c'è la possibilità per la Francia di mandare in quelle sue colonie tutti i funzionari dirigenti necessari. Certo che non vi è possibilità di emigrazione in grossi nuclei in quei paesi c~e piuttosto sono destinati a rimanere abitati dai negri. Ma la Francia si è impiantata laggiù con lo scopo che hanno avuto le altre potenze nell'occupare dei territori tropicali, quello cioè di poter ricavare le materie prime per tenere le industrie sviluppate nel territorio della madre patria, alla quale occorre continuamente portare le materie indispensabili e quindi è meglio cercarsele in terra propria che domandarle ad altra gente, a mercati stranieri. Anche in Francia è prevalso questo criterio sopra tutto dopo le disastrose conseguenze della guerra con la Germania nel 1870. Negli anni successivi per opera di Gambetta e di Ferry si bandì quel nuovo verbo che le perdite subite si dovevano sanare per mezzo delle colonie. In questo modo la Francia ebbe una spinta maggiore per acquistare territori anche nel cuore dell'Africa e nell'Africa insulare. Anche qui i pionieri furono spesso italiani, di cui citerò il friulano Savorgnan di Brazzà, il Gallieni che fu governatore e primo valorizzatore del Madagascar (e poi il salvatore di Parigi, che salvò durante la grande guerra con la nota manovra decisiva della vittoria della Marna.) In queste colonie si operò con una politica di messa 1· n valore del terreno con tentativi sperimentali cercando di ottenere prodotti da potern~ ricavare profitto mediante un lavoro ·lento di adattamento per l'indigeno e di penetrazione europea. Fu fatta l'opera di migliorare l'indigeno fisicamente ed economicamente per renderlo efficace strumento di lavoro, coopei'atore ed ausiliario degli europei i quali non possono essere che elementi , dirigenti. • Relativamente i negri sudanesi che sono tra i più evoluti dell'Africa apprezzano i . Francesi, •

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